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I dati 2022

A Piacenza 1942 cittadinanze: «Senza stranieri la provincia sarebbe scesa a 240mila abitanti»

Nuovi cittadini italiani sul territorio locale, l’analisi del professor Rizzi: «I centri minori tendenzialmente calano un po' di servizi e infrastrutture, mantenere una certa dimensione è importante». Le testimonianze

«La popolazione nel Piacentino è più o meno stabile negli ultimi anni, proprio grazie all’aumento continuo di immigrazione, una parte dei quali - dopo dieci anni - acquisiscono la cittadinanza italiana. Le acquisizioni sono salite nell’ultimo decennio da 800 a 1900 all’anno, crescita che deriva dagli ingressi di dieci- vent’anni fa di stranieri sul nostro territorio». A commentare i numeri contenuti nella monografia “Dinamiche popolazione e acquisizioni di cittadinanza” - a cura di Antonio Colnaghi dell'Ufficio statistico della Provincia - il professor Paolo Rizzi (Università Cattolica), in occasione della presentazione dei dati consutivi 2022 del Rapporto congiunturale numero 43 di Piacenz@ Economia Lavoro e Società. 

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A Piacenza sono 1942 gli stranieri che nell’arco del 2022 sono divenuti cittadini italiani a tutti gli effetti. Un dato «che ci posiziona “alti” rispetto all’Emilia-Romagna e all’Italia - sottolinea Rizzi - come quota per mille abitanti; siamo 6,8 nel 2022 su 1000 abitanti, Parma ad esempio è a 3,7. D’altronde siamo anche la provincia con più stranieri in percentuale sulla popolazione, il 14,8%, superata solo da Parma (15%) negli ultimi anni». Questo a fronte di un territorio «che da 30 anni attira un sacco di stranieri, perché abbiamo molti settori produttivi e diversificati, una qualità della vita buona; Piacenza è una città piccola e ha costi ancora bassi per abitazioni e altre attività».

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Il dato sulla provenienza dei nuovi cittadini italiani non è disponibile, ma guardando a quelli relativi alla popolazione straniera presente sul territorio, le quote più alte arrivano da Romania, Marocco, Albania e Macedonia. L’andamento delle acquisizioni di cittadinanza cresce con un po' di oscillazioni, osserva Rizzi, «in su e in giù, che non sappiamo spiegare bene; ovviamente dipende dai flussi d’immigrazione precedenti, ma un po' anche per le pratiche burocratiche; anche per conoscenze personali so che tanti devono aspettare molto, anche quando hanno ormai diritto».

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Sotto il profilo economico che impatto può avere? «Non lo misuriamo su questo, ma il fatto di avere più italiani riduce il calo pesante di popolazione autoctona. Noi siamo 280mila, se non ci fossero gli stranieri saremmo scesi a 240mila, Piacenza inizierebbe ad andare verso gli 80mila abitanti, perderemmo anche di status nelle classi di popolazione. Non è un significato economico rilevante, ma quando però ci sono i centri servizi relativi alle camere di commercio, alle prefetture, in prospettiva conterà la dimensione; quindi tenerla per noi è importante».

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«Ricordiamo - conclude Rizzi - che i centri minori tendenzialmente calano un po', non solo di servizi, ma anche di infrastrutture. Quindi, grazie agli stranieri e ai nuovi piacentini riusciamo a rimanere una provincia con un minimo di scala, ed è importante».

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A testimoniare la propria esperienza di nuovi piacentini, l'imprenditore edile di origine bosniaca Medaga Hodzic, la ristoratrice di origine albanese Eltiona Kovacaj e il ghanese Yaya Jawara, di professione operaio, quest’ultimo non ancora divenuto cittadino italiano. Per tutti Piacenza oggi è casa, il luogo che ha offerto loro opportunità e nuove radici, come tengono per prima cosa a sottolineare in riposta ai relatori su un proprio giudizio sul territorio.

Hodzic ha ottenuto la cittadinanza nel 2006, dopo quattro anni di permanenza in Italia. Oggi la sua attività conta 14 dipendenti e una trentina di collaboratori. La burocrazia e l’aspetto amministrativo sono temi centrali; servizi in grado di stare al passo con il numero alto di immigrati, aiuterebbero a migliorarne la vita quotidiana.

A confermarlo anche Jawara, prima nel sistema di accoglienza, poi la formazione, il tirocinio in un’azienda, la perdita del lavoro e ora un nuovo impiego in una ditta di serramenti a San Nicolò. I tempi della burocrazia, gli stessi contratti di lavoro – a tempo determinato – costituiscono a propria volta un limite, precisa, nel semplificare l’entrata e l’uscita dal Paese, tanto da renderlo a volte inattuabile.

Kovacaj, insieme alla propria famiglia, dal 2014 gestisce un’attività a Fiorenzuola, dopo un lungo percorso di fatiche e sacrifici. È arrivata all’età di 4 anni - «quando torniamo in Albania siamo stranieri» - ed è “piacentina” dal 2016: «Una libertà e una tranquillità differente».

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