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Niviano / Rivergaro

Accoltellato dopo una violenta lite, l'arma trovata nei pressi dell'abitazione

Proseguono le indagini dei carabinieri volte a ricostruire quanto accaduto il 9 novembre a Niviano dove l'operaio Paolo Troccola è stato trovato morto in un lago di sangue. In carcere un giovane collega

E’ stato trovato nei pressi dell’abitazione di via Monti a Niviano il coltello serramanico verosimilmente utilizzato per colpire all’addome Paolo Troccola, il 56enne di Deliceto (Foggia) rinvenuto cadavere e in una pozza di sangue nella serata del 9 novembre in un appartamento che condivideva con altri operai in trasferta come lui e impiegati in una ditta specializzata nella manutenzione delle strade. Per la sua morte è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per omicidio il giovane collega, il 21enne Emanuele Carella. Il ragazzo, alle Novate, è stato interrogato alla presenza del suo avvocato Ilaria Zedda, dai carabinieri e dal sostituto procuratore Matteo Centini che coordina le indagini. Avrebbe risposto alle domande, fornito la sua versione dei fatti e raccontato la serata. Nelle prossime ore il fermo dovrà essere convalidato.

Verosimilmente i due erano soli in casa, poi una lite furibonda nella quale sono volate parole molto grosse, forse insulti pesanti da parte di Troccola verso la famiglia del giovane. Ben presto il violento litigio si sarebbe trasformato in violenza fisica, di lì la colluttazione e la rottura di una porta a vetri e le coltellate. Poi la chiamata al 118 e il rientro a casa di un terzo collega al momento indagato per favoreggiamento (non era presente al momento del fatto ma è arrivato poco dopo): evidentemente la sua ricostruzione dei fatti non è stata ritenuta da chi indaga del tutto genuina. Il cadavere del 56enne è stato trovato dai sanitari e dai carabinieri di Rivergaro in un lago di sangue davanti alla porta della sua camera da letto, attorno i pezzi di vetro della porta spaccata. Sul corpo 4-5 ferite d’arma da taglio e sul collo una lesione più profonda e forse mortale.

Cosa e chi l’abbia provocata ma anche il come sarà stabilito dall’autopsia che chiarirà compiutamente la causa della morte dell’operaio foggiano. In un’altra stanza invece, al momento dell’accesso nell’abitazione dei soccorsi, il giovane collega. I tre sono operai foggiani in trasferta che lavorano per una ditta specializzata nella manutenzione delle strade, e proprio in questo periodo si trovavano a condividere l’appartamento di via Monti nel quale ciascuno aveva la propria camera da letto. Al netto di quanto fino ad ora emerso, i carabinieri del Reparto Operativo e la procura stanno comunque lavorando senza sosta per ricostruire compiutamente quanto realmente accaduto e per capire cosa possa essere successo nel lasso di tempo nel quale la vittima e l’altro giovane collega sono rimasti soli in casa e chi o cosa possa aver provocato la morte del 56enne nonché il movente. All’appartamento infine sono stati apposti i sigilli al termine degli accertamenti scientifici dell’Arma.

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