«C’è l’intelligenza da studio, ma conta soprattutto quella dell’anima»

«Sono qui soprattutto per voi giovani, ai quali dico subito: studiate (poco, ma intensamente) e soprattutto coltivate l’intelligenza dell’anima; siate creativi, ma lo sarete se attorno a voi c’è equilibrio. Fate scherzi, siate divertenti, amanti, gentili, delicati, perché questa è la vera umanità». È stato un piacere ascoltare lo stilista Brunello Cucinelli nella sua lectio magistralis all’Università Cattolica in occasione della celebrazione del Dies Academicus per l’ateneo piacentino perché la sua relazione è stata una vera e propria “lezione di vita” e di fresca umiltà, esattamente come il tema cui era stato sollecitato ad intervenire, ovvero “Verso un umanesimo universale: riflessioni sui giovani, la speranza e la provvidenza”. Un uomo semplice, concreto, dalla sapida e spiritosa loquela, nonostante Cucinelli sia presidente e direttore creativo dell’omonima azienda nota per la produzione di maglieria pregiata in cashmere nota in tutto il mondo.

Lo stilista ha ricordato gli inizi umili, in campagna a contatto con la natura in Umbria, insieme ai genitori e i nonni, una famiglia di tredici persone che abitava in campagna a Castel Rigone, in un casale rustico circondato da campi, frutteti e boschi. «Quella vita era come un piccolo mondo perché conteneva al suo interno il germe di ogni cosa fondamentale dell’esistenza. Era bello vedere i miei familiari soddisfatti per il raccolto. La prima balla di grano andava alla comunità per volere di mio nonno. Da lì ho appreso il grande tema della vita: l’equilibrio tra profitto e dono. Avevo tendenza alla precisione, e questo mi fruttò il compito fisso che era quello di tirare i buoi per l’aratura. Eravamo in due: mio padre a guidare l’aratro, e io avanti, che riuscivo a tenere i buoi esattamente al centro del solco. Terminata l’aratura, mio padre studiava attentamente i solchi ben tracciati e infine mi diceva: “Bravo, guarda come sono dritti”; se gli chiedevo perché fosse così importante, la sua risposta era: “perché sono più belli”».

«Nella semplicità con la quale mio padre identificava la linea diritta con la bellezza vi era tutto il significato della corrispondenza tra l’esattezza e la riuscita di un lavoro, dinanzi alla quale il concetto di bellezza nasceva spontaneo. Io sono dunque cresciuto in campagna, in equilibrio con il creato. Non siate assillati - ha detto agli studenti - dal dover creare per forza qualche cosa di nuovo. Io quando ho detto a mio padre che avrei iniziato a lavorare il cachemire lui mi rispose: “non ho capito cos’è, ma tu prova”. Nel presente e nel futuro dovrete sapere rispondere al più grande problema dei nostri tempi: saper dare dignità economica e sociale agli operai dell’oggi e del domani. Lavorate poche ore, ma siate concentrati e state lontani dallo smart working. Speranza e provvidenza fanno la differenza. Siate innamorati pazzi, rispettosi verso i genitori, ma non accantonate i vostri desideri e le vostre ambizioni. Non abbiate paura dell’intelligenza artificiale che tanto più danni dei social non può fare».

Ed ancora: «proseguite per la vostra strada, seguite i vostri sogni; la scuola italiana è di qualità perché educa, altre scuole invece insegnano e basta. C’è differenza tra essere educati e istruiti. L’Italia è in difficoltà? Non credeteci, il mondo ci guarda, siamo i più grandi manifatturieri di qualità al mondo. Abbiamo un problema: far ritornare ad avere dignità chi fa l’operaio».

Prima dell’intervento di Cucinelli è intervenuta la presidente della Provincia Monica Patelli che ha ricordato che oggi «i giovani si stanno preparando a sfide globali, quindi necessitano di infrastrutture e mezzi qualitativi». Anche il sindaco Katia Tarasconi ha dato il benvenuto della città all’imprenditore umbro.