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Disturbi alimentari: a Piacenza una guida in attesa di Casa Lilla

Nella zona monumentale dell’ospedale la creazione di uno spazio per il pasto assistito di ragazzi con disturbi alimentari. «A Piacenza nei primi due mesi dell’anno pervenute oltre 20 richieste di aiuto»

Disturbi alimentari, patologie sovente ignorate ma che sono cresciute progressivamente in questi ultimi anni tanto che a loro è stata dedicata una specifica giornata. Il 15 marzo, infatti viene celebrata in Italia la Giornata del Fiocchetto Lilla, una iniziativa nata nel 2012 dall’associazione “Mi Nutro di Vita”, sull’idea di un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia. La giornata mira pertanto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): anoressia, bulimia, binge eating e tante nuove forme ancora, disturbi psichiatrici complessi dell’area psico-somatica clinicamente gravi per l’alta frequenza di complicanze organiche, mortalità e cronicizzazione. Nell’ultimo ventennio stanno rappresentando progressivamente una vera e propria emergenza di salute mentale, con età di esordio tra i 10 e i 30 anni (età media di 17 anni). Si registra un crescente abbassamento dell’età di presentazione dei sintomi. I DCA costituiscono una sfida molto impegnativa per i servizi per la necessità di integrare diverse funzioni di cura: biologica/organica, psicoterapeutica, riabilitativa e assistenziale. L’approccio non può quindi che essere multidisciplinare. «A Piacenza nei primi due mesi dell’anno - ha precisato il dottor Massimo Rossetti, responsabile Percorso diagnostico terapeutico aziendale Disturbi comportamento - sono pervenute oltre 20 richieste di aiuto. Certamente la pandemia ha peggiorato la situazione». «Nel 2020 - ha chiarito - a fronte dei 30 accessi registrati nel 2019, c’è stata una diminuzione delle richieste (in tutto 20), dovuta anche alle limitazioni imposte dalla pandemia. Ma ora - dice Rossetti - nei disturbi (soprattutto anoressia nervosa, la più diffusa) - ci sono stati aumenti esponenziali e più della metà riguarda giovani di età inferiore ai 20 anni. La pandemia ha peggiorato la situazione, con le limitazioni agli spostamenti e all’attività fisica. A peggiore la situazione, in alcuni casi, anche la “convivenza forzata” con i familiari che ha scatenato tensioni». Rossetti ha citato dati significativi: «A Piacenza, il 75% dei casi seguiti riguarda pazienti di età compresa tra i 15 e 30 anni, mentre il 12% riguarda bambini di età compresa tra i 10 e i 15 anni. La maggior parte delle patologie, il 65%, riguarda l’anoressia nervosa, una percentuale che sale al 72% nei minorenni; l’11% dei pazienti è affetto da bulimia, il 3% ha disturbi di iperalimentazione, il 20% invece ha problematiche riconducibili a più patologie». Il percorso di cura, dice Rossetti, è lungo dai due ai quattro anni e, come hanno sottolineato Giacomo Biasucci, direttore dipartimento Materno infantile Ausl Piacenza e Roberto Sacchetti, segretario provinciale FIMP, l’età di insorgenza di disturbi dell’alimentazione si sta progressivamente abbassando e necessità di un approccio multidisciplinare.

«Dobbiamo dare un nuovo approccio corretto ai social che sovente divulgano concetti errati. Un ausilio è rappresentato da uno specifico opuscolo predisposto ad hoc «perché - hanno sottolineato anche Giacomo Biasucci, Roberto Sacchetti e Jessica Rolla, referente ambulatorio Disturbi comportamento alimentare e malattie metaboliche - vanno coinvolte le famiglie e naturalmente i pediatri, perché bisogna intercettare subito i primi segnali per una gestione delle patologie. Curare non solo l’acuto ma soprattutto prevenire con cure efficaci e tempestive». Non a caso la Pediatria dell’ospedale di Piacenza svolge ormai da anni un ruolo consolidato di punto di riferimento per i bambini e gli adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare e non solo del territorio piacentino, ma anche provenienti da Parma, Reggio Emilia e Modena, nonché dalle province lombarde limitrofe. L’equipe è costituita da un pediatra nutrizionista, una psicologa di età evolutiva e clinica pediatrica, una nutrizionista, nonché infermiere e operatori socio sanitari appositamente formati per la gestione terapeutica dei DCA. Piacenza, come ha anticipato il direttore generale dell’Ausl Luca Baldino, grazie a un finanziamento del Rotary Piacenza e alla collaborazione dell’associazione Puntoeacapo (presente con la presidente dottoressa Mara Negrati), potrà allestire uno spazio ad hoc per poter accogliere i pazienti affetti da questo tipo di problematiche. Si tratta della Casa Lilla: uno spazio per il pasto assistito di ragazzi con disturbi alimentari, ricavato nella zona monumentale dell’ospedale di Piacenza, ma con accesso indipendente da via Campagna. Casa Lilla - come ha spiegato l’architetto Carlo Ponzini - sarà una casa accogliente per garantire la riabilitazione psiconutrizionale a chi ne ha bisogno, senza avere l’aspetto di un luogo di cura, comprensiva di portico e giardino. Il progetto prevede di concentrare nell’area riqualificata anche gli ambulatori e i servizi attualmente dislocati nell’edificio 1A (Ospedale Grande).

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