Facevano prostituire giovani ragazze cinesi, alla sbarra in cinque
Cominciato il processo contro 5 cinesi, irreperibili, accusati di aver sfruttato le donne in due case di via Colombo e via Roma. Il pm chiede di sentire una delle vittime in aula
E’ cominciato oggi il processo a cinque persone di nazionalità cinese accusate di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. L’udienza è stata rinviata perché il presidente del collegio, Italo Ghitti, ha accolto la richiesta del pm Michela Versini di far accompagnare a testimoniare una vittima. I cinque imputati, invece, sono irreperibili. Due sono, invece, già stati condannati davanti al gup, mentre i cinque imputati sono difesi dagli avvocati Mauro Pontini, Giovanni Capelli e Gaetano Lecce.
Questa mattina, 9 aprile, sono stati alcuni testimoni e la posizione che è sembrata aggravarsi è stata quello di uno dei cinesi, che è risultato essere l’uomo che affittava gli appartamenti, nelle vie Colombo e Roma, pagava i canoni e faceva i contratti su una rivista di annunci a pagamento.
L'operazione era stata condotta dalla Squadra mobile ed era iniziata nel 2009 e si era conclusa nel 2011 in seguito alla denuncia di una delle donne costretta a prostituirsi. Cinque cinesi, tutti regolari, erano stati raggiunti da altrettanti provvedimenti di custodia cautelare ma con probabilità erano riusciti a fuggire e tornare nel loro Paese.
Le ragazze, secondo l’inchiesta, venivano fatte prostituire in due appartamenti. Nel primo - in base a quanto emerso da intercettazioni telefoniche e ambientali e da riprese filmate - si presentava una clientela prevalentemente straniera, nel secondo, inserito in uno stabile recentemente ristrutturato e signorile, anche italiana.
Le chiamate con i numeri pubblicati sulla rivista venivano gestite da una centralista, a Milano, incaricata di smistare il traffico verso i due appartamenti. La polizia aveva spiegato che le ragazze - il ricambio avveniva ogni quindici giorni - erano costrette anche ad avere rapporti senza protezione, con il rischio di contrarre gravi malattie, e riuscivano a guadagnare centinaia di euro al giorno per ciascuna, considerando una media di dieci clienti quotidiani.