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Verso le elezioni

«Tarasconi contro Barbieri sulla residenza: caduta di stile offensiva per tutti gli elettori originari della provincia»

Colosimo (Fd'I): «Tarasconi per anni ha vissuto lontano da Piacenza e dall’Italia, tanto da avere acquisito una doppia cittadinanza. Quando la politica non era un post, un selfie o un video, un candidato sindaco si sarebbe scusato e invece no»

«In campagna elettorale è normale sostenere programmi e progetti diversi per la città quando si rappresentano schieramenti politici opposto. Ancora di più lo è quando gli sconfitti di cinque anni fa giocano a prendersi la rivincita. Al centro del confronto vi dovrebbero essere comunque le idee, non sguaiati attacchi personali consigliati da comunicatori estranei alla vita cittadina», scrive in una nota Marco Colosimo, Coordinatore Comunale Fratelli d’Italia Piacenza. 

«La caduta di stile della candidata del Partito Democratico - dice - non può essere sottaciuta: rinfacciare a Patrizia Barbieri la residenza anagrafica a Castelvetro, non solo appare puerile ma anche offensivo per il 60% dei piacentini che cinque anni fa l’hanno eletta sindaco di Piacenza. Che poi di un siffatto atteggiamento si renda protagonista una persona, quale la candidata del Pd, che per anni ha vissuto lontano da Piacenza e dall’Italia, tanto da avere acquisito una doppia cittadinanza - quella italiana e quella americana - è veramente il colmo».

«Ci sono migliaia di elettori piacentini che risiedono a Piacenza, ma le cui origini affondano le radici nella nostra provincia, in altre zone d’Italia quando non addirittura al di fuori della stessa e che hanno acquisito negli anni la cittadinanza italiana e, dunque, il diritto di voto. E allora, secondo la candidata del Pd, queste persone non avrebbero amore per la nostra città per il sol fatto di non esserci nate? Siamo al solito esibizionismo della radice radical-chic della candidata del Partito Democratico che, dopo avere proposto il vertiporto ai pendolari piacentini, oggi pretende di fare lo screening della piacentinità ai candidati».

«Quando la politica non era un post, un selfie o un video, a fronte di una clamorosa gaffe, un candidato sindaco si sarebbe scusato, mostrando così di avere l’umiltà di ammettere l’errore. La candidata del Pd con artificiosa supponenza se n'è guardata bene. E pensare che un ventenne in suo appoggio schierato in una lista denominata “pensionato” un certo effetto lo fa. Ma alcuno - né dal centrodestra, né al di fuori - ne ha fatto un caso, tanto meno politico. Perché  - conclude - una campagna elettorale dovrebbe servire a rendere partecipi gli elettori di nuovi progetti, non di pettegolezzi stantii». 

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