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Cronaca

Chiusura del presidio di polizia postale, i sindacati: «È uno scempio»

Ascoltati in commissione 1 i rappresentanti dei sindacati di polizia sulla possibile chiusura del presidio di polizia postale di Piacenza. «Questi tagli sono dettati da chi cerca visibilità e carriera» Chiesto l’aiuto dei parlamentari piacentini

È stata convocata nel tardo pomeriggio del 3 dicembre la commissione 1 – presieduta da Stefano Perrucci – per l’audizione con i rappresentanti sindacali della polizia. Al cento del dibattito, la chiusura del presidio di Piacenza della polizia postale. Al riguardo sono stati ascoltati Sandro Chiaravalloti del Siap, Ciro Passavanti del Sap, Rossella Dessi (Silp-Cgil), Paola Di Domenico (Cisp).

«Il patrimonio della polizia postale – ha spiegato Ciro Passavanti del Sap - non dovrebbe essere disperso in un colpo solo. Ci sono tagli trasversali sulla polizia di stato per 600 milioni di euro, circa 300 uffici scompaiono: 67/70 uffici riguardano la polizia postale. Si vogliono concentrare i servizi virtuali, overo quelli che non hanno contatti diretti con il cittadino. È mai possibile che abbiano pensato a livello ministeriale di cancellare vent’anni di formazione personale in un territorio? Ci sono denunce particolari che aumentano sempre di più, che non vengono prese in considerazione con questi tagli. Noi insistiamo verso il ministro Alfano e le strutture provinciali. Dobbiamo impegnarci in ambito locale, chiediamo sostegno a voi istituzioni. La polizia postale va salvaguardata, tutto ciò che serve a questo corpo è fornito da Poste italiane, la nostra sede era lì, il ministero dell’interno non doveva fornire niente al nostro servizio. È uno scempio, la chiusura del presidio di Piacenza è un atto che non si può accettare. Bisogna capire se parte tutto dalla politica del governo Renzi o da quella dei dipartimenti. Ci sono spesso collonelli e generali che non sanno più cosa inventare per avere visibilità».

«C’è una mancanza di uomini a causa dl blocco del turnover dal 2010 – ha rilevato Sandro Chiaravalloti del Siap - e allora si sta pensando di pescare a destra e sinistra uomini per controllare il territorio, visto che si commettono sempre più reati. La nostra paura è che, a chiudere gli uffici postali, si perdano le specializzazioni acquisite. Stiamo lottando affinchè questo non avvenga, ma siamo pronti a far sì che i colleghi che andranno in questura abbiano garanzie a continuare un lavoro importante. Ci sono i questori che spingono alla chiusura del presidio per scopi e visibilità personali, ormai la sicurezza è diventata di facciata. Il territorio virtuale di internet non è visibile, bisogna andare a scavare bene, ci vuole personale specializzato che deve sapersi muovere».

Chiaravalloti ha voluto spendere due parole anche per il presidio di polizia all’ospedale. «Stanno avvenendo delle cose impossibili e non c’è nessuno, era punto di riferimento per ammalati e deboli. Sono piccoli aspetti che non si vedono ma troppo importanti per una comunità». «Di notte – ha aggiunto Di Domenico  - girano solo due volanti, che devono coprire tutta la città: se capita un incidente stradale, devono occuparsi anche di quello». «L’età media si è alzata – è la sintesi dell’intervento di Rossella Dessi – ed è molto più difficile adesso dare risposte ai cittadini».

Al termine della seduta, tutti i consiglieri della commissione hanno incaricato la giunta di fare presente la situazione ai parlamentari piacentini, mentre è stata accolta in modo favorevole la richiesta di Marco Colosimo (Piacenza Viva) di incaricare il sindaco presso il ministero dell’Interno a reperire più risorse per la questura del capoluogo.

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