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L'intervista / Ferriere

«Calcio molto professionistico, ma i tifosi si sentono traditi da chi bacia la maglia e poi se ne va»

Ivano Bordon al “camp” di Ferriere dedicato ai giovanissimi portieri. Chi è stato il più grande portiere italiano? «Difficile fare confronti tra epoche diverse, ai livelli più alti metterei Buffon, Peruzzi, Zoff, Albertosi e Vieri»

Una ventina di giovanissimi portierini, con la voglia di migliorarsi tra i pali, sognano di infilarsi i guantoni sui grandi palcoscenici del calcio italiano e internazionale. Per ora i guanti li sporcano sul verde campo di calcio di Ferriere, sotto lo sguardo di Ivano Bordon, “patron” del camp che porta il suo nome, in programma al Ferriere Sport Camp di “Casa Rossa” in questi giorni. Bordon, storico portiere dell’Inter e della Nazionale, campione del mondo 1982 da riserva di Dino Zoff e del 2006 come preparatore dei portieri, mette la sua esperienza a disposizione degli aspiranti portieri, seguiti da altri tecnici, che vogliono affinare la tecnica di un ruolo che negli ultimi anni è molto cambiato. Bordon all’ostello di Ferriere ha parlato ai ragazzi della sua esperienza di sessant’anni di calcio.

  • Nei prossimi giorni potrebbe arrivare l’annuncio dell’addio al calcio di Gigi Buffon. È stato il miglior portiere italiano e il più grande della storia del calcio?

Per giudicare se un portiere sia stato il migliore, bisogna valutarlo solo nella sua epoca. Gigi è stato un grande, l’ho allenato, con Angelo Peruzzi sono stati i due “grandi” del calcio che ho seguito, però lo sono stati anche Dino Zoff, Enrico Albertosi e Lido Vieri. Nella sua era Gigi penso che con Peruzzi abbia toccato i livelli più alti.

  • Andrè Onana ha lasciato l’Inter per il Manchester United. Per qualcuno è una cessione legittima, da altri è molto rimpianto. Che portiere è?

L’ho visto e seguito quest’anno, soprattutto nelle prime fasi. Sicuramente per il tipo di calcio di oggi, dove il portiere partecipa alla costruzione del gioco, è il massimo. Sarà difficile per Simone Inzaghi riproporre lo stesso stile di gioco. Poi, come tecnica in porta, come posizione, scelte e tuffi, non è il migliore. Però è una grave perdita per l’Inter.

  • Guglielmo Vicario ha lasciato l’Italia per la Premier. I portieri italiani in Inghilterra spesso non hanno fortuna. Si allenano in maniera diversa Oltremanica?

La scuola italiana è diversa da quella inglese, ma anche rispetto a quella degli altri Paesi. Vicario tecnicamente è un ottimo portiere e si farà valere anche al Tottenham.

  • Lei c’era come riserva di Zoff nel Mondiale del 1982. Ma c’era anche nel 2006, come preparatore dei portieri al Mondiale in Germania. Cosa tiene uniti i due gruppi, oltre a lei?

Si trattava di due squadre con grandi calciatori di talento, però molto uniti. I miei compagni dell’82 erano forse più fisici per l’epoca rispetto a quelli del 2006, il calcio stava già cambiando in quella fase.

  • Duraturo e vincente è il suo sodalizio con Marcello Lippi.

Ho iniziato a fare il preparatore dei portieri all’Udinese con Azeglio Vicini, ma dopo due mesi purtroppo venne esonerato. Poi ho lavorato sempre con Lippi: mi ha dato molta esperienza, nel vedere come allena. È uno dei grandi allenatori della storia del calcio. La sue due Juventus (quella degli anni ’90 e quella del triennio 2002-2004, nda) avevano giocatori con una mentalità vincente: ognuno doveva impegnarsi per il suo compagno. Faccio due nomi di atleti che rappresentavano questo spirito: Moreno Torricelli e Gianluca Zambrotta.

  • L’ultima Champions bianconera è del 1996 e il capitano che alzò la coppa era Gianluca Vialli, scomparso di recente.

Ho avuto la fortuna di averlo come compagno di squadra alla Sampdoria. Era molto giovane, arrivava dalla Cremonese, ma si capì subito che fosse un ragazzo intelligente, educato. E aveva già grande qualità. Poi ha dimostrato di essere, oltre che un calciatore, un grandissimo uomo. La famiglia del calcio ha perso un grande protagonista.

  • Ovviamente lei, come tutti gli ex calciatori, rimane affezionato al vecchio stadio di San Siro…

Gran parte delle zolle le ho messe a posto io giocando così tanti anni lì. È la “Scala” del calcio, al Meazza lo vedi bene da qualsiasi posto. Mi spiacerebbe  molto se venisse demolito, ma non credo che sia tanto facile buttare giù un monumento del genere. Per me una delle due milanesi potrebbe usarlo e riammodernarlo come desidera.

  • Quest’estate non si parla d’altro che dei trasferimenti che coinvolgono Inter e Juventus e si fanno paragoni con i calciatori della sua epoca, più attaccati alla maglia. Come vede la “situazione Lukaku” e altre simili?

Il calcio è diventato molto, molto professionistico, quindi succedono cose che prima non esistevano. Io dico che il calciatore deve fare il professionista, però non deve baciare la maglia e lo stemma davanti ai tifosi: tre mesi dopo potrebbe andarsene per la rivale. Dovrebbero cercare di comportarsi in modo più discreto, senza fare cose esagerate, come dichiarare che “non andrebbero mai a giocare di là”. I tifosi credono nel giocatore e poi vengono traditi.

2023-3

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