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Riforestazione e ripristino di lanche e rami abbandonati del Po, interventi anche nel Piacentino

Le aree della foce del Trebbia, del Tidone, del Nure con Mortizza, Isola di Pinedo, Bosco di Caorso, Isola Serafini e Olza-Fogarole inserite nel progetto di "rinaturalizzazione" elaborato da Wwf e Anepla

Ripristinare e riattivare i rami laterali e le lanche, abbassare i pannelli di navigazione, riforestare con specie autoctone la fascia fluviale per contenere ed eradicare specie vegetali alloctone invasive. Attività ideate per la rinaturazione del fiume Po, inserita nel testo definitivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che il Governo si appresta ad inviare alla Commissione Europea. Un progetto elaborato da Wwf Italia e da Anepla (Associazione nazionale estrattori produttori lapidei affini di Confindustria), condiviso e integrato con la collaborazione dell’Autorità di Bacino distrettuale del Po e di Aipo (Agenzia Interregionale per il Po). «Un’elaborazione frutto di un rapporto consolidato, tra il mondo ambientalista e quello delle imprese, che portò agli inizi degli anni 2000 a una proposta congiunta di Direttiva tecnica» come sottolinea la nota congiunta delle due associazioni. Il progetto prende in considerazione una vasta fascia fluviale, dalla provincia di Pavia fino a quella di Rovigo, che si estende per 32.431,18 ettari, nella quale sono state individuate 37 aree da “rinaturalizzare” lungo il tratto medio padano, più altre 7 aree localizzate nel delta del Po. Tra queste anche le aree piacentine della foce del Trebbia, del Tidone e del Nure, oltre a Mortizza, Isola di Pinedo, Bosco di Caorso, Isola Serafini e Olza-Fogarole, oggetto di riqualificazione o riattivazione di lanche e rami abbandonati, di adeguamento dei pannelli, riforestazione naturalistica e controllo di specie vegetazionali invasive, come indicato nello schema sottostante.

                            I siti d'intervento della rinaturalizzazione del Po-2

Come ricordano Wwf e Anepla, gli obiettivi del progetto sono riequilibrare i processi morfologici attivi, attraverso l’abbassamento dei pennelli per la navigazione, divenuti negli anni troppo alti per essere sormontati dalle portate ordinarie del Po ma che vengono adeguati in modo da garantire un’azione di rinaturazione (ripristino delle zone umide perifluviali), consentendo le attuali condizioni di navigabilità; migliorare le condizioni di sicurezza idraulica, diminuendo il più possibile le sollecitazioni idrodinamiche in corrispondenza delle arginature e aumentando la capacità d’invaso e il recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalla fascia naturale perifluviale, costituita da una notevole diversità di ambienti (quali greti, isole, sabbioni, boschi ripariali, lanche, bodri) che è importante tutelare, come dimostrato anche dai numerosi siti di Rete Natura 2000 presenti in questo tratto, attraverso una diffusa azione di rinaturazione. «Il progetto - evidenzia la nota - prevede un investimento di 360 milioni di euro per ripristinare e riattivare i rami laterali e le lanche, per ridurre i pennelli di navigazione, per riforestare con specie autoctone la fascia fluviale, per contenere ed eradicare specie vegetali alloctone invasive. Si tratta di un investimento dello Stato sul proprio capitale naturale che consentirà di attivare servizi ecosistemici che ripagheranno l’investimento fatto. La proposta è coerente con la pianificazione di bacino (in particolare con il programma sedimenti dell’Autorità di bacino del Po) e con le direttive europee “Acque”, “Alluvioni” e Habitat. Il progetto risponde agli obiettivi e agli standard definiti nelle Linee Guida per i Pnrr e nel Regolamento che istituisce lo strumento Recovery and Resilience Facility (Rrf), in cui si chiede ai Paesi Membri della Ue di intraprendere azioni concrete per accrescere il loro capitale naturale tutelando e riqualificando le loro risorse naturali. Intervenire sul Po risponde anche alle indicazioni della “Strategia Europea per la biodiversità” che chiede ai Paesi Membri di intervenire sui 25mila chilometri dei fiumi europei per ripristinare le pianure alluvionali e le zone umide e consente di integrare e implementare gli obiettivi di sviluppo sostenibile avviati in quest’area dai due Mab Unesco presenti: “Po Grande” e “Delta Po”».

«È un progetto assolutamente strategico, che costituisce un ottimo biglietto da visita dell’Italia in Europa, nel quale si coniugano le esigenze di riqualificazione ambientale e di ripristino dei servizi ecosistemici e si contribuisce a ridurre il rischio idrogeologico. La rinaturazione del Po è un progetto pilota che può essere replicato lungo tutti i principali fiumi d’Italia e favorire una vasta e concreta azione per invertire la curva della perdita di biodiversità e per l’adattamento ai cambiamenti climatici» afferma Alessandra Prampolini direttrice di Wwf Italia. «Il progetto è un’occasione formidabile di sviluppo per un territorio e dimostra come sia possibile coniugare positivamente le priorità ambientali con le esigenze di chi vive e lavora anche su un’area così complessa come quella padana, dimostrando nel concreto che l’uso sostenibile delle risorse non è soltanto un’aspirazione ma si può tramutare in un’iniziativa condivisa tra il settore privato e il mondo associativo» sostiene Claudio Bassanetti Presidente di Anepla. «L’Autorità di distretto ha accolto favorevolmente la proposta perché coerente con la Pianificazione di bacino e con il Programma generale di gestione dei sedimenti ed è disponibile a coordinare l’attuazione del progetto promuovendo il coinvolgimento di tutti gli enti pubblici competenti nelle diverse fasi attuative, anche con il supporto tecnico scientifico delle Università del distretto e garantendo la partecipazione degli stakeholder territoriali. La proposta, inoltre, ben si integra con il percorso di sviluppo sostenibile intrapreso con il Mab Unesco “Po Grande” che vede il coinvolgimento attivo di 85 comuni e 8 province rivierasche» commenta Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po. «Si tratta di una grande sfida e un'enorme opportunità per la riqualificazione del nostro più importante fiume. Il Po è una grande infrastruttura in grado di coniugare biodiversità, bellezza paesaggistica, turismo e mobilità sostenibile, essendo al contempo risorsa idrica e fonte di energia rinnovabile. Questo progetto ne valorizzerà ulteriormente le potenzialità e peculiarità. AIPo come soggetto attuatore degli interventi avrà il delicato e prezioso compito di predisporre i numerosi progetti previsti. Un'occasione unica e di grande rilevanza» aggiunge Irene Priolo, Presidente di Aipo, che riunisce tutte le Regioni attraversate dal Po, e Assessore all’Ambiente e difesa del suolo della Regione Emilia-Romagna.

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