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Sostenere le richieste di Rajoy per evitare il disastro economico europeo

Le politiche economiche devono allontanare l'incertezza. E' necessario accogliere le richieste di Rajoy: l'alta rischiosità del sistema bancario spagnolo e la conseguente incertezza non si limitano ad impedire la crescita. Rischiano di scatenare una nuova fase di crisi bancarie con pericoli di contagio fortissimi per tutta l'Europa. Germania inclusa

L’incertezza impedisce la ripresa e la crescita e vanifica le politiche monetarie. I dati recenti stimano per il nostro Paese un tasso di inflazione del 3,3% per il 2012, con una disoccupazione ben oltre il 9% (che salirebbe al 15% se si considerasse il cosiddetto “effetto scoraggiamento” di coloro che, essendo disoccupati da lungo tempo, hanno rinunciato a cercare lavoro) e una crescita del PIL fortemente negativa per il 2012 (le stime vanno da un “ottimistico” -1,3% dei dati governativi ad un più realistico -1,9% delle stime econometriche FMI).

Il famoso “milione di posti di lavoro” non è stato creato, ma è stato perso negli ultimi 15 anni. Tutto questo, oltre ad essere stato causato dalla crisi finanziaria (iniziata nell’ormai lontano 2007) è il semplice e logico effetto di due elementi: il primo sono le politiche redistributive a svantaggio dei redditi bassi. E’ da 15 anni (per la verità anche con governi di centrosinistra) che i salari nominali crescono meno dell’inflazione e anche uno studente del primo anno di economia capirebbe che la domanda non può crescere se i prezzi crescono più dei redditi…

Per questo motivo la nostra economia era già in difficoltà prima della crisi… Il secondo motivo è la volatilità e l’incertezza che hanno caratterizzato i mercati finanziari. La Tobin tax, se applicata in tutta l’area Euro, scoraggerebbe gli speculatori di professione (quelli che fanno migliaia di transazioni a settimana) ma non i “veri” imprenditori, quelli che investono all’estero a fronte di “veri”piani industriali o che detengono in portafoglio titoli con un’ottica di lungo periodo. Le borse europee sarebbero quindi meno volatili (poiché avrebbero, a causa della Tobin tax meno speculatori di professione) e quindi meno “rischiose”. Non sarebbe questo un “pregio” in grado di attirare gli investitori internazionali?

Queste sono dunque le riforme urgenti e non le fantasiose proposte del ministro Fornero…Le politiche economiche devono quindi, in primo luogo, allontanare l’incertezza. Per questo accogliere le richieste di Rajoy è necessario: l’alta rischiosità del sistema bancario spagnolo e la conseguente incertezza non si limitano ad impedire la crescita. Rischiano di scatenare una nuova fase di crisi bancarie con pericoli di contagio fortissimi per tutta l’Europa. Germania inclusa. 

A queste misure occorre affiancare un deciso cambio di indirizzo nelle politiche europee e degli annunci inequivocabili di politiche economiche a sostegno della domanda. Molto importante (a dispetto della scarsa attenzione ricevuta in Italia) è la proposta di Krugman (premio Nobel per l’economia) di tornare ad investire su scuola e istruzione: in questo modo, il debito iniziale per rialimentare le istituzioni scolastiche ed universitarie (quasi al collasso) si tradurrebbe rapidamente in maggiore domanda (il reddito dei nuovi docenti, spesso ex giovani precari o disoccupati) e in maggiore gettito fiscale. Inoltre, le spese in istruzione e università migliorano la “qualità” del lavoro, delle competenze e dei talenti presenti nella società, rendendola più produttiva e più efficiente.

Con l’inflazione di nuovo in crescita (secondo alcuni economisti il 3,3% sottostima significativamente l’effettivo aumento dei prezzi) siamo riusciti a riesumare un vecchio incubo degli Anni Settanta che sembrava ormai dimenticato: la “stagflazione”, ossia la combinazione tra stagnazione dell’economia (peggio, in realtà siamo alla decrescita, non alla stagnazione) ed inflazione. 

Anche qui occorre una riflessione e un cambio di rotta: i modelli matematici su cui si basa il comportamento della BCE interpretano l’inflazione come effetto dell’eccesso di domanda: ebbene i dati appena dimostrano che tutto possiamo dire, tranne che ci sia un eccesso di domanda! E’ chiaro che l’inflazione dipende dall’alto costo delle fonti di energia (petrolio e benzina in primo luogo) e dal potere di mercato di alcuni grandi colossi di imprese che “fanno” i prezzi di molti prodotti e di molte merci…

In queste condizioni, premesso che le politiche antitrust a tutela della concorrenza si rendono quanto mai necessarie, l’obiettivo del controllo dell’inflazione deve essere ridefinito per la BCE: va rivisto alla luce della situazione attuale e, soprattutto, non deve dissuadere dall’esigenza di politiche per lo sviluppo. Un’inflazione sotto il 5% non fa particolari danni… Una crisi che dura dal 2007 si.

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