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L'incontro a Borgonovo / Borgonovo Val Tidone

Allevatori, salumifici, mangimifici: «Contro la peste abbiamo fatto la nostra parte, ora si agisca»

Una delegazione di operatori del settore in crisi a causa della peste suina ha incontrato la presidente Patelli. L’allevatore Gobbi: «A dicembre avevo 7500 suini, ora 3mila. L’impegno delle aziende per la bio-sicurezza c’è»

Imprenditori e rappresentanti dei salumifici, delle ditte mangimistiche, degli allevamenti. Da ogni parte del Piacentino si sono dati appuntamento a Borgonovo, per trasmettere il grido di dolore del loro settore, in ginocchio a causa della peste suina africana. Volevano parlare a voce con Monica Patelli, sindaco ma soprattutto presidente della Provincia. Tra loro c’era anche Omar Gobbi, 50enne di Leno (Brescia), allevatore da trent’anni e titolare di due importanti allevamenti a Carpaneto e Castellarquato. Alla fine del 2023 aveva, nel Piacentino, 7500 maiali: ora sono 3mila, ma «caleranno ancora».

«SULLA PSA SERVE UN’INVERSIONE DI TENDENZA»

Gobbi si fa portavoce della delegazione che ha incontrato Patelli. «Avevamo bisogno di capire cosa stesse succedendo nel Piacentino, abbiamo letto articoli controversi, volevamo trasmettere l’importanza e la grandezza della problema della Psa. Serve una inversione di tendenza. Gli abbattimenti dei cinghiali devono essere permessi, tanto questi animali, colpiti dalla suina, muoiono nel giro di poche ore. Serve un contenimento, perché i cinghiali liberi di diffondere la Psa fanno morire le aziende piacentine. Con queste zone di restrizione noi stiamo svuotando le nostre aziende, andiamo verso la chiusura».

«HO RISCHIATO DI PERDERE FINO A 800MILA EURO»

Che fine ha fatto la metà dei suini che aveva nel Piacentino? «Una parte macellati, una parte venduti  e un’altra ancora spostati a Brescia. A dicembre avevo troppa paura di finire in zona di restrizione 1, così ho deciso di attivarmi prima, quando valevano ancora i normali prezzi di mercato. Se non agivo, perdevo 700-800mila euro di valore, così ne ho persi “solo” un centinaio».

È così grave la situazione economica del settore? «Adesso si perdono un centinaio di euro per ogni suino allevato. I macelli non hanno piacere ad accoglierli dalle zone infette. Vengono valutati 100 euro in meno se arrivano dalla zona 1, 200 euro in meno dalla zona 2. Così non conviene lavorare, stiamo perdendo le aziende che abbiamo portato avanti raccogliendo il testimone dai familiari. Io sto svuotando i miei due allevamenti piacentini. Fortunatamente mi rimangono quelli del bresciano, che mi ha permesso inoltre di spostare i suini in tempo».

«NON SI E’ MAI REGISTRATO UN CASO IN UN ALLEVAMENTO»

In questo momento prevale il pessimismo. «La crisi del settore non è facile risolvere, perché una “zona 1” rimane tale per i dodici mesi successivi dall’ultimo caso di Psa. Quindi saremo vincolati almeno per un anno. Tutto ci rema contro. Eppure noi abbiamo fatto assolutamente la nostra parte. Un anno fa l’Ausl ci chiese di garantire la bio-sicurezza rafforzata e l’abbiamo fatto. Tanto che non si è mai registrato un caso di suino positivo in un macello piacentino, ma soltanto cinghiali nei boschi. Ora chiediamo alla politica di impegnarsi».

«Dal primo caso di Psa rinvenuto nell’alessandrino - fa notare Gobbi - ora la Psa si è spinta per oltre 120 chilometri a Borgotaro e Tornolo di Parma: qualcosa, quindi, non ha funzionato, a livello centrale. I commissari si dovrebbero fare qualche domanda sull’emergenza, e anche le istituzioni locali».

Gli addetti se la prendono con la lentezza delle risposte. «Perché questo attendismo? Il 12 febbraio avevamo già chiesto a tutti i sindaci piacentini di impegnarsi per una cabina di regia. La Psa è stata minimizzata in principio, come fu per il Covid. Ma è un problema che se si radica ulteriormente, ce lo trascineremo per i prossimi vent’anni».

Luca Magni, Valter Dallavalle e Omar Gobbi-2

MONTELEONE: «PATELLI SI FACCIA CARICO DELLA SITUAZIONE, LA SITUAZIONE E’ D’EMERGENZA»

Anche il gruppo consiliare di minoranza, “Insieme per Borgonovo”, appoggia le richieste degli allevatori. «Ci consideriamo estremamente preoccupati - interviene la consigliera Giulia Monteleone a nome del gruppo - per la situazione Psa nel Piacentino. Da giorni imperversano polemiche e comunicati stampa da parte di organi istituzionali, associazioni di categoria e di addetti al settore del territorio ed è un dato di fatto che la filiera è in grandissimo pericolo. Le preoccupazioni di tutte le realtà coinvolte non sono allarmismi sterili, bensì dati concreti di chi la realtà del territorio la vive quotidianamente. I dati degli esperti del settore sono chiari, è necessario prendere atto dello stato di emergenza. Siamo ben consapevoli che se non si agisce velocemente i rischi per il contagio dei suini degli allevamenti non saranno più solo ipotetici e ad essere coinvolte saranno anche tutte le realtà collegate. Che ne sarà ad esempio degli eventi sul territorio? Di caccia e raccolta funghi? Delle feste di Paese? della gastronomia e del turismo direttamente o indirettamente collegato?». «Già gli allevatori riscontrano un danno economico notevole, ma di questo passo l’intera filiera sarà in crisi e rischierà danni irreversibili. Forse non tutti si rendono conto del possibile danno per i nostri territori: ci sono in pericolo posti di lavoro, indotti diretti e indiretti, per non parlare dei problemi organizzativi e gestionali che le Amministrazioni e tutti gli enti che organizzano eventi stanno già iniziando ad avere a seguito delle misure restrittive per il contenimento del contagio».

«In qualità di consigliere provinciale - aggiunge sempre Monteleone - condivido quanto richiesto dalla maggior parte dei sindaci, dagli imprenditori del settore suinicolo e dalle associazioni di categoria del territorio. È necessario, come è stato finalmente deciso dalla Provincia, adottare uno strumento che possa veicolare le istanze del territorio come la cabina di regia. Ma i tempi stringono e serve concretezza. Sappiamo che Patelli in qualità di sindaco di Borgonovo non ha sottoscritto in prima istanza il documento protocollato in Provincia e stilato dopo l’appello degli allevatori. Non sappiamo se il problema di Patelli sia di natura politica, perché non vuole inimicarsi la Regione “battendo i pugni” per il proprio territorio, o sia di natura tecnica, perché non ha compreso inizialmente la gravità della situazione nonostante le chiamate e le comunicazioni da parte delle realtà coinvolte. Ciò che sappiamo è che ora è necessario che, volente o nolente, si faccia carico del proprio territorio e prenda spunto dalle realtà che già hanno arginato il problema. Ad esempio, la Provincia di Cuneo ha adottato misure concrete che potrebbero in larga parte essere prese ad esempio per contrastare la Psa anche nei nostri territori. Sappiamo che una delegazione di operatori del settore stamane ha voluto incontrare Patelli e condividiamo appieno le loro istanze e le loro preoccupazioni. È importante andare tutti nella stessa direzione, al fine di evitare danni ingenti ai nostri territori».

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