rotate-mobile
Consorzio / Vernasca

I sindaci della Valdarda a lezione di diga, la Bonifica organizza un incontro su quella di Mignano 

Tema della riunione: la gestione dell’opera e le funzioni assolte con un focus particolare sulla difesa idraulica. Il 7 febbraio, alla diga di Mignano il volume è di circa 6,7 milioni di metri cubi (pari al 68,6% del volume autorizzato)

Il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Luigi Bisi e i tecnici dell’ente hanno incontrato i sindaci della Val d’Arda alla diga di Mignano a Vernasca. Tema della riunione: la gestione dell’opera e le funzioni assolte con un focus particolare sulla difesa idraulica. «Ho pensato fosse giusto incontrarvi per condividere con voi quella che è la gestione di una delle opere più importanti. Il valore della diga è un valore complessivo che incide su tanti aspetti», ha detto il presidente Luigi Bisi. A relazionare sul funzionamento della diga Pierangelo Carbone (direttore generale del Consorzio) insieme agli ingeneri Marco Belicchi e Andrea Terret (rispettivamente ingegnere responsabile e sostituto responsabile della diga).

I tecnici hanno iniziato con una presentazione descrittiva dell’opera per arrivare alla gestione tenuta, ai sensi di legge, in caso di evento di piena: la diga di Mignano sbarra il torrente Arda, ha scopo irriguo, di difesa, idropotabile e di valorizzazione turistica. Secondo quella che è la regola aurea, durante un evento di piena, la portata scaricata verso valle non deve mai superare quella in entrata in diga. Anzi, in molti casi, il volume trattenuto in diga è appositamente maggiore per contribuire a evitare - o quanto meno ad alleggerire - situazioni di criticità a valle, tenendo conto di affrontare avversità climatiche che negli ultimi anni sono sempre più repentine, improvvise e spesso imprevedibili al punto tale che vanno oltre alle capacità di reazione delle opere e del territorio. In ogni caso, non si provoca nell’alveo di valle del torrente (Arda in questo caso) una piena peggiore di quella naturale e che si avrebbe senza la diga. Il volume di acqua trattenuto durante l’evento di piena (dato dalla differenza tra i volumi di acqua in entrata e in uscita) è chiamato “di laminazione”. Termine spesso citato quando si parla di difesa idraulica.

Ultima parte dell’incontro è stata dedicata al torrente Arda. Corso d’acqua che, come gli altri fiumi e torrenti della provincia di Piacenza, non è gestito dal Consorzio di Bonifica (che si occupa di canali secondari e minori, dighe di Mignano e Molato, impianti idrovori, casse di espansione ecc.)mma che ha ovviamente importanza e ricadute sulla gestione della diga in quanto è proprio l’invaso di Mignano a sbarrare l’Arda regolando le portate di acqua verso valle secondo legge.

«Quella della sicurezza idraulica dei bacini è una tematica a cui, come ente, viene prestata particolare attenzione»,  continua il presidente del Consorzio di Bonifica Luigi Bisi. «Anch’io, come molti sindaci e altri enti territoriali e sovraordinati, condivido la potenziale pericolosità dei bacini idrici come fiume e torrenti tra cui l’Arda, e, anche se la gestione non è consortile, penso sia giusto fare sistema e istituire tavoli ad hoc a cui anche il nostro ufficio tecnico può partecipare per le proprie competenze».

Per le amministrazioni comunali della Val d’Arda hanno presenziato: Paolo Calestani (Sindaco di Morfasso), Carlo Filiberti (Sindaco di Besenzone), Romano Freddi (Sindaco di Villanova sull’Arda), Giuseppe Freppoli (Assessore del comune di Castell’Arquato), Luigi Galelli (Vicesindaco di San Pietro in Cerro), Romeo Gandolfi (Sindaco di Fiorenzuola d’Arda), Luigi Merli (Sindaco di Cortemaggiore), Antonio Vincini (Sindaco di Lugagnano Val d’Arda), Davide Zucchi (Sindaco di Alseno).

VOLUME ATTUALE IN DIGA

Oggi, 7 febbraio, alla diga di Mignano abbiamo un volume di circa 6,7 milioni di metri cubi (pari al 68,6% del volume autorizzato).

FUNZIONI E STRUTTURA DELLA DIGA DI MIGNANO

La diga di Mignano, a monte della Val d’Arda è un elemento fondamentale per la conservazione e la distribuzione della risorsa per l’agricoltura, per la laminazione delle piene a presidio dell’equilibrio idrogeologico dell’ambito medesimo, per l’approvvigionamento idropotabile, per lo sviluppo delle condizioni socio economiche dell’ambito territoriale e per la valorizzazione turistica dell’intera vallata. La diga è del tipo a gravità massiccia ad andamento planimetrico arcuato (arco di cerchio con raggio di 500 m) ed è alta 64 metri. Attualmente 9,8 milioni di metri cubi, è il massimo volume autorizzato e a cui si può arrivare per il riempimento della diga.

STORIA DELLA DIGA DI MIGNANO

La diga di Mignano è stata inaugurata il 24 maggio del 1934. Dopo decenni di operatività al massimo livello, negli anni ‘69-’70, il suo utilizzo ha subìto delle limitazioni da parte dell’allora Genio Civile per l’inadeguatezza della capacità di deflusso del torrente Arda nel tratto vallivo. Negli anni Ottanta del secolo scorso sono subentrati ulteriori limiti di invaso dovuti alla necessità di adeguare la diga alla normativa vigente. Si sono resi dunque necessari significativi lavori di ristrutturazione, iniziati negli anni Novanta e terminati pochi anni fa (finanziati dal Ministero dell’Agricoltura), al termine dei quali è partita, da parte del Consorzio la procedura di collaudo per verificare il comportamento della diga; procedura diventata realtà grazie al significativo raggiungimento di un accordo fra le parti: i sindaci della vallata, la Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Ufficio Tecnico per le dighe di Milano del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Agenzia Regionale per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile della Regione Emilia Romagna, l’ex Servizio Area Affluenti Po della nostra Regione oggi Agenzia per la Sicurezza Territoriale e la Protezione Civile, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, la Commissione di Collaudo e la Prefettura di Piacenza. Nel maggio 2018, secondo procedura, si è entrati nella fase di sfioro controllato con il raggiungimento della quota di 337,80 metri sul livello del mare (corrispondenti a circa 11 milioni e 400 mila metri cubi) a cui è seguito il mantenimento del livello e il successivo abbassamento graduale fino al ritorno a quota di 335,80 metri sul livello del mare. Il momento della tracimazione, tra tutti il più suggestivo, è stato vissuto con grande coinvolgimento da parte dei cittadini piacentini e delle autorità competenti; in centinaia, infatti, nei giorni dello sfioro, hanno deciso di raggiungere la diga per assistere personalmente a questa fase così importante e spettacolare. Anche dopo questo periodo, la Commissione di Collaudo (appositamente nominata dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti a cui spetta il controllo delle “grandi dighe”) ha continuato il monitoraggio del comportamento della diga fino alla sottoscrizione del Certificato di Collaudo dell’opera che ne attesta il funzionamento soddisfacente fino al raggiungimento della sua massima capacità. Documento siglato il 19 febbraio 2020.

Nonostante la storicità dell’opera la diga è stata costantemente manutenuta e gestita con un’efficienza che è moderna.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I sindaci della Valdarda a lezione di diga, la Bonifica organizza un incontro su quella di Mignano 

IlPiacenza è in caricamento