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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

“Difendiamo il mare”

Una spedizione di ricerca lungo il Mare Adriatico a cura dell’Associazione ambientalista “Greenpeace Italia”

Greenpeace denuncia l’inquinamento dei nostri mari: reti, tubolari e resti di piccole plastiche invadono in particolare l’Adriatico, all’altezza del Gargano. “Ci siamo imbattuti di fronte ad uno scenario preoccupante con enormi quantità di rifiuti - ha dichiarato il dottor Giuseppe Ungherese, responsabile della Associazione. Analisi preliminari  indicano che sui fondali dell’Adriatico, le maggiori densità di rifiuti si riscontrano negli ambienti costieri ed entro i 30 metri di profondità. Il recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso è una occasione per iniziare a ridurne da subito l’impiego.

Sono stati rilevati picchi di contaminazione nella zona della laguna di Lesina e Varano, proprio in questa area dell’Adriatico, dove a causa della corrente marina caratterizzata da un grande vortice in senso antiorario dai Balcani verso l’Italia, l’inquinamento da plastica è particolarmente rilevante. Si tratta soprattutto di rifiuti riconducibili all’attività della pesca che insieme alla plastica monouso fanno da padrone, non solo nelle acque, ma anche sulle spiagge”.

Lo scopo della spedizione di ricerca “Difendiamo il mare”, alla sua quarta edizione,  partita lo scorso 22  giugno da Ancona, per tre settimane, lungo il mare Adriatico centro-meridionale è di valutare la presenza e la distribuzione delle microplastiche (le piccole particelle di plastica invisibili all’occhio umano) nella colonna d’acqua, a differenti profondità e negli organismi marini che vengono pescati e finiscono sul banco del pesce. I risultati permetteranno di ampliare i dati già raccolti  in letteratura scientifica, arricchire il bagaglio di conoscenze disponibili e fornire informazioni ad Enti pubblici ed Aziende con l’obiettivo ultimo di individuare gli interventi necessari da attuare.

La spedizione scientifica  è organizzata in collaborazione con la Fondazione Exodus di Don Antonio Mazzi che mette a disposizione la barca a vela Bamboo.

Come evidenzia il Rapporto “Plastic Litterin  the Adriatic Basin”, a livello globale,  si stima che ogni anno finiscano nei mari  640mila tonnellate di reti ed altri attrezzi da pesca; circa il 10% di tutti i rifiuti in plastica dispersi in mare sono rappresentati da questi oggetti, una trappola mortale per tartarughe,uccelli marini e cetacei.

“La plastica che vediamo in mare è solo una minima parte perché oltre il 95% di questi materiali è sotto forma di microplastiche, particelle microscopiche, invisibili ad occhio nudo ingerite dagli organismi marini e in grado di indurre effetti subdoli e spesso difficili da diagnosticare” - ha affermato il professor Francesco Regoli, direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università delle Marche.

Una analisi effettuata lungo le coste italiane ha evidenziato che in Adriatico si registrano le maggiori densità. Dalla indagine emerge come i manufatti in plastica siano i più frequenti, principalmente: frammenti vari, bottiglie, contenitori, involucri, imballaggi, borse della spesa e polistirolo espanso.

“Difendiamo il mare”

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