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Piacenza ricorda la caduta del Muro di Berlino: «Dopo 33 anni ci confrontiamo ancora con la guerra che viola i diritti umani»

Cerimonia al Giardino della Libertà in via Santa Franca con gli interventi del prefetto Daniela Lupo, della presidente della Provincia Monica Patelli e del sindaco Katia Tarasconi

Piacenza ha commemorato la caduta del Muro di Berlino: il crollo di quello che era il simbolo, per antonomasia, della Guerra Fredda, viene ricordato nella ricorrenza istituita dal Parlamento italiano con la legge del 15 aprile 2005, come Giorno della Libertà. La cerimonia istituzionale si è svolta stamattina al Giardino della Libertà in via Santa Franca con il saluto del prefetto Daniela Lupo e della presidente della Provincia Monica Patelli. Poi l'intervento del sindaco Katia Tarasconi.

«”Le persone del mondo devono guardare a Berlino, dove il Muro è caduto e dove la storia ha provato che non c'è sfida che non si possa combattere per il mondo unito”. Così Barack Obama, in visita ufficiale nella capitale tedesca come candidato alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, indicava nel crollo di quell'invalicabile confine di cemento e filo spinato un simbolo universale di libertà e determinazione, un esempio da serbare per i popoli di ogni nazione – ha detto Tarasconi -. Sono trascorsi 33 anni, da quel 9 novembre del 1989 che oggi rievochiamo come un evento dirompente, capace di fare breccia nelle relazioni internazionali e nel cuore di un'Europa sino ad allora divisa a metà; tre decenni in cui si sono succeduti cambiamenti epocali, in cui abbiamo costruito – sul fondamento della pace, del dialogo e del rispetto reciproco – un continente unito e coeso, ma ancora dobbiamo confrontarci, dolorosamente, con lo spettro del conflitto tra l'Occidente e la Russia, tra la cultura della democrazia, della sovranità nazionale e quella dell'imperialismo, della guerra come strumento offensivo, di una sfera di controllo che viola e annichilisce, con sistematicità, i diritti umani inalienabili».

«Il Giorno della Libertà, istituito nel 2005 per sancire che la Repubblica Italiana riconosce l'abbattimento del Muro come “evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo”, ci richiama a valori universali che abbiamo il dovere – nel nome della nostra Costituzione e di coloro che hanno dato la vita perché potesse essere scritta – di proteggere e salvaguardare. Perché può sempre esserci, intorno a noi, un muro da abbattere, oltre cui sporgersi per ampliare il nostro orizzonte. Fu quello che cercarono, tra il 1961 e il 1989, gli oltre 100 mila cittadini della Repubblica Democratica Tedesca che tentarono di varcare quella barriera; più di 600 vennero uccisi dai soldati delle truppe di frontiera – fino a quando, solo nell'aprile del 1989, il segretario generale Erich Honecker dette l'ordine di non sparare più dalle oltre 300 torri di guardia a presidio di un centinaio di km – o persero la vita per fatalità mentre solcavano “die Mauer”, mentre si nascondevano ai controlli o, per paura di ciò che li avrebbe attesi una volta scoperti, preferirono la morte. E' per ciascuno di loro, che oggi onoriamo il Giorno della Libertà, rendendo omaggio anche alla figura politica che più di ogni altra seppe sospingere il vento del cambiamento: Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell'Unione Sovietica, premio Nobel per la Pace, scomparso il 30 agosto di quest'anno, ricordato anche da Papa Francesco per il suo lungimirante impegno “volto alla fratellanza e alla concordia tra i popoli”. Ripercorrendo quella straordinaria esperienza e capacità di voltare pagina che contraddistinse la sua azione politica, lo stesso Gorbaciov ebbe a dire, in un'intervista: “Sono convinto che la perestrojka sia attuale anche oggi, nel momento in cui l'umanità si trova di fronte alle sfide della sicurezza, della povertà, della crisi e del suo rapporto con la natura. La comunità mondiale può vincere queste sfide solo con un'azione comune e solidale”.

Questo è il monito cui ci richiama, nella sua intitolazione avvenuta ufficialmente un anno fa, nell'eloquenza della stele commemorativa allora donata alla città dal Circolo “Luigi Einaudi”, il giardino in cui ci ritroviamo nella ricorrenza odierna, per ribadire che Piacenza, Primogenita d'Italia e Medaglia d'oro al Valor militare per la Resistenza, crede nella libertà, nella democrazia e nella pace come principi altissimi e irrinunciabili, aborrendo ogni forma di dittatura e totalitarismo».

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