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Cronaca

"Svuotavano" le società fallite di milioni di euro: nel mirino anche la Caorso Trasporti

Svuotavano le società fallite dei propri beni, ne creavano altre ad hoc e dirottavano milioni di euro all'estero. In manette alle prime luci dell'alba dell'11 giugno tre persone. Nel mirino della banda anche la Caorso Trasporti

Svuotavano le società fallite dei propri beni, ne creavano altre ad hoc e dirottavano milioni di euro all'estero. In manette alle prime luci dell'alba dell'11 giugno, dopo le indagini della Direzione Investigativa Antimafia di Genova e Bologna, della Guardia di Finanza coordinate dalla Procura di Piacenza, tre persone accusate di autoriciclaggio e bancarotta per distrazione di fondi in società in stato di fallimento. Una quarta persona a breve sarà raggiunta dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere. 

I tre personaggi, Roberto Piras, Riccardo Trusendi e Gabrielle Baldar, avevano creato un vero e proprio meccanismo fraudolento con il quale rilevavano società in fallimento, le intestavano a terzi e le svuotavano dei beni, vendendo a ignari compratori, e il ricavato, si parla sempre di milioni di euro, lo dirottavano su conti correnti esteri o ad altre società fittizie. Al momento dell'arrivo del curatore fallimentare le società avevano solo debiti e nemmeno un euro in cassa. 

Piras e Trusendi, imprenditori e faccendieri conosciuti da tempo dalle forze dell'ordine, operavano a La Spezia e Massa e avevano contatti con l''ndrangheta. Di qui l'interessamento della Dia. Entrambi con alle spalle precedenti penali: il primo condannato per narcotraffico, il secondo sempre per bancarotta e fallimenti societari. L'attività investigativa è nata qualche mese quando gli inquirenti hanno scoperto che il Trusendi aveva intestato a diverse persone a lui vicine parecchie società create ad hoc per ricevere i beni di aziende fallite o in fallimento.

Schermata 2015-06-11 alle 13.23.49-2I tre ne avevano in mano circa una ventina e a vario titolo si occupavano di vendere, comprare e distrarre fondi. In particolare l'avvocato Gabrielle Baldar aveva contatti con l'alta finanza e il mondo della politica, con questi poteri riusciva ad aprire conti correnti in molte banche estere, Francia, Monaco,Svizzera, Montecarlo, sui quali venivano versati i fondi di cui si appropriavano i complici e riusciva ad aggiustare situazioni processuali in cui erano implicati i due. «Addirittura Baldar - afferma il colonnello Sandro Sandulli capo centro della Direzione Investigativa Anitmafia di Genova - in una intercettazione telefonica diceva che Trusendi faceva parte di una loggia massonica di Chiavari».

Nel mirino della banda anche la "Caorso Trasporti", acquistata nel 2008 e intestata a persone vicine a Trusendi, dichiarata fallita successivamente, è stata prosciugata di tutti i suoi 337 camion, venduti a ignari compratori. Il curatore fallimentare una volta subentrato ha trovato debiti per 11 milioni di euro e niente in cassa, nonostante la vendita effettiva dei mezzi. Questo gioco di distrazione di milioni di euro, rimbalzati letteralmente da una società all'altra o da un conto corrente all'altro ha reso molto difficili le indagini, fanno sapere gli inquirenti. 

Nella perquisizione dell'abitazione di Trusendi, residente nello Spezzino, gli investigatori hanno trovato un milione di euro in contanti suddiviso in mazzette riposte in varie parti della casa e anche in 50 giacche dell'uomo. Inoltre hanno anche scoperto assegni per centinaia di migliaia di euro intestate alle società fallite. Assegni che sarebbero dovuti essere nelle mani dei vari curatori e non più in quelle degli imprenditori arrestati. 

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