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Venerdì, 26 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

La produzione più innovativa di idrogeno “verde” parte da microrganismi fotosintetici

Attualmente, l’80% della domanda di energia nel mondo è ancora proveniente dalle fonti fossili, ma l’individuazione di nuove fonti di energia pulita e rinnovabile e anche di nuovi vettori energetici, è diventata una priorità per tutti i Governi occidentali.

L’Idrogeno verde, primo elemento che si è formato subito dopo il “big bang”, è il vettore energetico su cui, l’Europa, con il Next Generation Eu sta puntando forte, e così il Governo italiano con una delle sei missioni del Recovery Plan per la quale ha stanziato 18,2 miliardi di euro sui 222 del Piano del Rilancio.

In particolare, sulla produzione di idrogeno green e specificatamente del bioidrogeno si stanno concentrando politiche, studi, ricerche ed investimenti economici. La produzione di bioidrogeno (molecolare), più innovativa, parte da microrganismi fotosintetici coltivati al Green Propulsion Laboratory di Fusina (Venezia) e approda alla Agenzia Spaziale Europea.

Si chiamano “batteri purpurei” esistono da miliardi di anni, vivono nell’acqua e al contrario di alghe e piante, la loro fotosintesi è particolare: non producono ossigeno, bensì idrogeno.

Il bioidrogeno si può produrre in vari modi: dalla dark fermentation di rifiuti organici, oppure da microalghe, batteri e altro. Rispetto alle ricerche in corso sulla produzione di idrogeno verde, il GP Lab Veritas di Venezia ha elaborato il progetto, Purple –B che vede coinvolti i batteri purpurei, immobilizzati in un gel trasparente all’interno di un bioreattore. Gli scienziati hanno osservato che questi microrganismi, intrappolati in una sorta di spugna translucida, in grado di trattenere anche minime quantità d’acqua, si riproducono in misura minore ed inoltre, le cellule hanno la capacità di mantenersi vitali per lungo tempo riuscendo ad utilizzare non solo la luce, ma anche le acque di scarico per produrre l’idrogeno. Con queste premesse - affermano gli esperti - la biotecnologia potrebbe funzionare anche nelle stazioni spaziali, dove l’assenza di gravità impedisce l’utilizzo di grossi volumi di acqua.

Purple - B è stato selezionato dalla Agenzia Spaziale Europea nel contesto di un impiego, sia terrestre che spaziale. Il bioidrogeno esiste già, ma un nuovo progetto studia di poterlo produrre meglio nell’ambito delle attività all’interno del “Green Deal europeo” (Patto verde europeo) che ha l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Il “GP Lab” lavora con le Università di Padova e Venezia per produrre sacchetti biodegradabili con materiali ottenuti dalla lavorazione dei fumi industriali.

La produzione più innovativa di idrogeno “verde” parte da microrganismi fotosintetici

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