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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Il ministro Martina a Cremona: "Il mercato del futuro è quello estero"

L'intervento al convegno "Modello Italia, sfide ed opportunità per i produttori delle eccellenze agro-alimentari italiane" che si è svolto sabato nell'ambito delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. Per Guidi(Confagricoltura): "L'Italia si salva se si lavora insieme, con politiche e strategie agro-alimentari che guardano al futuro"

“Il mondo è piccolo ed il mercato è ormai globale per questo dobbiamo ricalibrare senza snaturare la realtà italiana che è caratterizzata da piccole e medie imprese; questo è il nostro Dna e dentro questo tessuto dobbiamo far funzionare ciò che fino ad ora non ha prodotto bene, ovvero lavorare sui fattori organizzativi. Dobbiamo sapere che esiste un problema di reddito perché si opera al di fuori di logiche di mercato.

Noi abbiamo bisogno di sostegni e di accompagnamento. La vicenda russa ci insegna che la Pac non ci ha fornito strumenti idonei per fronteggiare le crisi, ovvero la gestione del rischio e di come utilizziamo i fondi, quando ci sono; abbiamo ereditato un Ministero che seguiva logiche che ora non ci sono più; occorre un rapporto più forte direttamente con le imprese, con un diverso modello di rappresentanza.”

Questi alcuni dei tempi trattati dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina questa mattina a Cremona al convegno dedicato al “Modello Italia, sfide ed opportunità per i produttori delle eccellenze agro-alimentari italiane” proposto nell’ambito delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.

Martina, sollecitato dagli interventi precedenti ha garantito che “nella legge di stabilità sono compresi i fondi promessi: ora si tratta di distribuirli in maniera sensata ed utilizzarli nel modo migliore per un mercato che oggi guarda al mondo intero.

La nostra deve essere una prospettiva globale dove siamo chiamati ad agire per far fruttare al meglio le nostre eccellenze, la nostra qualità partendo dal presupposto che, da qui a quindici anni, la classe media mondiale conterà 800 nuovi milioni di persone che chiedono uno stile di vita e di alimentazione più ricco, variegato e di qualità, ovvero quello italiano. Per questo le sfide che attendono l’agroalimentare italiano, richiedono strutture innovative ed efficienti modalità di internazionalizzazione”. Per questo, ricordando il negoziato per il TTIP  (Transatlantic Trade and Investment Partnership) ha ribadito di “ritenere fondamentale il raggiungimento di un accordo con gli Stati Uniti; la contrattazione non sarà semplice, ma il patto offrirebbe all’Italia potenzialità di sviluppo elevatissime”.

Ottenere dunque il massimo possibile nella trattativa Ue-Stati Uniti sull’export, ma considerare l’Italian Sounding un’opportunità di espansione. “Creare dunque un vero e proprio ‘modello Italia’ in grado di promuovere l’agroalimentare di casa nostra in tutto il mondo, ma bisogna superare la mancanza di condivisione ed unità del mondo agricolo, ripensando la funzione stessa del Ministero, con un modello gestionale aderente alla realtà, senza troppi soggetti; dobbiamo- ha concluso- gestire bene il tempo che resta per cambiare”.

Il dibattito è stato preceduto da una relazione del prof. Gabriele Canali direttore del Crefis dell’Università Cattolica che ha precisato come l’Italian Sounding sia un fenomeno di portata mondiale che produce un giro d’affari annuo ormai vicino ai 70 miliardi a fronte dei 33 miliardi e mezzo complessivamente movimentati dall’export  agroalimentare italiano.

Nel Nord-America l’indice di imitazione è pari a 8, il che significa che per ogni euro prodotto dal nostro export, l’Italian Sounding ne incassa, appunto, 8. Eppure la diffusa abitudine a cucire un’immagina italiana addosso a prodotti che con il Belpaese non hanno nulla a che vedere, viene considerata, oggi, in una prospettiva per lo più ottimistica, foriera di svuluppo per noi. Ma si devono sviluppare collaborazioni di filiera, o altrimenti si entra in crisi; difficile è poi tradurre il tutto in azioni. E sulla fine delle quote latte Canali ha detto che non sarà “un atterraggio morbido, perché diversi paesi si stanno attrezzando a produrre di più. Ma il valore della trasformazione italiana può valorizzare la materia prima.

I punti di forza del nascente ‘modello Italia’ sono noti a tutti: l’alta professionalità degli operatori zootecnici, l’elevato livello tecnologico degli impianti e, soprattutto, l’imbattibile qualità dei prodotti (DOP e IGP per primi, ovviamente) che solo l’Italia sa e può realizzare. Non mancano le difficoltà (specialmente sul versante dell’organizzazione, fin qui deficitaria più o meno a tutti i livelli) e, soprattutto, incombono minacce da non trascurare come la volatilità dei prezzi e le incognite legate al post-quote latte. Ma la filiera agroalimentare italiana sa di poter proporre al  mondo qualcosa di straordinario e inimitabile: quelle eccellenze che possono e devono finire sulle tavole di tutto il globo.

E per il futuro, dopo avere delineato valori, criticità e debolezze del comparto, ha chiesto un deciso sostegno per il vero made in Italy, una internazionalizzazione delle imprese ed un’azione di educazione per i consumatori.

“Se il settore ha tenuto - ha sostenuto Alberto Allodi di Alsazoo- lo ha fatto a costo di grandi sacrifici, ma bisogna sapere sviluppare il modello Italia con maggiore unità della filiera”, mentre per il presidente del Consorzio Grana padano Cesare Baldrighi è “indispensabile rendere consapevoli i consumatori con un’adeguata educazione alimentare, un processo lento; anche la vittoria sull’Italian Sounding sarà lenta perché è fatto di prodotti che costano poco e non è facile sostituirli, anche se è un’opportunità per i nostri prodotti di qualità”.

Per Flavio Fornari di Coop Italia bisogna puntare su “cibi buoni e per tutti, con alla base Dop e presidi Sloow Food perché anche se c’è la crisi l’eccellenza va forte, +21% nel 2014. Ma anche secondo Fornari va superata la frammentazione, la polverizzazione e occorre puntare su filiere di qualità, soprattutto la logistica”.

“La programmazione - ha detto Fabio Perini di Confcooperative - è essenziale, noi abbiamo utilizzato al minimo gli ammortizzatori sociali perché per noi il lavoro è un valore e è prima di tutto mantenere l’occupazione, anche diminuendo il dividendo tra i soci. Bisogna aumentare produzione e qualità”, mentre per Secondo Scanavino presidente della Cia “è essenziale puntare sulla filiera; manca un sistema che valorizzi le nostre produzioni e si sta facendo troppo poco per il dopo quote latte”.

Infine Mario Guidi presidente di Confagricoltura: ”Diciamo che l’Italian Sounding ha concimato il terreno per i nostri prodotti. Il pensiero è chiaro: se tutti ci imitano, abbiamo margini amplissimi per poter far conoscere i prodotti dell’autentico Made in Italy in tutto il mondo e conquistare nuove, importantissime fette di mercato. Ma è necessario che programmiamo di più con la G.D.O. L’Italia si salva se si lavora insieme con politiche e strategie che sappiano guardare al futuro. Abbiamo bisogno di sintesi e di modificare le organizzazioni”.

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