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Cronaca

Il primo piano urbanistico di Piacenza risale al 1932: «La città non fu primogenita»

La cronistoria della strumentazione urbanistico - edilizia della città di Piacenza dall'Unità d'Italia all’approvazione del primo Piano Regolatore sino al piano regolatore 1949-1957, è raccontata dall'architetto Lorenzo Spagnoli in una pubblicazione presentata all'Auditorium della Fondazione di Piacenza

La cronistoria della strumentazione urbanistico-edilizia della città di Piacenza dall'Unità d'Italia all’approvazione del primo Piano Regolatore (15 ottobre 1932) sino al piano regolatore 1949-1957, è raccontata dall'architetto Lorenzo Spagnoli con il contributo, per quanto riguarda documenti originali informatizzati, del collega Claudio Maccagni, in una pubblicazione presentata all'Auditorium della Fondazione di Piacenza.

«Nei primi giorni del 2013 in adempimento a una delibera del Consiglio - ha esordito Giuseppe Baracchi, presidente dell'Ordine degli Architetti di Piacenza  illustrando il volume - si costituirono gruppi vari di lavoro tra cui quello per la redazione di una collana di pubblicazioni che raccogliesse gli strumenti urbanistici moderni di Piacenza. Del drappello fecero parte Benito Dodi (in quel momento Presidente dell'Ordine), Lorenzo Spagnoli, Carlo Ferrari, Claudio Maccagni, Paolo Dallanoce e Hidjazin Adnan: ebbero inizio la ricerca e la catalogazione delle tavole, la loro digitalizzazione ed il loro studio e si "pianificò" la realizzazione di una collana di quattro volumi che potessero raccontare lo sviluppo edilizio contemporaneo di Piacenza. Ora annunciamo il primo della serie, curato da Lorenzo Spagnoli con l'attenta collaborazione di Claudio Maccagni che in un DVD allegato al libro, presenta tutti i materiali che ha trovato negli archivi comunali e all'Archivio di Stato. La cronistoria "urbanistica" è integrata con l'elenco degli amministratori di ciascun periodo e la citazione di alcune date importanti per inquadrare il contesto sia sociale che nazionale».

«Piacenza - si legge nelle pagine del libro - non ha approfittato per lungo tempo della possibilità di produrre un piano generale, che la legge del 25 giugno 1865, con le successive integrazioni, di fatto consentiva. In base a questo strumento urbanistico non si poteva pianificare l'intero territorio comunale, né dare indicazioni organiche su attrezzature e servizi, ma era comunque possibile intervenire su ambiti urbani estesi combinando le previsioni dei "piani regolatori edilizi" relativi alla parte centrale delle città e quelle dei "piani regolatori di ampliamento" per le zone esterne. La predisposizione di un piano che interessasse un'area più ampia di quella compresa entro i confini comunali definiti dalla circonvallazione esterna alle mura da un decreto napoleonico del 1812, diviene possibile negli anni Venti del secolo scorso quando, dopo l'accorpamento a Piacenza dei comuni contermini di San Lazzaro, Sant'Antonio e Mortizza, si registrano iniziative in questo senso».

La vera svolta, nell'urbanistica piacentina, fino ad allora interessata solo da piani con un carattere settoriale, si manifesterà però soltanto nel decennio successivo, con il concorso per il piano regolatore bandito nel 1932 e anticipato da un'ampia relazione tenuta al congresso regionale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, nello stesso anno, dall'ingegner Sandro Cella dove tralaltro dice che "Piacenza non fu Primogenita ma buon'ultima". Spagnoli e Maccagni ci permettono di conoscere con il loro lavoro, le origini della Piacenza contemporanea attraverso le interessanti letture del concorso per il Piano Regolatore del 1932 e del Piano Regolatore Edilizio e di ampliamento del 1935, sino ad arrivare nel 1942 (anno di approvazione della Legge Urbanistica)  con l'incarico ad Alpago Novello, il cui piano fu adottato nel 1949 e successivamente rielaborato nei primi anni '50 per giungere a quello del 1957.

2015-12-10 12.11.23-2Nel 1946 si propose di spianare mura e fossato di sud-est 

Tra le curiosità che affiorano dalla lettura delle pagine del libro, la proposta dell'architetto Carlo Felice Cattadori che alla fine del 1945 presenta all'Amministrazione comunale un progetto per una "Città-giardino" da localizzarsi a sud est della città, previa demolizione delle mura in quel tratto, conservate solo in un piccolo segmento (chiamato "Pincio"). Alpago Novello, avendo ricevuto questa proposta (insieme a un altro progetto dell'Ufficio tecnico, che ugualmente prevede l'abbattimento delle mura) il 26 ottobre 1946 fornisce all'assessore all'urbanistica del Comune una risposta che chiarisce quanto siano diverse le sue scelte urbanistiche. Afferma, infatti, che il progetto "prescinde da alcune circostanze importanti ed essenziali", come la convenienza che "i fabbricati non vengano semplicemente disseminati, ma siano raggruppati in modo funzionale e appropriatamente caratteristico", che le costruzioni non sopprimano il polmone di verde che dalla circonvallazione sud, secondo il piano regolatore in corso di elaborazione, avrebbe dovuto arrivare fino allo Stradone Farnese, e soprattutto sostiene la necessità di non distruggere una cosa bellissima quale soni i bastioni e il fossato.

Le origini della pianificazione urbanistica generale a Piacenza 

Dal concorso del 1932 al piano regolatore del 1949-1957

Autore Lorenzo Spagnoli

Contributi di Claudio Maccagni

A cura dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Piacenza, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano

Patrocini: Comune e Provincia di Piacenza

Pagine 132 co allegato DVD

Impaginazione grafica Studio Etre, stampa Tipografia La Grafica

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