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Cronaca

Indiano ucciso, Maloberti a Cgil: «E' anche colpa dei sindacati, non si è fatto nulla»

«Se i sindacati avessero veramente a cuore il futuro dei lavoratori dovrebbero essere i primi ad opporsi a questa continua invasione di irregolari che hanno un destino pesantemente segnato e già scritto di lavoratori sfruttati e non tutelati da niente e da nessuno»

Giampaolo Maloberti, membro direttivo nazionale Lega Nord Emilia, risponde alla Cgil, dopo che quest’ultima è intervenuta denunciando l’isolamento sociale e le controversie legate alla retribuzione del mungitore indiano trovato assassinato sotto il ponte di Tuna: «La Cgil non sbaglia, le condizioni di lavoro, in particolare modo in zootecnia che ha un'operatività scandita da tempistiche diverse da ogni altro tipo di attività produttiva, possono creare un clima legislativo, sociale e culturale al limite della sostenibilità. Ma, in primis, per gli imprenditori agricoli stessi, che sono impossibilitati dalle norme vigenti ad operare nella più completa trasparenza. Questo, chiaramente, anche grazie alle loro azioni sindacali inesistenti e dormienti, spesso a sostegno dei governi di centrosinistra responsabili della situazione». 

«Nel caso specifico - prosegue - il problema è riscontrabile nella tipologia di contratto: i mungitori lavorano ogni giorno, compresa la domenica, la Pasqua e il Natale, eppure non è permesso retribuirli e pagargli i contributi per tutti i giorni effettivi di lavoro. Per un imprenditore agricolo, sorgono poi altre complicanze per i contratti dei lavoratori stagionali nei campi, i quali raccolgono l’uva o i pomodori, comportando il rischio del ricorso alle vie più “facili” dell’evasione e del caporalato. Fenomeni ancor più alimentati dall'invasione di massa voluta dalla sinistra e approvata dai sindacati. Appare, ancora una volta, evidente la scollatura tra le politiche del Governo e i meccanismi del “mondo reale”». In questo caso, i quattro lavoratori raggirati dal loro connazionale avevano un contratto in regola. I sindacati piacentini sono pronti a stracciarsi le vesti quando emergono inchieste di questo tipo, ma quante persone sfruttate davvero - italiani e stranieri - da imprenditori senza scrupoli vengono scovate dai sindacalisti? Quante denunce partono dal sindacato? Di certo l’immigrazione selvaggia e senza regole non contribuisce a rasserenare il mondo del lavoro. Il lavoro non si trova, se non con estrema difficoltà, nonostante il tanto strombazzato Jobs Act». 

«Siamo di fronte al rischio concreto che si scateni una guerra sociale tra poveri, dove gli ultimi arrivati, illegalmente e clandestinamente , siano disposti a lavorare a condizioni da mercato degli schiavi e scalzino anche quegli immigrati che hanno un permesso di soggiorno , con contratto di lavoro regolare. Per fortuna a chiarire agli italiani come stanno le cose ci pensa l’Istat: crescita zero, un giovane italiano su due senza lavoro e tasse alle stelle. Altro che i proclami di Renzi e delle sue truppe cammellate. Guarda caso, tutte persone che un posto di lavoro, molto spesso pubblico, ce l’hanno. Se i sindacati avessero veramente a cuore il futuro dei lavoratori dovrebbero essere i primi ad opporsi a questa continua invasione di irregolari che hanno un destino pesantemente segnato e già scritto di lavoratori sfruttati e non tutelati da niente e da nessuno». Conclude. 

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