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Indagini delle Fiamme Gialle / Fiorenzuola d'Arda

«Gli avevo affidato i risparmi di una vita, è stato un brutto colpo: di loro ci fidavamo»

Prosegue il processo con rito ordinario che vede imputata un’intera famiglia di assicuratori di Fiorenzuola accusata di svariati reati. Le indagini delle Fiamme Gialle erano iniziate grazie alla denuncia di Allianz Group. In aula sfilano sedici testimoni ma ne saranno sentiti altrettanti nelle prossime udienze: «Non ce lo saremmo mai immaginato»

Centinaia di migliaia di euro spariti, assicurazioni stipulate in apparenza per Allianz, l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita avendo creato - secondo le accuse della procura - una gestione parallela per circa un decennio falsificando polizze e contratti, facendo credere ai clienti di essersi assicurati con la famosa compagnia. Prosegue il processo con rito ordinario che vede imputata un’intera famiglia di assicuratori: Maurizio Piccioni, Albertina Mori Pellegrini, i figli Filippo e Roberto. Sono difesi dagli avvocati Antonino Rossi, Emanuele Solari, Giancarlo Ascanio (foro di Roma) e Patrizia Picciotti. Davanti al collegio giudicante presieduto da Stefano Brusati (a latere Camilla Milani e Stefano Rago) nella giornata del 24 febbraio sono stati sentiti sedici testi dell’accusa (pm Daniela Di Girolamo) - ma ne mancano da sentire altrettanti - che hanno raccontato quanti soldi hanno dato ai Piccioni e di come hanno scoperto la presunta truffa nei loro confronti. In totale sono una quarantina le persone coinvolte e in molti casi si tratta di interi nuclei famigliari del Piacentino. Molte delle persone che hanno denunciato di essere state raggirate, sono già state risarcite dall’assicurazione, a sua volta parte offesa, mentre in aula erano presenti gli avvocati di alcune delle poche parti civili rimaste (e non ancora risarcite) rappresentate dagli avvocati Annalisa Cervini, Mauro Pontini (oggi sostituit dalla collega Gaia Gagliardi), Ilaria Zedda, e un legale di Allianz. E fu proprio la denuncia della compagnia Allianz Group per la quale la famiglia gestiva una filiale a Fiorenzuola, filiale oggi gestita da persone totalmente estranee ai fatti, a dare l'abbrivio alle indagini delle Fiamme Gialle, coordinati allora dal sostituto procuratore Roberto Fontana. Gli accertamenti erano iniziati nel 2015 dopo la denuncia dell'Allianz Spa nei confronti della sub-agenzia nella quale aveva evidenziato una serie di rilevanti anomalie emerse in seguito ad un'ispezione interna e il mandato era stato immediatamente loro revocato.  Nelle carte dell’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, si parlava di 3 milioni e mezzo di euro. Secondo le accuse, le presunte truffe e appropriazioni, sarebbero avvenute dal 2010. Alcuni ignari cittadini hanno sottoscritto polizze vita per importi che andavano da 10mila a mila euro, ma nel 2014 ne venne stipulata una di oltre 420mila euro. Tutto denaro che, per la procura, non sarebbe finito alla Allianz, ma nei conti degli imputati, lasciando privi i clienti delle coperture.  Svariati i modi – stando alle accuse – con i quali gli assicuratori avrebbero agito. A volte – si sostiene - non avrebbero versato nelle polizze tutti i soldi che venivano consegnati loro, altre non sarebbero state accese, in altri casi ancora sarebbero stati premi all’insaputa di alcuni clienti. I quali non avrebbero ricevuto la corrispondenza perché sarebbe stata spostata la domiciliazione alla sede dell’agenzia.  Sentiti il 24 febbraio anche due subagenti a loro volta truffati - secondo l’accusa - per 230mila e 172mila euro. Nei racconti dei testi il filo rosso è il medesimo: «Ci fidavamo, li conoscevamo da tanti anni. Siamo rimasi allibiti, basiti» e ancora: «Avevano la nostra piena fiducia. Non ce lo saremmo mai immaginato»; «Si è sempre comportato correttamente, insomma dava proprio l’idea di una persona di cui ci si poteva fidare»; «è stata una vicenda dolorosa, un colpo che non ci aspettavamo»; «Gli avevo affidato i risparmi di una vita».  C’è chi ha dato “solo” 10mila euro, ma c’è anche chi ne ha consegnati anche più di 400mila, nel mezzo polizze da 60mila, 20mila, etc. I testi hanno raccontato di come anche siano riusciti o con una causa civile o con una mediazione a recuperare quasi tutto il perduto. Stessa fortuna non ha avuto chi ha pagato spesso i Piccioni in contanti: i soldi non sono tracciati e mancherebbe una documentazione. E’ il caso di due fratelli che avevano un negozio: «Era normale avere contanti in cassa, ma l’assicuratore ci rilasciava sempre una ricevuta e diceva che i nostri soldi erano in una botte di ferro. La nostra causa con Allianz è ancora in corso». Altri invece consegnavano assegni e sono venuti a sapere che qualcosa non andava in svariate circostanze, tra le quali una lettera di Allianz, in un caso, che faceva sapere che non era stata pagata l’assicurazione per un veicolo, per fare un esempio. Il processo è stato aggiornato in novembre.

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