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Venerdì, 26 Aprile 2024
Salute e medicina on line

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A cura di dottoressa Rosanna Cesena

Le malattie neurologiche tema centrale della settimana mondiale del cervello

In tutto il mondo è iniziato il 14 marzo, si svolgerà fino al giorno 20, la Brain Week, evento di sensibilizzazione dedicato “Le stagioni del Cervello” che quest’anno ha scelto come tema centrale le malattie neurologiche lungo tutto l’arco della vita, perché esse seguono lo sviluppo del sistema nervoso che continua ad evolvere e a cambiare durante l’esistenza, risentendo di influenze interne all’organismo (ormonali, metaboliche, endocrine) ed esterne (agenti infettivi, traumi anche psichici, stili di vita, abitudini alimentari, sostanze tossiche ambientali), che possono dare luogo a diverse patologie. Anche le manifestazioni cliniche della stessa malattia sono differenti secondo l’età della persona.

Le malattie neurologiche hanno un grosso impatto sulla popolazione; in Italia: 6 milioni di persone soffrono di emicrania, 12 milioni soffrono di disturbi del sonno e oltre 1.200.000 sono le persone affette da demenza, di cui 700.000 da Alzheimer; 800.000 sono i pazienti con conseguenze invalidanti dell’ictus, patologia che ogni anno fa registrare 180.000 nuovi casi e circa 400.000 persone con malattia di Parkinson.

Esistono anche forme di demenza giovanile YOD (Young Onset Dementia) che si possono manifestare già a 30 anni, talvolta legate a forme ereditarie di mutazioni genetiche, la cui diagnosi è complessa.

Ictus cerebrale

La ripresa funzionale nelle persone affette da ictus cerebri ha decorso più favorevole a 40 anni, piuttosto che a 70, sia perché nel giovane adulto i meccanismi di compenso e di recupero sono migliori, sia perché il tipo di ictus è diverso:emorragico nei giovani, ischemico negli anziani. Negli ultimi anni stanno aumentando i casi in giovane età per i comportamenti di abuso, sempre più diffusi, quali alcol e fumo, ma anche per sovrappeso a causa di scorrette abitudini alimentari e per situazioni stressanti.

L’ictus ischemico è dovuto ad ostruzione di un vaso sanguigno, nei più anziani, emorragico a rottura di un vaso sanguigno, nei più giovani. Per entrambi i tipi di ictus vale la stessa regola: time is brain, cioè il tempo è cervello, appena compaiono i primi sintomi, occorre intervenire perché i minuti sono d’oro (golden hours). I sintomi di allarme sono: difficoltà ad articolare le parole o a comprenderle, improvviso intorpidimento o debolezza dei muscoli del volto, del braccio o della gamba di un solo lato, offuscamento mentale e visivo, spesso da un solo occhio. E’ richiesto un accesso veloce al Pronto Soccorso, dove un trattamento di trombolisi fatto in tempo, spesso salva la vita.

La malattia di Parkinson

Nella malattia di Parkinson entrano in causa fattori di tipo genetico, tossico - ambientale, ormonale ed anche alimentare. Dopo la malattia di Alzheimer, quella di Parkinson è la patologia neurodegenerativa più diffusa, che in Italia, interessa circa 400.000 persone. Influiscono sullo sviluppo della malattia, sia caratteristiche genetiche (diversi geni coinvolti) che ambientali (come esposizioni ai pesticidi). L’età di esordio è solitamente 58-60 anni, ma ci sono forme che colpiscono geneticamente dopo gli 85 (3-5%). Il sistema nervoso ha una straordinaria capacità di adattamento, cioè di plasticità che si mantiene anche in età avanzata ed è per questo consigliato di tenere allenati la mente ed il corpo anche in tarda età. Con l’esercizio fisico e psichico ed una corretta alimentazione è infatti possibile contrastare e rallentare anche malattie da invecchiamento come quelle degenerative, compreso l’Alzheimer.

Nella malattia di Parkinson, con l’età si verificano fenomeni di degenerazione dei sistemi dopaminergici che regolano soprattutto il movimento. La malattia presenta tre sintomi cardinali:bradicinesia (rallentamento motorio), rigidità e tremore che portano ad instabilità posturale, associati ad altri segni non motori e cioè cognitivi, comportamentali, come depressione e calo dell’olfatto. Devono essere tenuti in considerazione anche altri segni (se non altrimenti giustificati): stipsi ostinata, iperidrosi (sudorazione profusa), sonno agitato (sindrome gambe senza riposo), dispepsia (difficoltà di digestione), ipotensione ortostatica (abbassamento della pressione quando ci si alza in piedi),deficit delle funzioni esecutive (incapacità nel portare a termine un compito) e la micrografia, cioè le dimensioni della grafia che continuano a ridursi.

Il tremore della malattia di Parkinson, che, inizialmente colpisce per lo più mani o piedi e nel 30% dei casi può anche mancare, è classicamente un tremore a riposo, cioè si riduce afferrando un oggetto, come un bicchiere.

C’è poi un tremore non collegato al Parkinson: il tremore essenziale che impedisce ad esempio di bere una tazzina di caffè senza rovesciarla. E’ un disturbo del movimento di cui soffre il 4% circa degli adulti dai 40 anni in su, ma anche in età inferiore, in soggetti ansiosi o depressi. Il tremore che colpisce in prevalenza donne tra 55 e 64 anni, potrebbe derivare da una eccessiva attività tiroidea (ipertiroidismo), Anche bere troppi caffè (più di 2 o 3 tazzine al giorno), la cioccolata, la coca-cola, bibite tipo gli energy drink che contengono caffeina, possono portare a manifestazioni di tremore.

Anche la nicotina contenuta nel fumo provoca tachicardia e può indurre tremore.

Molti farmaci possono causare tremore: anti-depressivi, anti-comiziali, antistaminici, anti-emicranici, anti-asmatici. Un tremore alle mani può essere causato anche da una carenza di vitamina B12, importante per l’integrità del sistema nervoso. L’ipoglicemia può provocare tremore perché gli zuccheri rappresentano la principale fonte energetica dei muscoli.

Fra le cause di tremore anche una rara patologia genetica: la malattia di Wilson che colpisce fra i 5 e 40 anni, in cui si verifica accumulo tossico di rame, soprattutto nel fegato; oltre al tremore provoca una serie di disturbi motori che interessano l’eloquio e la coordinazione dei movimenti. Un tumore benigno delle ghiandole surrenali, il feocromocitoma che può comparire tra i 20 e 40 anni determinando una eccessiva produzione di catecolamine (adrenalina e nor-adrenalina) e quindi ipertensione arteriosa, può causare tremore.

Le malattie neurologiche tema centrale della settimana mondiale del cervello

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