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Sindacalisti arrestati

«Accuse false e pretestuose, procura e polizia vogliono distruggere la nostra organizzazione»

A poche ore dagli interrogatori di garanzia che hanno visto in tribunale i sindacalisti arrestati Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Aldo Milani e Bruno Scagnelli, arriva la nota ufficiale del Si Cobas

«I sindacalisti arrestati hanno dedicato la loro vita alla lotta per i diritti dei lavoratori di Piacenza e per ottenere le migliori condizioni economiche e normative e rispristinare la legalità nei magazzini, sacrificando il loro tempo, lavorando senza sosta sette giorni su sette, mai per proprio interesse, ma nell’interesse della classe operaia piacentina, che era abbandonata ormai da anni dalle istituzioni». Lo comunica in una nota ufficiale il sindacato di base a poche ore dagli interrogatori di garanzia che hanno visto in tribunale i sindacalisti arrestati Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini, Aldo Milani e Bruno Scagnelli e all’indomani della conferenza stampa in cui la procura e la polizia hanno comunicato gli esiti di un’indagine durata anni (LEGGI QUI).

«Solo grazie al Si Cobas e ai sindacati di base – prosegue il comunicato - i lavoratori hanno avuto un ripristino della legalità nei magazzini e una restituzione di dignità. Questo è un attacco strumentale basato su false dichiarazioni anche di soggetti pericolosi come anche l’ex cognato del coordinatore provinciale del Si Cobas di Piacenza, condannato per maltrattamenti in famiglia a un anno di reclusione, il quale ha dichiarato che il nostro coordinatore avrebbe diversi possedimenti patrimoniali, ottenute dalle attività sindacali, mentre nella realtà è possessore unicamente di un appartamento in Egitto, come qualunque cittadino». Su questo aspetto interviene però Paola Piccoli, avvocato difensore dell'ex cognato, sementendo categoricamente: «Tale circostanza - scrive in una nota che pubblichiamo - non risponde al vero in quanto il mio assistito, incensurato e ben lungi dall’essere persona pericolosa, non ha mai riportato condanne in tal senso. Il medesimo è attualmente imputato in un procedimento per maltrattamenti scaturito da una querela sporta dalla famiglia del signor Arafat. Il processo si trova alle battute iniziali, ben lungi quindi dall’essere definito con sentenza».

«L’ex cognato del nostro coordinatore provinciale dovrà assumersi le responsabilità delle proprie false dichiarazioni in quanto sarà nostro dovere denunciarlo per calunnia. I rimborsi spesa citati nei giornali  - dicono - sono tutte spese sostenute per le attività sindacale e per i lavoratori con i relativi prospetti giustificativi, nessun rimborso è mai stato erogato per scopi personali. Vengono inoltre citati importi relativi a delle conciliazioni che non sono altro che contributi che vengono comunemente richiesti da tutte le organizzazioni sindacali confederali e di base per sostenere le spese degli avvocati, dei consulenti del lavoro ed anche quelle dell’organizzazione per le laboriose e complesse attività di ricalcolo delle differenze retributive».

«Ancora una volta nessun importo viene mai usato per scopi o interessi personali. Nell’interrogatorio sono state affrontate e smontate tutte queste infondate e false accuse in quanto unicamente strumentali e pretestuose, aventi come unico obbiettivo, quello di un attacco frontale alle organizzazioni Si Cobas e Usb, in quanto tali organizzazioni hanno intrapreso battaglie politiche e sindacali che vanno in netto contrasto con l’attuale politica capitalistica».

«La procura e la questura di Piacenza  - sostengono - hanno iniziato una battaglia l’anno scorso con l’unico obbiettivo di distruggere la nostra organizzazione e di impedirle di svolgere l’attività sindacale. Non è un caso che venga presa in considerazione un’ulteriore denuncia di violenza fatta da un lavoratore della Nippon di Piacenza ai danni del nostro coordinatore provinciale, quel lavoratore stava facendo violenza nei confronti di una donna ed il nostro coordinatore è intervenuto unicamente per far in modo che smettesse di utilizzare tali atteggiamenti».

«Lui è stato contro denunciato, pero guarda caso alla nostra contro denuncia non è stato dato seguito in quanto è stata immediatamente archiviata dal pm, anche se il nostro legale ha presentato opposizione. Dai fatti sopra riportati, si evince come vengano utilizzati in modo strumentale e pretestuoso dalla procura e la questura di Piacenza i rimborsi spesa, le conciliazioni e dichiarazioni o denunce, di soggetti discutibili, addirittura con strumenti che violano la libertà la privacy, come fogli di via e delle multe o avvisi orali, per dimostrare che il nostro coordinatore provinciale di Piacenza è un soggetto violento e che utilizzerebbe lo strumento dello sciopero per arricchimento personale. La realtà  - concludono - è che vogliono solo distruggere il sindacalismo di base in quanto è l’unico che è riuscito a unire masse di lavoratori con l’unico scopo di ripristinare la legalità i diritti e la dignità. Comunichiamo fin da ora che nonostante tutti questi attacchi noi non ci arrendiamo e che tutta la classe operaia che rappresentiamo in modo unitario esprimerà attraverso manifestazioni e scioperi la loro rabbia e il loro dissenso fino a che non verrà fatta giustizia verso Aldo, Arafat, Bruno e Carlo e verso tutti gli altri sindacalisti coinvolti in questa farsa».

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