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Istruzione ed economia, Piacenza sopra la media nazionale: «Più debole nel confronto regionale»

Pubblicato il report 2021 “BES-Benessere Equo e Sostenibile delle province”. Forte impatto del Covid-19 sull’aspettativa di vita

«Piacenza sopra la media nazionale per istruzione e benessere economico, più debole nel confronto regionale». Sono alcuni dei punti messi in luce dalla provincia nell’analisi del report 2021 del BES - Benessere Equo e Sostenibile delle province, pubblicati sul sito www.besdelleprovince.it.

Il progetto in rete nato nel 2013 e sviluppato grazie alla stretta collaborazione tra Cuspi (il Coordinamento degli Uffici di Statistica delle Province Italiane) e Istat, con lo scopo di creare un Sistema Informativo Statistico a supporto della programmazione strategica e operativa degli Enti di area vasta, che  valuti il progresso della nostra società non soltanto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista sociale, ambientale e della sostenibilità.

«Un progetto – spiega la nota dell’Ente di via Garibaldi - che ha visto nel 2021 il coinvolgimento di 32 uffici di statistica di Province e Città metropolitane, tra i quali il nostro e quelli di tutte le altre province emiliano-romagnole e della Città Metropolitana di Bologna, cosa che qualifica anche quest’anno l’Emilia-Romagna come l’unica realtà italiana ad avere un set completo di informazioni sul BES confrontabili a livello regionale.

Sono sempre undici le dimensioni prese in considerazione (Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, oltre a Politica e istituzioni, Sicurezza, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi), declinate sulla base di oltre 70 indicatori, calcolati in modo omogeneo per i territori degli enti di area vasta aderenti al progetto; circa un terzo di questi indicatori sono nuovi rispetto a quelli delle passate edizioni, dando conto in parecchi casi – con i dati al 2020 – degli effetti della pandemia».

«E proprio con l’impatto del Covid-19 si apre l’edizione 2021 del BES della provincia di Piacenza, riportando per la dimensione “Salute” (la più penalizzata tra tutte quelle considerate) gli indicatori 2020 relativi alla speranza di vita alla nascita ed alla speranza di vita a 65 anni, da noi in deciso peggioramento a causa degli elevatissimi i tassi di mortalità e della conseguente riduzione dell’aspettativa di vita».

«Va meglio - sottolinea l’analisi - per la dimensione “Istruzione e Formazione”, con una serie di dati che evidenziano nel complesso buoni livelli di prestazione relativamente al grado di scolarità e al possesso delle competenze alfabetiche e numeriche, soprattutto nel confronto con la media nazionale, mentre sono da migliorare le performance per quanto riguarda la formazione continua, e in generale i confronti con la regione.

Discreta situazione anche per la dimensione “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita”, dove si registrano a Piacenza aspetti ancora piuttosto positivi (specie per i tassi di occupazione e disoccupazione, e per il tasso di mancata partecipazione al lavoro), nonostante gran parte dei dati si riferiscano al 2020, anno che ha visto generalmente in Italia a causa del Covid-19 un aumento dell’inattività e un calo dell’occupazione».

«Come pure positiva – aggiunge la nota - rimane per il contesto piacentino la dimensione “Benessere economico” (reddito disponibile delle famiglie, retribuzione dei lavoratori dipendenti, redditi da pensione, ...), con gli indicatori sempre al di sopra di quelli medi nazionali (a testimoniare un posizionamento consolidato nell’ambito delle aree più sviluppate del nord Italia), anche se in non pochi casi al di sotto del dato regionale.

Se da noi la dimensione “Relazioni sociali” si distingue ancora per l’elevata presenza delle istituzioni non-profit (nel 2020 raggiunge il valore di 72,7 per 100.000 abitanti, più elevato di quasi 13 punti del dato nazionale e di oltre 10 rispetto al dato regionale), e la dimensione “Politica e istituzioni” per l’ottima prestazione a livello gestionale dell’Amministrazione Provinciale (si vedano i dati sulle spese rigide e sulla capacità di riscossione), meno brillanti - soprattutto a confronto con la realtà nazionale - appaiono invece le prestazioni nel piacentino per la dimensione ”Sicurezza” (i nuovi indicatori 2021 consegnano una situazione più critica rispetto al passato), la dimensione “Paesaggio e patrimonio culturale” (non si evidenziano riduzioni significative dei divari rispetto a regione/Italia per verde storico, parchi e patrimonio museale), e la dimensione “Ambiente” (rimangono sotto media i dati sul verde urbano e sul superamento dei limiti di inquinamento dell’aria, e non particolarmente positivi quelli su produzione e diffusione degli impianti fotovoltaici)».

«Sempre da migliorare è inoltre il quadro relativo alla dimensione “Innovazione, ricerca e creatività”, dove tutti gli indicatori – la propensione all’acquisizione licenze e brevetti, la specializzazione produttiva nei settori ad alta intensità di conoscenza, la percentuale di imprese impegnate in progetti di innovazione - risultano ancora al di sotto delle prestazioni regionali e nazionali».

«Per quanto riguarda infine la dimensione “Qualità dei servizi” i dati consegnano all’ambito piacentino ancora una situazione nella quale diversi indicatori (la presenza e l’utilizzo di servizi per l’infanzia, le interruzioni senza preavviso del servizio elettrico, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani) da una parte stanno sopra alla media italiana, ma dall’altra sono al di sotto della media emiliano-romagnola».

«In conclusione, dalle analisi emerge come la situazione della provincia di Piacenza riferita alle dimensioni del BES si caratterizzi anche in questa edizione 2021 da un lato per il posizionamento in generale piuttosto soddisfacente del nostro territorio nel confronto con la realtà nazionale, dall’altro ancora per una condizione di relativa debolezza rispetto a quella regionale».

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