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Malattie infettive

Nel 2022 a Piacenza 9 diagnosi di Hiv, 12 da inizio anno: «Scoperta tardiva grande problema per sé e altri»

Il paziente più giovane ha 19 anni, 88 il più anziano. Negli ultimi sedici anni registrati 290 casi sul territorio locale, pari a 6 ogni 100mila abitanti. Due le morti per Aids nel 2023. I dati e l’appello dell’Ausl: «Non abbassare la guardia»

A Piacenza 12 diagnosi di Hiv da inizio anno, 2 le morti per Aids. Nel 2022 sul territorio locale i casi registrati sono stati 9, mentre negli ultimi sedici anni (nel periodo 2006-2022) sono complessivamente 290, pari a 6 ogni 100mila abitanti. Un’incidenza tra le più basse in Emilia-Romagna - dopo Ferrara (5,8 con 346 casi) – ma «l’Aids non è debellato, non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo abbassare la guardia». Un messaggio lanciato alla comunità dai professionisti delle Malattie infettive dell’Azienda Usl di Piacenza, in occasione della giornata mondiale della lotta contro l’Hiv del 1° dicembre.

«Ce lo dicono i numeri - sottolinea Alessandro Ruggieri, infettivologo responsabile della gestione del paziente con infezione da Hiv - nel 2023 sono state effettuate 12 nuove diagnosi di infezioni da Hiv, una al mese in linea con gli ultimi 3 anni. Si tratta di nove uomini e tre donne, di età fra i 19 e i 68 anni. Il dato che preoccupa di più è che, con elevata prevalenza, si tratta di diagnosi tardive: il 30% dei pazienti arrivato alla nostra osservazione ha avuto contemporaneamente diagnosi di infezione da Hiv e di Aids. È importante ricordarlo, di virus dell'immunodeficienza umana si muore ancora: nel 2023 abbiamo registrato due decessi per Aids, uno di una persona che, dopo l’epidemia di Covid, aveva abbandonato le cure ed è tornata alla nostra attenzione con patologia grave e incurabile; altri per patologie cardiovascolari o tumori non Hiv correlati, la cui insorgenza è correlata anche a un non adeguato controllo della malattia da Hiv».

«L’identikit di chi contrae l’infezione è mutato rispetto al passato – aggiunge lo specialista - Negli ultimi 5 anni il 100% delle infezioni rilevate sono state contratte per via sessuale. Il potenziale contagio riguarda tutta la popolazione sessualmente attiva, soprattutto ora che l’attività inizia prima e termina più tardi: il paziente più giovane sieropositivo seguito dalla nostra equipe ha 19 anni, il più anziano 88. Il grande problema è la scoperta tardiva dell’infezione che comporta, inoltre, l’alto rischio per la salute del soggetto portatore anche quello di trasmettere ad altri il virus. La raccomandazione valida per tutti non può che essere di condurre una vita sessuale responsabile, adottando le giuste precauzioni per impedire la trasmissione».

In caso di dubbio la risposta è «eseguire il test» precisa. «Se l’infezione viene individuata in tempo, si può ben gestire la malattia grazie alle potenti ed efficaci terapie disponibili. Oggi l’aspettativa di vita di una persona che scopre di avere l’Hiv precocemente con sistema immunitario ancora valido è pari a quella di un soggetto che non ha l’infezione, si possono avere figli e se la terapia antiretrovirale viene assunta anche avere rapporti sessuali senza protezioni meccaniche». Il test anticorpale per Hiv è gratuito e anonimo (se uno desidera). Può essere svolto senza appuntamento dalle 9.30 alle 15.30 agli ambulatori delle Malattie Infettive dell’ospedale di Piacenza (edificio 9, piano terra) dal lunedì al venerdì.

I dati su Hiv e Aids in Emilia-Romagna - «Nel 2022 - riporta il report della Regione - le nuove diagnosi di Hiv sono state 33 in provincia di Parma (con un’incidenza di 7,3 casi ogni 100mila abitanti); 30 a Bologna (2,9 casi ogni 100mila abitanti); 22 a Reggio Emilia (4,2 casi ogni 100mila abitanti); 20 a Modena (incidenza di 2,8); 16 a Rimini (4,7); 13 a Ravenna (3,3); 11 nella provincia di Forlì-Cesena (2,8); 9 a Piacenza (3,1) e 8 a Ferrara (2,3 casi ogni 100mila abitanti)».

«Considerando il periodo 2006-2022, le provincie con una maggiore incidenza sono Rimini (8,9 casi ogni 100mila abitanti, con 497 nuove diagnosi complessive in 16 anni) e Parma (8,6, con 644 nuove diagnosi); a seguire Ravenna (7,4 con 490 casi); Forlì-Cesena (7 con 468 casi); Bologna (6,7 casi ogni 100.000 abitanti, per un totale di 1.128 nuove diagnosi in 16 anni); Reggio Emilia (6,3 per 561 diagnosi); Modena (6 per 712 diagnosi complessive); Piacenza (6 con 290 casi di infezione complessivi); Ferrara (5,8 con 346 casi in 16 anni)».

«Una diagnosi precoce dell’infezione da Hiv – sottolinea la Regione - consente di attivare tempestivamente cure efficaci. Nel periodo 2006-2022 poco più della metà (52%) delle persone sieropositive diagnosticate è invece giunta tardivamente alla diagnosi Hiv, presentando Aids conclamato e/o un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cellule/mm3 (Late presenters - Lp). Nel 2022 tale quota è pari al 56%. I casi di Aids Nel 2022 i nuovi casi di Aids residenti in Emilia-Romagna sono stati 21. L’incidenza biennale 2021- 2022 (più stabile, vista la scarsa numerosità) è pari a 0,7 casi di Aids per 100mila abitanti. Dal 1996, anno di introduzione delle terapie antiretrovirali (Arv), si è osservato un forte calo delle diagnosi e dei decessi, con un incremento progressivo del numero delle persone che vivono con una diagnosi di Aids».

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