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Economia

Campagna del pomodoro 2014: tempo inclemente ma gli imprenditori la salvano

Sarà verosimilmente di circa 45 milioni di quintali, quest'anno, il raccolto del pomodoro da industria italiano. Un'annata travagliata per l'anomalo andamento climatico, tuttavia grazie alla professionalità dei nostri imprenditori agricoli si sono limitati i danni

Sarà verosimilmente di circa 45 milioni di quintali, quest'anno, il raccolto del pomodoro da industria italiano. Un'annata travagliata per l'anomalo andamento climatico, che ha causato un aumento dei costi di produzione e un abbassamento delle rese medie e dei gradi Brix (pesantemente inferiori questi ultimi rispetto alle precedenti campagne), e per le decurtazioni di reddito eccessive lamentate dai produttori a causa della rigida applicazione delle griglie qualitative previste dal contratto.

E’ stata una campagna lunga, spezzettata, sovente rallentata nelle fabbriche, in qualche caso interrotta e gli agricoltori con gli occhi rivolti permanentemente al cielo in attesa di una tregua dalla pioggia che è caduta in modo insolito e frequentemente da giugno fino alla fine di agosto e solo grazie alla professionalità dei nostri imprenditori agricoli che hanno dovuto ricorrere a continui trattamenti, pur nel rispetto del Disciplinare e quindi con notevoli costi aggiuntivi di produzione, è stato possibile limitare i danni.

La produzione, nel Distretto, è diminuita di circa il 16%; meglio a Piacenza, “perché per esempio all’Arp di Gariga- ci ha precisato il direttore Stefano Spelta- la riduzione si attesta solo al sei %, avendo trasformato 2.100.000 quintali. Ma è stata veramente una campagna improba, tribolata, con rallentamenti nella trasformazione, anche se il prodotto è sostanzialmente buono, con un grado Brix (zuccherino) basso causa le piogge”.

“E’ andata peggio - ci ricorda il tecnico Asipo Afro Morsia - in provincie a noi limitrofe che hanno subito vere e proprie bombe d’acqua. Nonostante ciò, grazie ai massicci trattamenti, la qualità è stata più che discreta, con una media, nel Distretto, di 640 q. ad Ha. ed un Brix medio del 4,7, con pagamenti con indice prezzi del 90%, mediamente 8,30 la Ton, con differenze da una fabbrica all’altra, perché, nonostante il pomodoro sia stato contrattato dalle associazioni di prodotto, alcuni conferenti hanno ottenuto un prezzo garantito dalle fabbriche che abbisognavano di prodotto, essendo le scorte ridotte e favorevoli le prospettive di mercato”.

Ma secondo molti esponenti di associazioni professionali e di categoria, l'esito di questa campagna mostra come siano necessari dei sistemi correttivi all'applicazione dei parametri di qualità, quando risulta evidente che il problema riscontrato è legato a fenomeni di carattere generale, non controllabili e indipendenti dalla volontà dei singoli. Su tutto rimane la considerazione che la definizione di un prezzo deve partire dai costi di produzione, che non diminuiscono in conseguenza di un andamento climatico avverso come quello di quest'anno, ma, al contrario, possono crescere sensibilmente.

“Abbiamo risentito in modo sensibile dell’andamento climatico anomalo- chiarisce Matteo Gazzola- titolare delle “Terre di San Giorgio” fabbrica che trasforma pomodoro biologico e biodinamico a Settima e per noi le modalità di difesa, com’è facilmente arguibile, trattandosi di coltivazioni biologiche, è molto limitata

Quindi si è prodotto meno ed abbiamo ovviato con pomodoro conferito dalla provincia di Parma e dalla Toscana che hanno risentito in misura minore del maltempo. La produzione è comunque soddisfacente, il trasformato si attesta sui 30.000 quintali, ma in fabbrica, dove si alternavano 5 persone per turno, siamo stati costretti a molte fermate, con costi aggiuntivi. Le prospettive di mercato permangono molto favorevoli; noi continueremo, in modo massiccio a puntare sui mercati esteri che fino ad ora ci hanno sempre premiato”.

E già si guarda alla prossima campagna, con il timore che aumentino troppo le superfici investite (quest’anno attorno ai 10.000 Ha), con relativi problemi di superproduzione. Ma è un rischio molto difficile da valutare perché se è pur vero che il prezzo dei cereali è crollato, è altresì sicuro che produrre pomodoro ha costi sicuramente diversi che coltivare mais e quindi non è dato per scontato che gli imprenditori si “butteranno” sulla coltivazione dell’oro rosso. In ogni caso dovrà essere il Distretto, in modo unito, a cercare un’adeguata programmazione.

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