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Acqua bene comune: «Iren un successo? Ha investito 15 milioni di euro in meno del previsto»

Intervento di Acqua bene comune sul progetto di una società mista per la gestione del servizio idrico: «Vogliamo uno studio di fattibilità anche su una gestione totalmente pubblica del servizio: non disattendiamo il referendum»

«Apprendiamo dalla stampa del 15 ottobre scorso – spiega in un comunicato l’associazione “Acqua Bene comune” di Piacenza - dell’ipotesi di vendita di una parte di quote di Iren attualmente in capo al Comune di Piacenza. Notizia che arriva proprio mentre è in corso, a Montecitorio, un presidio di due giorni contro le previsioni del decreto “sblocca Italia” che, tra i vari attacchi all’ambiente e ai beni comuni, imprime una nuova accelerazione ai processi di dismissione del patrimonio pubblico e di privatizzazione e aggregazione delle società che gestiscono acqua e servizi pubblici. In Commissione Consiliare 4 di martedì scorso il vicesindaco Timpano, affiancato dal Sindaco Dosi e dal Presidente della Commissione Bricchi, conferma che il Governo va nella direzione delle aggregazioni, «strada che nei territori emiliani è stata già da tempo battuta con successo». Non comprendiamo come si possa parlare di successo quando negli ultimi anni Iren ha disatteso il piano di investimenti che avrebbe dovuto portare a termine per contratto, fino ad arrivare a oltre 12 milioni di mancati investimenti nelle annualità 2011-2012, tanto che il Consiglio d’Ambito fu a un passo dall’intraprendere azioni legali nei confronti di Iren, poi sfumate miracolosamente con gli accordi (al ribasso) intercorsi con il nuovo Presidente di Iren Profumo. Accordi che nel triennio 2013-2015 stanno portando a 15 milioni di investimenti in meno rispetto ai 45 previsti dal Piano d’Ambito. Per non parlare del forte indebitamento di Iren che ha portato alla svendita della storica sede di Borgoforte, costruita con soldi pubblici nel ’98 dalla municipalizzata ASM.

Un recente studio eseguito sui bilanci del ramo idrico di Iren a Genova ha dimostrato un aumento delle entrate tariffarie del 25% ed una riduzione degli investimenti del 30%, con un conseguente aumento dell'utile netto; mentre dalla delibera di Atersir di aprile sulle tariffe 2014-15 si è autorizzato a Piacenza un aumento tariffario del 21-28% a fronte di un utile netto previsto nel conto economico di Iren, ramo idrico,  di 4-5 milioni di euro all'anno! E’ a dir poco singolare inoltre decantare la presunta natura pubblica di Iren Spa, che in quanto Società per Azioni è un ente di diritto privato, regolato dal diritto societario, a cui il Codice Civile assegna espressamente l’obiettivo del profitto (che i cittadini hanno deciso di eliminare nel 2011 con il secondo quesito referendario sul servizio idrico). I Comuni soci, come il Comune di Piacenza, si spartiscono utili con i soci privati, ma questi utili non sono altro che il frutto delle bollette pagate dai cittadini, così come gli investimenti (che poi non vengono realizzati!). I cittadini pagano quindi non solo una tassazione indiretta alle casse del Comune, ma elargiscono profitti ai soci privati, tra cui figurano fondi di investimento con sede alle isole Cayman. Iren è privata (così come lo è SETA, la società che gestisce il trasporto pubblico a Piacenza e in Emilia, di cui sono note criticità e disservizi) e diventerà sempre più privata con la dismissione delle quote ipotizzate da alcuni comuni, tra cui Piacenza.

Con la scelta della Spa mista verso cui si stanno orientando i Comuni della Provincia di Piacenza, il servizio idrico e rifiuti sarà consegnato definitivamente in mani private per i prossimi 20-25 anni. Infatti la parte pubblica avrebbe soltanto il 35% delle quote, mentre il restante 65% verrebbe controllato da privati (Iren o più probabilmente la sorella ancor più privata Mediterranea delle Acque). Anche il Consiglio di Amministrazione vedrebbe la rappresentanza pubblica in minoranza (2 membri di parte pubblica e 3 di parte privata). Ancora una volta invitiamo quindi tutte le forze politiche e sociali a mobilitarsi per impedire che il referendum venga definitivamente disatteso e che servizi essenziali come acqua e rifiuti vengano pesantemente privatizzati, e a chiedere che venga perlomeno redatto e finanziato da Atersir (che dovrebbe essere  un organismo di rappresentanza delle "autonomie" locali), un approfondito progetto di fattibilità  per una società totalmente pubblica, e non solo per la Spa mista come è stato fatto. Venerdì 24 ottobre alle 17 in Commissione Consiliare 4 presso la sala del Consiglio Comunale di Piacenza dovrebbe tenersi una audizione, richiesta da diversi mesi, di Corrado Oddi del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, per ascoltare un altro punto di vista sulla fattibilità di una gestione completamente pubblica. Invitiamo gli interessati a partecipare, perché una gestione pubblica e partecipata dell’acqua è assolutamente possibile, ma bisognerebbe volerlo».

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