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Consorzio Grana Padano, le strategie per contrastare l’avanzata dei similari

Da gennaio a novembre 2017 la produzione è cresciuta dell’1,10% la produzione di Grana Padano Dop rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono state prodotte infatti 4.470.047 forme, superando di oltre 48mila la soglia da primato del 2016

Un incontro con i presidenti dei caseifici cooperativi e i rappresentanti delle industrie di trasformazione in vista dell’assemblea del Consorzio di tutela del Grana Padano che si terrà alla fine di gennaio 2018, si è svolto alla sala "Bertonazzi" al Palazzo dell’Agricoltura di Piacenza. Sono intervenuti il presidente Cesare Baldrighi e il direttore generale Stefano Berni che, in apertura, ha evidenziato alcuni dei più significativi dati produttivi che hanno caratterizzato l’annata da cui è emerso che, da gennaio a novembre 2017 è cresciuta dell’1,10% la produzione di Grana Padano Dop rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sono state prodotte infatti 4.470.047 forme, superando di oltre 48mila la soglia da primato del 2016. Tra le province Mantova rafforza il suo primato, con 1.321.676 forme, circa 35mila in più rispetto all’anno precedente. La seguono Brescia, con oltre 998mila forme, e Piacenza, con oltre 22 mila forme in più. Tra le province più produttive in calo rispetto al 2016, Cremona.

Ma quello che preoccupa maggiormente, è la crescita esponenziale dei formaggi similari e su questi argomenti il presidente Berni, prima del dibattito, ha evidenziato quelle che sono, a parere del Consiglio, le direttive da adattare, dopo l’approvazione della prossima assemblea di fine gennaio 2018, per un posizionamento migliore sui mercati. "Aree di lavoro - le ha definite - su cui riflettere e quindi stabilire precise strategie condivise per tutta la filiera produttiva, tenendo presente che le possibili e auspicate modifiche al Disciplinare di Produzione, sono caratterizzate da tempi lentissimi, contrariamente ai similari che non devono soggiacere a queste incombenze burocratiche. Queste disposizioni, se da un lato sono una garanzia per i compratori, dall’altro non sono tempestivamente adattabili ad un mercato in continua evoluzione di gusti e di esigenze dei consumatori».

Quattro i punti fondamentali: identità, accreditamento,occasioni, beneficio. «Nel primo caso - ha detto Baldrighi - si tratta di rafforzare i segni distintivi del nostro packaging, esaltando le caratteristiche del nostro prodotto per una scelta consapevole. L’export in questo momento è in calo ed è cresciuto il similare; dobbiamo reagire esaltando e valorizzando il nostro prodotto. Per questo recupero - ha ribadito Baldrighi - dobbiamo utilizzare il top della nostra gamma come testimonial della qualità e dobbiamo focalizzare con esattezza quelli che sono i consumi fuori pasto e le situazioni di vita vera, ma anche focus sui concetti di "far bene e far star bene", nella consapevolezza che l’alimentazione costituisce un aspetto fondamentale della vita dell’individuo capace di garantirne la massima funzionalità o viceversa di minarne lo stato di salute, e uno stile di vita corretto e consapevole è il perno su cui poggiano le questioni legate alla prevenzione e dunque ha consistenti ricadute in termini non soltanto di qualità della vita del singolo, ma anche di welfare e costi sociali legati alla sanità e all’invecchiamento della popolazione, compreso il benessere animale.

«Puntiamo - ha continuato - anche a precisi indicatori deontologici per contrastare il successo del “bianco”: c’è il divieto per i caseifici di produrre “bianco” e Grana Padano Dop sulle medesime linee e controlliamo con la massima trasparenza le procedure operative. Inoltre i consiglieri non possono produrlo né direttamente né in società collegate. Non si può inoltre superare il 30% di “bianco” nella produzione dei caseifici consorziati. L’obiettivo prossimo è di produrre solo ciò che il mercato potrà assorbire. E’ stato inevitabile: il latte prodotto in più è andato verso i similari; certo il boom della panna lo ha valorizzato, ma oggi il vero problema è il prezzo». Giuseppe Colla dell’omonimo caseificio, ha detto chiaramente che l’eccesso produttivo di latte del dopo quote, con il contingentamento produttivo del grana padano, era ovvio che si riversasse sui similari ed oggi ha trovato nuovi spazi di mercato, ma Marco Lucchini presidente del Consorzio Agri Piacenza latte, pur condividendo l’analisi di Colla, ha chiarito che se il prezzo tra grana padano e similari è quasi uguale, il consumatore sceglie il grana padano, per la sua storia di qualità.

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