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"L'adozione. Origini, declino e trasfigurazione di un istituto", se ne parla in Cattolica

Un incontro proposto dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza nell'ambito del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza in collaborazione con il Dipartimento di Scienze giuridiche e organizzata dai professori Roberto Isotton e Andrea Renda

L’adozione è un istituto antichissimo che risale all’epoca romana, sul cui futuro è necessario essere ottimisti se supportato da adeguati interventi legislativi. Di questo importante argomento si è trattato all'Università Cattolica durante una lezione sul tema "L'adozione. Origini, declino e trasfigurazione di un istituto".  Un incontro proposto dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza nell'ambito del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza in collaborazione con il Dipartimento di Scienze giuridiche e organizzata dai professori Roberto Isotton e Andrea Renda. Dopo i saluti di Antonio G. Chizzoniti, presidente del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza sono seguiti gli interventi di Gigliola Di Renzo Villata già ordinario di Storia del diritto medievale e moderno all'università degli Studi di Milano, dottore honoris causa dell’Université Paris II – Panthéon ASSAS  e di Andrea Renda associato di Diritto privato dell’Università Cattolica di Piacenza che ha trattato della Legge 184 del 1983. «Affonda le sue radici nel diritto romano ma con finalità politiche, con la famiglia istituzione giuridica con a capo il pater familias», ha detto Di Renzo. La lezione ha poi sviscerato l’evolversi dell’istituto dell’adozione dall’Alto Medioevo alla tarda età moderna nel suo reimpiego attraverso i tempi secondo le necessità della società. Alcune opere dottrinali e documenti altomedievali recano tracce di una vita dell’istituto, in parte in accordo con il regime romano, in parte nel solco del diritto longobardo e franco, al fine precipuo di assicurare un figlio a chi ne è privo (imitatio naturae) e di avere un proprio erede prescelto.

giovani studenti università cattolica ok 2019 anche per repertorio-2Nel Basso Medioevo, se l’interesse verso l’adottare è abbastanza scarso, non mancano tuttavia testimonianze diverse, che contribuiscono a mutare la fisionomia di un istituto considerato per lungo tempo di scarsissima o quasi nulla applicazione : la dottrina ne tratta seguendo lo schema e la disciplina romanistica ma prende anche in parte atto di un’applicazione diversa nella quotidianità dell’epoca e cerca di assecondarne, soprattutto nei consilia, un più largo impiego per provvedere da una parte alle esigenze di orfani bisognosi di assistenza e dall’altra di coloro che desiderano farsi carico del mantenimento di un fanciullo in stato di bisogno, o di avere un erede per necessità dinastiche. Nell’età moderna dal XXI al XVIII secolo si può rilevare un analogo sviluppo, non così stentato come prima si credeva. Seppure non di uso frequente, l’istituto continua il suo cammino : la sua vita, per così dire sotto traccia, è preludio ad un risorgere, talora sotto vesti mutate, durante la rivoluzione francese, in una nuova concezione della famiglia e della società, fondata su principi più egualitari, e, con minore favore, nell’età napoleonica (e nel Code Civil). I secoli successivi attestano la ‘necessità di un suo uso che trova la sua ragione d’essere, all’oggi, in motivazioni ‘naturali’, fondata su diritti più egualitari.

Il futuro, in una società improntata a una diversa concezione dei rapporti domestici, secondo un modello di famiglia più attenta, tra Otto e Novecento, alle dinamiche interne interpersonali a sfondo affettivo, educativo e assistenziale, piuttosto che alle prospettive economiche, ha dato più largo spazio alle adozioni, bisognose di essere plasmate e costruite in termini giuridici secondo gli scopi assegnati dall’ordinamento, in una visione ormai non più limitata ai confini nazionali ma aperta ad abbracciare, senza limiti geografici, le necessità e la buona volontà di genitori da una parte e, dall’altra, di fanciulli in condizioni di precarietà e disagio. Renda ha ricordato che l'istituto, nella moderna concezione avente finalità assistenziale, è stato introdotto con la legge 5 giugno del 1967. Prima di tale data, a tutela dell’infanzia abbandonata, esisteva l’istituto dell’Affiliazione che non instaurava alcun rapporto di filiazione con l’affiliante – non necessariamente una coppia – e che poteva essere revocata in qualsiasi momento. L’adozione invece poteva avvenire per soggetti maggiorenni, per motivi di reciproca utilità tra adottante e adottato, o per soggetti minorenni, ma in tal caso era necessario che l’adottante avesse più di cinquant'anni e che non avesse altri figli legittimi. La legge 184 del 1983, riformata dalla n. 149/2001, ha effettuato un capovolgimento di prospettiva ponendo in primo piano l’interesse del minore abbandonato e il suo diritto ad avere una famiglia. Ha poi esaminato lo stato di adottabilità, il caso del minore orfano e di quello non riconosciuto ed ha spiegato i requisiti per richiedere l’adozione ed altri aspetti della normativa.

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