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«Il "Profumo" dei soldi sull'acqua: come dimenticarsi di mancati investimenti e referendum»

Il Comitato "Acqua bene comune" di Piacenza: «Paghiamo 15 milioni di opere all'anno, Iren ne vuol fare solo 10. E si sparano costi gonfiati per la gestione pubblica»

«Quello che si sta configurando a livello piacentino è un segnale che i cittadini dovrebbero temere. Controllori pubblici che accusano il gestore privato per mancati investimenti e poi in una metamorfosi kafkiana si ritrovano, a porte chiuse, con i vecchi amici che a questo punto, scampato il pericolo di azioni legali, concedono in dono all'amministrazione del territorio soldi non propri ma dei cittadini, facendone però sparire 5 milioni all’anno più il pregresso». Lo afferma, in una nota ufficiale, il comitato "Acqua Bene Comune" di Piacenza.

«Dobbiamo, ancora una volta - si legge nel documento - chiedere spiegazioni: ci domandiamo per quali motivi dentro le porte "chiusissime" dell'Ufficio di Presidenza di Atersir si festeggi "lo scoppio della pace" quando Iren magicamente fa sparire 15 milioni in tre anni dalle tasche dei cittadini. Ricordiamo infatti che, grazie ai soldi versati con le bollette, il Piano d’Ambito prevede 15 milioni di investimenti per ogni anno. Iren offre invece 10 milioni all’anno per il triennio 2013-2015, cioè 15 milioni in meno del previsto. Senza contare almeno altri 12-15 milioni di mancati investimenti pregressi (2011-2012). E pensare che se avessimo una gestione totalmente pubblica potremmo fare tutti gli investimenti pianificati, e risparmiare sul profitto che invece continuiamo a versare a Iren nonostante il referendum».

E ancora: «Ci chiediamo quindi cosa ci sia da festeggiare, e quali argomenti abbia utilizzato l’ex ministro Profumo per rendere entusiasti l’Ufficio di Presidenza di Atersir e il Presidente Trespidi, il quale solo poco tempo fa mostrava risoluto la lettera a Iren di minaccia di ricorso giudiziario per i mancati investimenti. I cittadini dovrebbero poter partecipare alla gestione del bene comune acqua, e poter essere al corrente di quali scambi e accordi vengono fatti in questi incontri segreti. Invece si prosegue con incontri “blindati”, o quando va bene con finti percorsi partecipati che vengono palesemente pre-indirizzati». 

«Percorsi come quello di giovedì 17 ottobre in Commissione Consiliare a Piacenza - afferma il comitato - in cui il Presidente della Commissione Bricchi (PD) nella sua introduzione tutt'altro che imparziale, come invece richiederebbe il suo ruolo istituzionale, ha affermato che una sentenza della Corte Costituzionale sancirebbe che a seguito del referendum il profitto non va eliminato del tutto, ma solo in parte. Lo invitiamo a citare il passaggio della sentenza in cui la Corte avrebbe scritto una cosa simile.  Lo stesso Bricchi ha inoltre affermato che per ripubblicizzare sarebbero necessari 90 milioni di euro. Assolutamente singolare che, a fronte di una richiesta di 30 milioni da parte dei vertici di Iren, i costi stimati dai nostri amministratori siano addirittura il triplo, e continuino a lievitare di settimana in settimana. Innanzitutto occorre ricordare che le reti sono di proprietà pubblica per legge: ad Iren vanno eventualmente corrisposte le quote relative agli investimenti non ancora ammortati, che Iren ha dovuto anticipare accendendo mutui presso le banche, che verranno ripagati con le bollette degli anni successivi». 

«Basterebbe quindi che il nuovo gestore portasse avanti il piano degli investimenti, subentrando nei mutui accesi da Iren. Inoltre il fatto che vada indennizzato il vecchio gestore è tutt’altro che scontato, infatti sul parere giuridico che Atersir ha commissionato allo studio Bonelli Erede Pappalardo leggiamo che "Ad oggi né la normativa nazionale né tantomeno quella comunitaria prevedono l’obbligo di indennizzo in caso di subentro nella gestione del S.I.I." Tuttavia il parere legale suggerisce di avviare una trattativa con Iren, per corrisponderle i mancati ammortamenti. Il problema è che non si vuole avviare una negoziazione per ripubblicizzare il servizio idrico».

«E’ quindi sempre più palese che una parte dell'Amministrazione Comunale, tra cui l'assessore alle partecipate Timpano, non ha minimamente intenzione di applicare il referendum (come invece promesso in campagna elettorale e nelle linee di mandato). Crediamo che sia giunto il momento di isolare chi all’interno dell’Amministrazione continua a rinnegare la volontà popolare espressa dal referendum, le promesse elettorali e le stesse linee di mandato della coalizione. Continuiamo a pretendere che in uno scatto d’orgoglio gli amministratori di tutto il territorio provinciale riescano a consegnarci una gestione pubblica e libera dalle logiche di profitto nel rispetto della volontà referendaria, e invitiamo i cittadini a fare altrettanto e a contattarci per far sentire insieme la nostra voce».

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