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Cronaca

Caccia, richiami vivi. Meo (Verdi): “E’ ora di fermare questa pratica barbara”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

Durante la seduta odierna dell’Assemblea legislativa la consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo ha rivolto un’interrogazione a risposta immediata all’Assessore all’Agricoltura Tiberio Rabboni sul tema dell’uccellagione e dell’utilizzo dei richiami vivi nell’attività venatoria nella nostra regione, chiedendo in particolare l’ammontare dei finanziamenti pubblici che le Province erogano ai soggetti gestori gli impianti di cattura.

“L’uso dei richiami vivi – spiega la consigliera Meo – è un tipo di caccia anacronistico, di gravissimo impatto sull’avifauna migratoria, eticamente ormai inaccettabile e secondo milioni di cittadini da proibire, ma, essendo purtroppo ammesso dalla legge nazionale, viene praticato anche in Emilia-Romagna, soprattutto nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna.”

“Nella mia replica all’Assessore Rabboni – continua Meo – ho voluto ricordare l’inumanità di questa pratica vergognosa, che consiste nella cattura di questi animali con reti, nella loro tortura legalizzata in barba alle norme, mantenendoli in cantine buie per mesi o dopandoli con massicce dosi di ormoni, affinché al momento giusto cantino più forte per attrarre loro simili verso la morte, con gravi danni fisici e comportamentali.”

“Nella stagione venatoria in corso la Regione ha autorizzato le tre Province a mettere in funzione 30 impianti fra roccoli, prodine e copertoni (1 per Bologna, 13 per Forlì-Cesena e 16 per Ravenna). Sono impianti muniti di reti da uccellagione che possono catturare legalmente fino a 5.614 esemplari di Allodola, Colombaccio, Cesena, Merlo, Pavoncella, Tordo bottaccio e Tordo sassello che finiranno rinchiusi per sempre in minuscole gabbiette come richiami vivi utilizzati dai cacciatori negli appostamenti di caccia, e tutto ciò viene addirittura attuato con finanziamenti pubblici ai gestori degli impianti.”

“Infatti, a differenza di altre realtà regionali in cui vengono gestiti da dipendenti provinciali, in Emilia-Romagna tali impianti fanno generalmente capo ad associazioni venatorie o imprese, o comunque a soggetti privati che gestiscono un patrimonio indisponibile dello Stato, la fauna. I dati relativi al 2012 indicano che la Provincia di Forlì-Cesena ha stanziato quasi 56.000 euro, quella di Ravenna quasi 39.000 euro, mentre quella di Bologna per l’unico impianto in esercizio ha erogato circa 3000 euro. E’ incredibile che gli enti pubblici riescano ogni anno a trovare i soldi per torturare decine di migliaia di piccoli uccelli!”

“All’inizio del 2011 – conclude la consigliera dei Verdi – la Commissione Europea ha dato avvio, proprio sulla cattura degli uccelli da utilizzare come richiami vivi, ad una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e perciò, se il nostro paese verrà condannato, tutti gli italiani dovranno dunque pagare di tasca propria le sanzioni imposte per punire i provvedimenti illegittimi a favore dei soliti cacciatori.”

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