Il Comune dovrà recuperare 216 euro da Giuseppe Caruso
Si sa, la burocrazia è una brutta bestia. Specialmente quando c’è di mezzo un ente pubblico. Il Comune di Piacenza, in una determina, ha disposto che, a seguito delle dimissioni da presidente del Consiglio comunale di Giuseppe Caruso (per i noti fatti che hanno portato al suo arresto), l’ente non dovrà pagargli i 9.759 euro che, stando al bilancio, gli spettavano fino alla fine dell’anno (per un totale di quasi ventimila euro annui).
Il nuovo presidente, che lo ha sostituito, è il giovane Davide Garilli, della Lega: a lui andrà lo stipendio da circa 1600 euro netti (se si sceglie il “part time”, non essendo il ruolo così impegnativo come monte di ore di lavoro settimanali). Leggendo la determina del Comune si scopre però che l’ente dovrà andare a caccia di 216,87 euro. Questa è la cifra già liquidata a Caruso - quale quota dell'indennità di funzione - per il periodo dal 27 al 30 giugno di quest’anno. Ovvero per i quattro giorni in cui non ha ricoperto il ruolo di presidente nel mese di giugno, dopo il suo arresto avvenuto il 25 giugno scorso.
Insomma, Kafka fa capolino in Comune. Josef K. era impiegato di banca, Caruso delle Dogane. Poco cambia. Come nel celebre Processo, recuperare quei 216,87 euro rischia di far scivolare nell'assurdo un atto che dovrebbe essere compiuto nel giro di 5 minuti. Invece, accertamenti, timbri, verifiche, nulla osta, impiegati e capi ufficio al lavoro per uscire da un labirinto che, purtroppo, rappresenta ancora questa Italia. Forse sarà più facile, come richiesto da Stefano Cugini del Pd, rimuovere il nome di Caruso dall’albo storico dei presidenti dell’aula. Ma l'imbarazzo, quello, rimarrà.
Uccellacci e uccellini
" Il racconto della politica piacentina. Le voci e i commenti. Un piccolo spazio all'ombra del Gotico dove raccontare e commentare liberamente il senso dei fatti, i rumori e le polemiche provenienti dal ""Palazzo"", le maschere, le vanità e le debolezze della politica locale. Un punto d’osservazione per fermarsi un attimo e smettere di rincorrere l’annuncio dell’ultimo minuto. Un angolo dove osservare la partitocrazia locale che si confronta e discute, con i suoi mal di pancia interni, le sue ambizioni, i suoi sogni, mentre intorno compaiono i segni del collasso di una delle tante province d'Italia colpite da una crisi economica e, anche, di rappresentanza della gente che la popola "