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I funerali

In tanti per l’ultimo saluto al giornalista Passerini

La chiesa di Nostra Signora di Lourdes gremita per i funerali del nostro collaboratore. Il ricordo di Roberto Laurenzano (associazione “Dante”)

«Il caro Renato sapeva scrivere, sapeva utilizzare le parole. È la cronaca di una vita vissuta, quotidianamente, che è diventata esperienza ed è entrata nelle nostre vite. Come il Vangelo, parola scritta che trova la voce di qualcuno che ascolta e arriva a ciascuno di noi». Così don Giuseppe Lusignani, parroco di Nostra Signora di Lourdes, durante l’omelia, ha parlato di Renato Passerini, giornalista de “IlPiacenza.it”, scomparso il 26 maggio, all’età di 86 anni. Nella chiesa del quartiere dove viveva insieme alla moglie Ermanna, tanta gente ha voluto dargli l’ultimo saluto.

IL MIO RICORDO, PER L’AMICO RENATO PASSERINI

Sapevo che Renato da un certo tempo non se la passava bene in salute. E ad ogni “articolo” che gli inviavo gli chiedevo notizie in proposito. Poi ci telefonavamo. E, pur nutrendo qualche timore, mi lasciavo tuttavia andare ad una costante speranza di avere notizie possibilmente sempre migliori sulle sue forze fisiche. Quando intorno alle 9 dell’altro giorno sono stato informato telefonicamente da un comune amico che Renato era scomparso solo da qualche ora, non nascondo che sono rimasto immobile, paralizzato, e davvero la mia testa andava per suo conto. Non esagero. Si può temere, si può sperare, si può ragionare, ma non si è mai preparati alla realtà in certi casi. Ero preoccupato negli ultimi tempi, vedendolo affaticato; ma non volevo pensare che le cose dovessero “precipitare” in un attimo all’improvviso. Anzi, la speranza di vederlo sia pur lentamente migliorare, l’avevo sempre. Gli ho porto con mia moglie l’estremo saluto la sera stessa del triste giorno; riposava ormai per sempre, nella sua serena abitazione, dove varie volte erano corsi i nostri dialoghi, in amicizia - quella vera, autentica; in una reciprocità e sintonia di opinioni e di valori, quelli che “contano davvero” nella vita, e che non si traducono in ostentazioni, ma che,  accompagnati da sane concezioni sia pure nelle difficoltà che i tempi presentano (oggi come sempre), sono i veri  fattori che reggono e mandano avanti quotidianamente una società di esseri umani, riuscendo ad evitare da sempre e sempre che le stoltezze alla fine possano prevalere. Già: perché Renato Passerini era di “questa pasta”: semplicità di animo, cuore grande così, umiltà e modestia, capacità intellettiva, professionalità seria e vera nel lavoro. Lo è stato nella sua attività di base quando era analista chimico alla “Carlo Erba”, e lo è stato sempre quando con la passione, la precisione seria, la competenza mai sparata ai quattro venti, che lo contraddistinguevano, ha avuto modo di spaziare per pluridecenni nella professione giornalistica. I suoi “pezzi”, le sue iniziative, le sue esortazioni, serie e solide ma sempre con garbo e mai oltre le righe, pur essendo (per chi  avesse coscienza e volontà) sferzanti e costruttive seriamente e fattivamente, il sul stie immediato, senza fronzoli inutili e sterili,  la sua chiarezza espositiva senza mai assumere atteggiamenti intellettualmente arroganti che non fanno mai bene, ma anzi tendono ad allontanare il lettore comune da una analisi ragionevole e logico di un problema prospettato via-stampa,  sono state le doti professionali che hanno sempre accompagnato Renato Passerini nella sua quotidianità giornalistica. Il contatto con lui da parte di chi scrive (di getto) queste righe era pressoché continuativo, per varie occasioni. E sempre in un clima di pienissima sintonia e reciproco scambio di opinioni sul “meglio da farsi”. Mai più dimenticherò i suoi (via e-mail) “Pubblicato”, o “i suoi tempestivi e utilissimi “Segnalo”: una intelligente, simpatica, immediata “chiamata a leggere” di quanto intendeva informare. Attraverso i suoi meravigliosi (e non esagero) libri sulla Val Nure e su ogni territorio di cui si interessasse e pubblicasse aspetti, bellezze, problemi e d immagini, ho avuto modo di “gustare” ed approfondire tante caratteristiche della terra piacentina dove vivo fin da piccolissimo bambino. Ma Renato ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo solo vent’anni or sono; tuttavia la conoscenza ha prodotto immediata pienezza di amicizia, spontanea, naturale, istintiva. Proprio per le ragioni che ho appena poche righe più su descritte. La sua persona, la sua sempre piena e pronta disponibilità, la sua celerità nelle realizzazioni nel lavoro giornalistico, quotidiano, la sua costante presenza al computer (oserei dire, ormai per metafora alla... macchina da scrivere), la sua – ribadisco – semplicità interiore e modestia, lontano da passerelle e riflettori, mi mancheranno, e ci mancheranno. Ma chi lo ha conosciuto bene, e lo ha frequentato bene, con analoga autenticità di animo, ha un conforto e una consapevolezza: ora davvero Renato Passerini sta continuando a vivere “scrivendo lungo i viali del cielo”, in una eterna gloria e “viva” soddisfazione spirituale. E i suoi “input”, le sue idee ed iniziative, la sua instancabile alacrità nello scrivere – sono certo – continuano a “vivere” sotto altra forma, ma davvero continuano a vivere. Per l’eternità. Non è retorica, né pia religiosità. È certezza. Grazie, amico carissimo Renato; grazie, per tutto quello che ci hai donato con la tua modestia ricchissima di ricchezza interiore e intellettiva. Da amici veri.                                       Roberto Laurenzano  

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