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Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

“La salute mentale, un diritto umano universale”

Il tema della Giornata Mondiale della Salute mentale (World Mental Health, 10 ottobre 2023)

Il tema della Giornata Mondiale della Salute mentale (World Mental Health, 10 ottobre 2023)

Intervento del dottor Antonio Saginario, Dirigente Medico Psichiatra, presso il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria di Piacenza, professore di Psichiatria alla Università di Parma.

 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stabilisce che la salute è uno stato complessivo di benessere fisico, mentale e sociale ed in questo senso si riferisce anche alla salute mentale ed ha dichiarato che la diffusione del disagio psichico, nelle sue varie manifestazioni, negli ultimi anni,  ha colpito buona parte della popolazione.

Non ci può essere salute, senza salute mentale.

Secondo l’Alto Commissario per i diritti umani, la moderna concezione di salute mentale include uno stato di benessere emotivo/sociale buono e delle relazioni sane e non violente tra individui e gruppi, caratterizzate da fiducia reciproca, tolleranza e rispetto per la dignità di ogni persona.

Nel 2006, la Comunità Internazionale ha fornito un quadro più completo sul diritto alla salute mentale, con la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD: Convention on the Rights of Persons with Disabilities), il primo strumento giuridicamente vincolante che stabilisce degli standard internazionali ed impone obblighi precisi agli Stati per la protezione di persone con disabilità, definendole un gruppo vulnerabile.

Secondo l’OMS, i fattori determinanti della salute mentale e dei disturbi mentali, non derivano solamente da fattori endogeni dell’individuo, come la capacità personale di gestione dei propri pensieri ed emozioni, ma anche da fattori esogeni, quali il contesto culturale, sociale e politico. Per questo motivo, il ruolo degli Stati è essenziale per garantire lo standard di salute più alto possibile.

Dal World Mental Health Report 2022, risulta che i progressi in questi ultimi vent’anni sono stati lenti.

Oltre un miliardo di persone soffre di un disturbo mentale (il 52% sono donne) che corrisponde ad oltre il 14% del carico globale di disabilità, ma solo il 2% della spesa sanitaria è dedicata alla salute mentale. Il 3,8% della popolazione globale (280 milioni di persone) soffre di depressione, malattia che si prevede, sarà la più diffusa nel 2030.

La tendenza è quella di negare la fragilità psichica anche dove questa interessi momenti di difficoltà o malessere legato a fasi di vita o circostanze.

Per molti anni, la salute mentale è stata ritenuta un problema di pochi individui, non rilevante per la società civile. I pazienti non erano considerati come persone e le cure erano particolarmente disumane e degradanti. A partire dalla metà degli anni ’50 l’approccio divenne più umano, grazie alla introduzione degli psicofarmaci che avevano lo scopo di attenuare i sintomi più gravi e rendere più gestibili i momenti di crisi.                                                                 

Nei Paesi poveri vi è in media solo un operatore sanitario ogni centomila abitanti e questo corrisponde ad una copertura appena del 23% dei bisogni di cura nei paesi ad alto reddito e del 3% in quelli a basso reddito. Nel mondo, un decesso su 100 è causato dal suicidio che si verifica nel 58% dei casi in età giovanile e comunque prima dei 50 anni. Le barriere non sono solo costituite da una offerta povera, caratterizzata da cure non disponibili, non accessibili economicamente e di scarsa qualità. E’ drammatica la carenza di literacy, ossia di educazione sanitaria su questi temi, in una realtà dominata da pregiudizi e atteggiamenti preconcetti. In Nigeria, il 97% della popolazione crede nella pericolosità del malato mentale e l’88% ha paura di parlare con lui. Lo stigma, che si basa su stereotipi, paura e vergogna e che porta a violazione dei diritti, discriminazione ed esclusione sociale, continua a rappresentare uno dei più gravi impedimenti ad una buona salute mentale. Ci sono diverse ragioni per sostenere una salute mentale pubblica: la riduzione della disabilità nella popolazione ed il miglioramento della salute in generale, data la stretta correlazione tra disturbi mentali e malattie, quando agiscono in comorbidità. Le persone vanno coinvolte nel proprio progetto di cura, ma anche nei servizi e nella programmazione, valutazione, formazione ed erogazione, oltre che a livelli più generali, strategici e politici. Solo il 16% dei paesi ha dichiarato di avere dei meccanismi di coinvolgimento dell’utenza, mentre è chiara la necessità di una partnership tra chi gestisce ed eroga i servizi (professionisti) e chi li riceve (pazienti).

A partire da queste premesse basate su evidenze scientifiche e su informazioni e dati di varia natura, il Report pone le basi per una agenda del cambiamento atteso, riaffermando un impegno assunto a livello istituzionale ed infine tradotto in concreti investimenti.

Un sistema realmente integrato di salute mentale richiederebbe il passaggio da un concetto di consulenza individuale e centrata sul disagio, ad un modello di interventi sistemici e indirizzati alla comunità. Sarebbe necessario inserire la salute mentale nella assistenza sanitaria di base, fornendo assistenza sanitaria in ospedale e sviluppando servizi di salute mentale territoriale e indirizzati alla comunità.

Nonostante l’approccio si sia evoluto, le persone affette da disturbi mentali sono ancora oggi oggetto di profonde discriminazioni. La tutela della salute mentale resta ancora un tema raramente riconosciuto come importante. La sua salvaguardia deve avere una attenzione maggiore da parte della società e degli Stati, per garantire agli individui le migliori cure possibili.

“La salute mentale, un diritto umano universale”

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