Per l’Emilia-Romagna previsioni di vendemmia in calo: -4,5% di mosto e vino
Le stime di Assoenologi - Ismea – Unione Italiani Vini presentate oggi a Roma: lo scorso anno prodotti 7.208 ettolitri, attesi 6.884 nel 2023
Per l’Emilia-Romagna previsioni di vendemmia in calo, pari al -4,5% di mosto e uva. Stime nazionali e per singole regioni presentate oggi a Roma da Assoenologi - Ismea – Unione Italiani Vini. Per quanto riguarda la produzione regionale sono attesi 6.884 ettolitri, una quota lievemente inferiore a quella del 2022 - pari a 7.208 ettolitri complessivi – e una qualità buona.
«Un’annata che rimarrà negli annali della regione – si legge nel report - per le disastrose alluvioni di maggio che hanno colpito le pianure della Romagna e determinato le rovinose frane in collina, che talora hanno sensibilmente modificato l’orografia dell’Appennino. L’inverno è decorso caldo e poco piovoso, tanto che c’era forte preoccupazione per la portata del fiume Po, e per la necessità di reintegrare l’acqua nei terreni e nelle falde fortemente stressate da tre anni, di siccità prolungata. L’inverno ha predisposto le piante a un forte anticipo nel germogliamento, per poi stressarle con un ritorno di freddo culminato nella gelata del 6 aprile. Poi sono arrivate le piogge di maggio, con le rotte e le esondazioni del 3 maggio, e a seguire le ulteriori piogge che hanno portato ai disastri del 17-18 maggio. In questo mese, in alcune località, sono cadute le piogge di un intero anno: +500% rispetto alla media climatica degli ultimi 20 anni, oltre a un calo delle temperature medie di 1,5°C rispetto alla media degli ultimi trent’anni. A questo punto sono subentrati i problemi nella gestione dei trattamenti, ma nonostante questo non si sono avuti attacchi gravi di Peronospora nell’immediato, bensì nel periodo di fine fioritura-allegagione, con problemi di Peronospora larvata. Problemi anche nella difesa anti-oidica, dove, oltre alla situazione meteorologica ha giocato a sfavore un rialzo termico improvviso che ha sollecitato la vigoria lasciando scoperta la nuova vegetazione. Queste condizioni hanno favorito anche il mal dell’esca».
«I mesi successivi – prosegue - sono stati caratterizzati da ulteriori eventi climatici avversi, seguiti da rialzi termici che hanno compromesso una buona allegagione, portando a grappoli con meno acini, ma più grossi. L’invaiatura è iniziata con circa 10 giorni di ritardo rispetto al 2022 e sta procedendo lentamente. Le prospettive del potenziale produttivo però, tra esuberanza vegetativa e danni sopra citati, si attestano attorno ai numeri dell’anno precedente, con un probabile lieve calo. La vendemmia dovrebbe comunque avvenire seguendo un calendario nella media».