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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

L’8 luglio si celebra la Giornata dedicata al Mar Mediterraneo

La Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo si celebra l’8 luglio di ogni anno per stimolare l’interesse delle comunità verso lo stato di salute di questo mare, i pericoli che corre a causa dell’inquinamento e della pesca  e  le strategie  attuabili  per preservarlo.

Nata nel 2014 con la collaborazione di Earth Day Italia e il supporto della Marina Militare Italiana, gli obiettivi della Giornata si possono ricondurre agli stessi dichiarati dalle Nazioni Unite, che nel 2017 hanno dato inizio all’Ocean decade. Questo programma decennale è stato sostenuto dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO e copre l’arco di tempo che va dal 2021 al 2030. Esso prevede il coinvolgimento di scienziati, Enti governativi, associazioni e imprese in un piano condiviso per la protezione degli oceani.

I mari sono indispensabili per garantire la vita sulla Terra: le acque regolano il clima del Pianeta, producono ossigeno, forniscono nutrimento e sono fonte di sussistenza per centinaia di milioni di esseri umani. Secondo gli esperti – i mari sono sottoposti all’impatto crescente delle attività umane e mostrano che la biodiversità è in forte diminuzione.

Il Mar Mediterraneo è un mare piccolo perché la sua superficie è solo l’1% sul totale della superficie oceanica.

Circa cinque milioni di anni fa, il Mediterraneo era una vallata profonda e secca che divideva tre continenti: Europa, Africa e Asia, fino a quando un cataclisma fece una breccia nel muro di contenimento dell’Oceano Atlantico ad ovest, verso l’odierna Gibilterra. In un processo durato moltissimi anni, una gigantesca cascata di acqua ha iniziato ad inondare l’intero bacino mediterraneo, facendo nascere un nuovo mare.

Il clima è influenzato dall’aria calda e secca proveniente dal Sahara, durante l’estate, creando temperature ideali per le vacanze e dall’aria più umida e fredda dall’Atlantico durante l’inverno.

Il mar Mediterraneo ha una superficie di 2.510.000 Km² ed una profondità media di 1.500 m; in alcuni punti i fondali marini sono particolarmente profondi, ad esempio a sud-ovest del Peloponneso, dove la profondità raggiunge 5.270 m.  La sua temperatura è costantemente alta durante tutto il corso dell’anno, sempre al di sopra di 13°C.

Nonostante le dimensioni ridotte, la biodiversità mediterranea è considerata uno scrigno del nostro Pianeta: ospita più di dodicimila specie marine e tra il 4 ed il 12% della biodiversità marina mondiale.

Gli organismi viventi nelle acque ed il loro habitat sono in pericolo a causa principalmente dell’inquinamento da acque reflue e dallo sfruttamento irrazionale delle risorse viventi.

Il mare italiano (per noi il Mediterraneo è il Mare Nostrum) accoglie nei propri fondali almeno il 70% dei rifiuti gettati nelle acque ed una considerevole quantità di essi è costituita da materiale plastico.

E’ un mare che subisce la pressione antropica di oltre 150 milioni di persone, le quali producono in media tra i 208 e i 760 Kg all’anno di rifiuti solidi pro capite. Il suo bacino raccoglie le acque di diversi fiumi provenienti da territori altamente popolati e portatori a loro volta, di inquinanti e di plastiche, come il Nilo, il Rodano e il Po.

IUCN, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (International Union for the Conservation of Nature), con sede in Svizzera, sostiene che la principale causa della dispersione  della plastica nel Mare Nostrum è la cattiva gestione  del ciclo dei rifiuti su terra ferma.  Ha calcolato che si accumulano nel Mediterraneo almeno 229mila tonnellate di plastica ogni anno, una quantità che potrebbe raddoppiare entro il 2040 se non saranno adottati i provvedimenti necessari. L’analisi dei frammenti dispersi nell’ambiente effettuata dagli scienziati evidenzia che l’inquinamento proviene soprattutto da: Egitto circa 74.000 tonnellate/anno; Italia circa 34.000 tonnellate/anno; Turchia con 24.000 tonnellate/anno.

Inoltre, continuano ad aumentare le microplastiche primarie, cioè sotto forma di piccole particelle. Il flusso delle microplastiche primarie nel Mediterraneo è stimato in 13.000 tonnellate/anno. La polvere di pneumatico è la più grande fonte con il 53%, i prodotti tessili il 33% e le microsfere nei cosmetici il 12%.

Di grande impatto per l’ecosistema marino mediterraneo sono: la pesca, l’utilizzo di prodotti chimici, la ricerca di combustibili fossili, i trasporti marittimi.

Una possibile strada per la soluzione ai problemi passa attraverso la consapevolezza delle persone e l’adozione di modelli di economia green che diventa blue economy se applicata al contesto marittimo.

L’Agenzia Nazionale del Turismo segnala l’esistenza di un numero crescente di spiagge no-smoke e plastic-free per un totale di 32 comuni interessati. Il primo traguardo è stato raggiunto dall’Italia nel 2016, quando il Sud della Sardegna ha ottenuto il riconoscimento come prima meta europea ecosostenibile.

L’8 luglio si celebra la Giornata dedicata al Mar Mediterraneo

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