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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Agriform, bilancio di metà anno: cresce il valore dell’export

Tradizionale incontro estivo con i soci di Agriform (tra cui i caseifici piacentini Canalone e Santa Vittoria) al municipio di Asiago

Il consueto incontro estivo con i soci di Agriform, cooperativa di Sommacampagna (Verona), che associa alcuni tra i più importanti caseifici cooperativi dell’Italia nord orientale (tra cui quelli piacentini Canalone di Cortemaggiore e Santa Vittoria di Chero di Carpaneto, presenti con i presidenti Piero Dallavalle e Fausto Gandolfi), si è svolto quest’anno non, come da tradizione, in una malga dell’Altopiano, bensì nel suggestivo municipio di Asiago dove,  nella Sala dei sette comuni, lo scrittore e storico Giancarlo Bortoli ha svolto una dotta relazione sulla storia locale e sulla tradizione emblematizzata in questo municipio che rappresenta, anche architettonicamente, i sette comuni dell’Altopiano.

Bortoli ha parlato dell’origine dei Sette Comuni (anche se in realtà i comuni sono otto dal 1796) che formavano un’entità autonoma con lingua e tradizioni proprie di chiara impronta mitteleuropea. Dal 1310 al 1807 i comuni dell’Altopiano formarono un governo autonomo e comunitario, la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, alleato con la Serenissima Repubblica di Venezia; ancora oggi circa il 90% dei terreni sono di proprietà collettiva. Un esempio straordinario che purtroppo viene sopraffatto dagli eventi della Grande Guerra, quando tutta l’area viene interessata dal fronte. Poi, forse proprio grazie alla tenacia e alla fierezza dell’antico popolo cimbro, alla forza della sua antica storia, nel primo Dopoguerra è iniziata la ricostruzione, che negli anni Cinquanta e Sessanta è diventata vero e proprio boom turistico.

Dopo il saluto del sindaco Roberto Rigoni Stern, ha preso la parola il presidente di Agriform Alessandro Mocellin (con lui il vice Domenico Basso ed il direttore generale Nisio Paganin) che nel suo saluto ai soci, ha ribadito «la forza dell’aggregazione e ha sostenuto che non esiste produzione del Grana Padano senza una regola. E’ anzi necessario un piano produttivo restrittivo, perché il Consorzio ha sempre garantito un prezzo superiore del latte a quello pagato dall’industria privata».

Un concetto ribadito e supportato con dovizia di dati, dal direttore Paganin che ha annunciato «la promozione dei formaggi Agriform in Usa grazie ad una certificazione che richiede standard qualitativi elevati. Il Ceta - ha poi ricordato - ha consentito un aumento del 30% dell’export con il Canada, bene quello con Svizzera ed è cresciuto quello con la Germania. L’export rappresenta il 52% del valore che cresce, con un bilancio semestrale positivo. Ma se si liberalizza la produzione del grana padano - ha detto- il prezzo scende. Il nuovo regola l’offerta per il 2019-2022, l’attuale non ha impedito di crescere, anzi».

Nella sua consueta analisi dei mercati ha precisato che si riscontra un aumento produttivo  del 2% nel mondo, dell’1,90% in Europa e del 3% in Italia. Il prezzo del burro tiene bene e le scorte sono esaurite. Ma quello che colpisce in questo mercato è che l’industria ha rafforzato il proprio patrimonio netto. La cooperazione incrementa, ma si è indebolita rispetto ai privati. Perdura l’anomalia sul mercato dei “duri”, con una differenza tra grana e parmigiano di circa 3,60 euro al chilo, difficile da spiegare. I consumi crescono, l’export pure ed ora il mercato è in equilibrio, ma si trascina ancora l’esubero del 2017 pari al 5% della produzione. Se non aumenterà, come è probabile, la produzione, il mercato dovrebbe riprendersi bene. Ed ha ricordato che la pressione ai similari è correlata al prezzo dello spot che aumenta se quelli diminuiscono. Ed ha infine ribadito «i rischi della mancanza di un piano produttivo per il grana, da attuare senza compromessi che non servono a nessuno».

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