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Cronaca

"Molto lavoro per nulla": il panorama del lavoro per i giovani

«A lungo termine il modo migliore per ridurre le disuguaglianze determinate dal lavoro ma anche per aumentare la produttività media della manodopera e lo sviluppo globale dell’economia, è senza dubbio quello di investire nella formazione»

«Qualche settimana fa - scrive in una nota l'Unione degli Studenti Piacenza - un brivido ci ha percorso la schiena ascoltando alla radio l’intercettazione telefonica dove Berlusconi comunicava a Tarantini che le ragazze che gli avrebbe procurato per quella sera, avrebbero incontrato due persone (Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce) in grado di dare lavoro a chiunque, due vecchietti ma potenti.

Questa è una parte del mondo imprenditoriale che aspetta a braccia aperte, in questo caso si può davvero dire, noi giovani.

In rete gira l’immagine di un graffito che dice: "Fotti il sistema, studia".

Chissà se l’autore ha letto di quell’indagine che due ricercatori di Harvard hanno pubblicato sull’andamento del numero di laureati, da una parte, e della differenza salariale tra laureati e salariati, dall’altra, negli Stati Uniti dal 1890 al 2005.

Tra le conclusioni una certezza ci ha colpito: a lungo termine - continua la nota - il modo migliore per ridurre le disuguaglianze determinate dal lavoro ma anche per aumentare la produttività media della manodopera e lo sviluppo globale dell’economia, è senza dubbio quello di investire nella formazione.

Dunque l’investimento personale non basta, dobbiamo essere facilitati in questa delicata fase della nostra vita, e i tagli lineari all’istruzione di questi ultimi anni non vanno certo in questa direzione. Dato recentissimo certifica che l’università pubblica a seguito dei continui rincari (+75% solo nel periodo 2009-2014) ha rette tra le più alte d’Europa). 

L’Istat, prestigioso ente pubblico di ricerca statistica che si regge grazie al lavoro precario di 372 persone che, per protesta, hanno occupato periodicamente la sala in occasione della presentazione dei dati alla stampa, ha confermato quale percorso a ostacoli ci aspetti: 42,6% di disoccupazione giovanile, 4 milioni 415 mila neet, in aumento su base annua, in un paese che sempre più vede allagarsi la forbice tra ricchi (in Italia risiede il 6% dei milionari in dollari di tutto il pianeta) e poveri (la metà della popolazione possiede il 10% della ricchezza nazionale e una persona su 10 è in povertà assoluta).

La politica del nostro governo - prosegue l'Unione degli Studenti Piacenza - non ci sembra abbia a cuore chi si affaccia al mondo del lavoro: si indicano modelli stranieri che vedono la forza lavoro giovanile fortemente precarizzata, basti pensare che la disoccupazione in Germania si mantiene sotto la metà di quella italiana grazie agli 8 milioni di mini-jobs a 400 € mensili, mentre il 6% in Gran Bretagna si stima considerando i diffusi contratti a zero ore (reperibilità 24 ore su 24, lavori a cottimo, paghe orarie da fame). In una battuta: "molto lavoro per nulla".

Quella che dovrebbe essere la vetrina del made in Italy, l’esposizione mondiale di Milano, ne è il paradigma. La corruzione e l’infiltrazione della criminalità organizzata hanno caratterizzato la fase iniziale, ovvero la fase relativa ai bandi per la costruzione delle opere, lo sfruttamento della forza lavoro, quella giovanile soprattutto, sarà il nostro biglietto da visita durante i mesi di apertura al pubblico.

Expo Spa e sindacati confederali hanno concertato lavoro gratuito per 10.000 giovani, mentre solo 800 fortunati lavoreranno con contratti a termine, da apprendistato o da stagista per 400/500 euro mensili.

"Nutrire il pianeta, energia del futuro": il tema Expo è indubbiamente di grande interesse, fa solo rabbia pensare che in Italia, l’agricoltura si regge grazie ad un 30% di lavoro "sommerso", lavoro "in nero e per neri", costretti a lavorare come schiavi per poter a malapena riuscire a nutrire se stessi. 

Nonostante tutto pensiamo che valga la pena, e il nostro impegno come sindacato studentesco va in questa direzione, cambiare il paese piuttosto che cambiare paese, come il Presidente del Consiglio di qualche anno fa ci invitava a fare».

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