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Cronaca

«Se non la smetti di segnalare te la facciamo pagare»

Tnt logistica, diversi episodi hanno visto due addetti alla sicurezza bersaglio di alcuni lavoratori. Dodici gli indagati dalla procura per violenza privata e minacce. In un caso, uno dei due è stato circondato da otto persone. A un altro è stato detto: «Ti spacco le gambe». Il giudice: «Clima pesante di omertà e condizionamento»

Violenza privata e minacce. Sono le accuse della procura nei confronti dei 12 operai per cui il giudice ha disposto il divieto di dimora a Piacenza. Una serie di episodi cominciati nel gennaio e terminati a dicembre del 2018 hanno portato la procura a chiedere la misura per i 12 lavoratori tutti egiziani, impiegati alla Tnt, ai Dossarelli. Nel mirino erano finiti due italiani, addetti alla sicurezza, minacciati di ritorsioni se non avessero smesso di segnalare alcuni lavoratori all’azienda che non si sarebbero comportati in modo corretto sul lavoro.

IL GIUDICE Il gip, accogliendo la richiesta della procura, ha scritto nell’ordinanza che le versioni degli addetti non sono diffamatorie, che la impostazione della procura è condivisibile, perché la situazione è influenzata dagli episodi «la cui sistematica ripetizione contribuisce a creare condizioni di lavoro instabili e preoccupanti». Il gip parla anche di «livello acceso dello scontro» e che gli episodi potrebbero ripetersi. Il giudice sottolinea «un clima pesante di omertà e condizionamento, derivante da un uso distorto dello strumento della lotta sindacale, teso unicamente a creare contrapposizioni tra gruppi di lavoratori dello stesso settore».

VIOLENZA E MINACCE Nel mirino di alcuni lavoratori, secondo il sostituto procuratore Matteo Centini che coordina l’indagine, affidata alla Digos, ipotizzando i reati di violenza privata e minacce, sono finiti due addetti alla sicurezza della coop Alice, consorziata con la Intel-Alba, che fornisce la manodopera. Diverse le situazioni in cui i due sarebbero stati avvicinati da singoli lavoratori, o anche in gruppo - in un caso uno è stato circondato da numerose persone - che li avrebbero minacciati, promettendo loro ritorsioni a causa delle segnalazioni che i due facevano all’azienda per il comportamento non corretto di alcuni di loro.

Matteo Centini-2E le numerose lettere di segnalazione o di contestazione della ditta avrebbero fatto da detonatore alle minacce. Le prime avvisaglie risalgono a dicembre, quando tre operai avevano avvicinato uno degli addetti accusandolo di avere atteggiamenti mafiosi «basta lettera, tanto tu hai finito, ti faccio rimanere a casa, tu sei il problema che scrivi». Uno del gruppo, poi, avrebbe rincarato la dose: «Basta lettere, altrimenti quando ti trovo fuori ti spacco le gambe». A uno dei due era stato detto che gli sarebbe stata «esplodere la Vespa». In questo caso, a pronunciare la frase sarebbe stato un iscritto al Si Cobas. L’operaio, però, avrebbe poi chiesto scusa all’addetto alla sicurezza. Comunque, allo scooter una settimana prima era stata tagliata la sella. Uno dei momenti di maggior tensione si sarebbe avuto alla fine di gennaio 2018, quando un addetto alla sicurezza venne circondato da almeno otto persone che gli avrebbero detto che lo avrebbero «cacciato, denunciato e intimandogli di non fare più segnalazioni disciplinari altrimenti gliel’avrebbero fatta pagare».

L’USB Il provvedimento arriva al culmine della tensione, che si innesta in un periodo caldo, che prosegue ormai da anni, e che coinvolge i lavoratori della logistica, provocando un duro scontro tra i due principali sindacati Si Cobas e Usb. I lavoratori allontanati dalla città sono tutti iscritti all’Usb sindacato che, il 24 gennaio, in una conferenza stampa ha rigettato le accuse e, con l’avvocato Marco Lucentini, del Foro di Roma, ha fatto sapere di voler ricorrere al Tribunale della libertà contro le ordinanze. «Ci sembra che attorno a questa vicenda ci sia un teorema repressivo. Pensiamo che ci sia una volontà politica dietro a questi fatti e che ci sia anche la volontà da parte delle multinazionali di colpire e reprimere i lavoratori e le sigle sindacali conflittuali che in questi anni hanno contribuito a far uscire questo segmento dell'economia da una situazione di illegalità» ha dichiarato uno dei responsabili sindacali dell’Usb, Roberto Montanari. L’Usb ha anche detto di voler incontrare il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. «Il tema è quello degli appalti e dell'intermediazione, in altri gerghi viene chiamato somministrazione di manodopera, però la sostanza non cambia: parliamo di caporalato». E ancora: «Abbiamo chiesto un incontro a Di Maio proprio in merito a ciò».

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