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La mostra “Tracce” di Romano Bertuzzi si allunga da Castellarquato a San Donnino

La mostra "Tracce, le rocce di Bertuzzi e i njchi di Leonardo” che al Museo geologico "G. Cortesi”, di Castell’Arquato mette in dialogo una serie di opere su carta di Romano Bertuzzi con alcuni reperti fossili del museo, ha una appendice a Piacenza

La mostra "Tracce, le rocce di Bertuzzi e i njchi di Leonardo” che al Museo geologico "G. Cortesi”, di Castell’Arquato mette in dialogo una serie di opere su carta di Romano Bertuzzi con alcuni reperti fossili del museo testimonianza dell’antico mare che occupava tra 5 a circa 2 milioni di anni fa la pianura padana, ha una appendice a Piacenza presso la Chiesa di San Donnino dove da alcuni giorni sono esposte alcune tavole di Bertuzzi accanto ad alcune rocce. Perché mettere in mostra ciottoli e pietre? E perché proprio in una chiesa?

Perché - risponde don Ezio Molinari in una nota di commento alla mostra - la Scrittura, i Padri e tutta la Tradizione su questo sono sicuramente concordi: il sasso, la pietra, è il Cristo. Il sasso evocava e significava il divino fin dal principio. Già i patriarchi biblici erigevano pietre, stele che trasmettessero la sacralità del luogo dove si erano incontrati o scontrati i con Dio. E, d'altronde, chi profetizzava quella roccia nel deserto dell'Esodo dalla quale sgorgò l'acqua, se non proprio il Cristo stesso? Colui che è la vera pietra, la pietra viva, scelta e preziosa, che è stata posta in Sion, quella pietra che i costruttori hanno rifiutato, e che è divenuta non solo pietra angolare e di fondazione, ma anche  sasso di inciampo e pietra di scandalo per tutti coloro che gli si  oppongono.

E ancora “È sulla pietra che Dio scrive le 10 Parole, la Legge di Israele. È una pietra che sostiene Mosè nella sua solenne intercessione a braccia alzate nella battaglia contro Amalek. È la grande pietra del sepolcro ad essere prima e silenziosa testimone della Risurrezione di Cristo, oltre che sedile di angeli. Nell'Apocalisse sarà una pietruzza bianca a racchiudere il nome nuovo, il compimento finale dell'identità umana. E al fondamento della nuova creazione - del compimento definitivo che Apocalisse descrive come una città, la Gerusalemme celeste - vi sono ogni genere di pietre scelte e preziose. E per parlare dello splendore di questo compimento lo si paragona a quello di una gemma preziosissima: insomma, il Paradiso avrà la bellezza di una pietra. La mostra di Castellarquato e l’esposizione in san Donnino proseguono sino al 5 luglio.

Nella foto don Ezio Molinari (parroco di San Francesco, Stefano Sfulcini past president Rotary Fiorenzuola d’Arda, ripresi con suor Gabriella, Suor Marisa e Suor Giuliana della comunità religiosa Figlie della Chiesa, in visita alle opere esposte in San Donnino.

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