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Il ricordo

«Perdiamo la memoria storica della Valnure, terra che aveva nel cuore»

Un ricordo di Renato Passerini dell’ex direttore de “La Cronaca” Emanuele Galba: «Era il collaboratore ideale che ogni redattore vorrebbe avere»

Piacenza è da oggi un po’ più povera. Con la scomparsa di Renato Passerini, la memoria storica del suo territorio perde un appassionato e preziosissimo testimone. La sua penna ha dato visibilità, per tanti anni, a un’intera vallata: quella Valnure che ha sempre avuto nel cuore.

Non è semplice condensare in poche righe i sentimenti che mi legavano a Renato. Amicizia, prima di tutto. Perché con lui scattava subito. Abbiamo iniziato a lavorare insieme dai primi anni ’90 alla Libertà di Ernesto Prati. Io giovane redattore del settore Provincia (con “delega” alla Valnure), lui corrispondente da Podenzano (e quindi anche dalla sua amata Grazzano Visconti, nella quale tutti lo consideravano come ne fosse il “sindaco”). Poi i nostri destini giornalistici si sono incrociati a La Voce e a La Cronaca. E lì la collaborazione e l’amicizia sono diventate ancora più strette. Sempre disponibile, preziosissimo per la sua rete di contatti, infaticabile nel confezionare servizi giornalistici “chiavi in mano”, ossia con pezzi e relative fotografie (sue o del suo grande amico e collaboratore Oreste Grana). Insomma, il collaboratore ideale, che ogni redattore vorrebbe avere.

Negli ultimi anni il nostro legame non si è indebolito, perché Renato è stato anche un grande amico della Banca di Piacenza. Collaboratore di Bancaflash, ha curato molte pubblicazioni sostenute dall’Istituto di credito. La sua ultima fatica editoriale è stata il prezioso volume “46 comuni, una provincia: Piacenza”, per il quale aveva chiesto il mio intervento per un ultimo controllo delle bozze. Una pubblicazione presentata al PabancaEventi con l’intervento di Pierluigi Magnaschi, suo grande amico. Mi mancheranno le sue email aventi nell’oggetto “SEGNALO”. Un esempio che ben fa comprendere chi era Renato Passerini. Facevo parte di una sua mailing-list (battezzata: “Gruppo di amici e conoscenti”) alla quale mandava una serie di segnalazioni (attraverso i link di notizie pubblicate su Il Piacenza, a dimostrazione che - a dispetto dell’età - aveva grande dimestichezza con la tecnologia).

Mi piace salutarlo riportando quanto scrisse un altro suo grande amico, il compianto Corrado Sforza Fogliani, nella prefazione al libro “Vestigia farnesiane”. Poche righe, tanto eloquenti che non c’è bisogno di aggiungere altro.

Renato Passerini è un caro, vecchio (da sempre, mio coetaneo) amico. Come è un instancabile lavoratore, ma instancabile davvero (misurato l’impegno alla vecchia maniera…). Ma a parte questo - e, soprattutto, con riguardo a quanto attiene a questo scritto - Renato è anche un grande curioso (una caratteristica, com’e noto, dell’intelligenza). E se alla curiosità si mettono insieme le capacità giornalistiche - da tempo un suo, non principale, ma neanche secondario, impegno - si capisce bene perché le sue pubblicazioni (e questa che il lettore ha tra le mani, non è certo la prima…) abbiano sempre un grande successo, di interesse e di critica.

“Vestigia farnesiane” è una pubblicazione di Renato. Quindi, ha tutte le caratteristiche - e di cui dicevo - proprie di ogni pubblicazione di Renato. I lettori troveranno qua tante notizie, e impareranno tante cose, che sono sfuggite ad altri (o a loro stessi). Proprio perché Renato ha il gusto (anche) del particolare, del minuto.

Naturalmente, Renato (ed ogni sua pubblicazione con lui), è questo, ma non solo questo. Basta andare, al proposito, al riferimento alla congiura del 1547 contro Pier Luigi Farnese: il fatto viene inquadrato, correttamente, nel suo periodo storico e nel suo senso più intimo, la rivolta delle autonomie feudali contro l’accentramento statuale. Che è appunto, la vera ragione di quella “rivolta”, al li là delle (pittoresche) romanzate dell’800. Un libro, quindi, piacevole a leggersi. Ma con, anche, tanti particolari che sono sfuggiti ad altri. Ma non a Renato.

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