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«Non è un problema di "bis negato" ai bambini, ma di cibo scadente alla mensa scolastica»

Torniamo a parlare della recente polemica scaturita dalla lettera che una mamma ha inviato alla nostra redazione puntando il dito sulla situazione delle mense scolastiche della scuola primaria, in particolare di quella a Borgotrebbia

Torniamo a parlare della recente polemica scaturita dalla lettera che una mamma ha inviato alla nostra redazione puntando il dito sulla situazione delle mense scolastiche della scuola primaria, in particolare di quella a Borgotrebbia.
Dopo la replica dell'assessore Mario Dadati, i genitori si sono nuovamente rivolti a ilPiacenza.it per replicare nuovamente a loro volta.
Ecco la lettera firmata.

«Preso atto della risposta dell'assessore Dadati alla notizia che riguardava la segnalata "limitazione" del cibo fornito agli alunni della scuola elementare a Borgotrebbia rispetto agli anni passati, ringraziandolo per il riscontro e non volendo intavolare una polemica sterile ma finalizzata al maggior benessere dei bambini, tengo a fare un paio di precisazioni.

Il problema non è che i bambini "hanno diritto al bis", non l'ho mai detto e non lo penso. Resta però il fatto che le porzioni sono estremamente ridotte, e che parecchi bambini da quest'anno escono lamentandosi di non aver mangiato a sufficienza. Ben venga la dieta mediterranea, come sono assolutamente d'accordo sulla necessità di educare i giovani a mangiare "il giusto". Ma quale è il "giusto" al di là di parametri che, come già detto, non possono equiparare bambini con metabolismo diverso, peso diverso, fisionomia diversa e che svolgono o non svolgono attività fisica? Dare a tutti i bambini la stessa quantità di cibo non sarebbe corretto a priori. Capisco che non si possa fare una dieta su misura per ognuno di essi, ma le limitazioni di sicuro non portano benefici. E se i fanciulli escono da scuola lamentandosi perché hanno fame, ritengo che un problema ci sia, e vada sollevato indipendentemente dal costo che si paga (chi paga... ma questo è un altro discorso), che comunque non è irrisorio».

«Con riferimento invece a quanto indicato dalla specialista dietista Monica Maj, mi permetto di dissentire circa il fatto del recepimento delle segnalazioni riguardo a pietanze più o meno gradite. È dato inconfutabile, ma magari la dottoressa Maj non è stata informata, che l'ex polpettone di legumi trasformatosi oggi (anzi, ieri per l'esattezza) in polpette di legumi, non viene mangiato dal 70% degli alunni; se non ci crede provi a chiedere a chi somministra all'interno delle scuole i pasti.
Il problema non è educare i figli a mangiare qualcosa che non è gradito (e ringrazio del consiglio pervenuto da qualcuno che evidentemente ben poco ha compreso del problema), ma non poter costringere dei bambini a mangiare qualcosa di immangiabile (la riprova non è in quello che io sostengo e che mi riferisce mia figlia, ma è facilmente verificabile, se lo si vuole, dalla quantità di quella tipologia di cibo che viene avanzata)».

«Quindi ritengo che perseverare nella fornitura di quella tipologia di piatto ben sapendo che non viene mangiato dalla stragrande maggioranza dei bambini, oltre ad essere un ulteriore elemento (in aggiunta alla diminuzione delle quantità ben evidente dall'inizio dell'anno scolastico) che denota un'inadeguata alimentazione durante il pranzo, altrettanto sicuramente comporta un'enorme spreco».

«Concludo dicendo che la retta viene pagata al Comune di Piacenza; apprendo che l'ottima dieta Mediterranea (e non è provocatoria la frase, anche in casa mia viene seguita) viene predisposta da tecnici competenti dell'Ausl e che il comune di Piacenza non ha mai dato indicazione di razionalizzare il cibo somministrato. Bene, tutto perfetto; nonostante ciò permane la necessità di saziare adeguatamente i bambini che frequentano gli istituti scolastici. Tutte le altre questioni forse sono solo di contorno».

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