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La tragedia nel 2020 / Rivergaro

«Non sferrò un calcio alla porta a vetri ma fu spinto. Giorgio Simone non era un violento»

La tragedia si era verificata ad aprile 2020 in pieno Covid. Il salentino 28enne Giorgio Simone morì per una emorragia fatale. Aperto un fascicolo che vede indagati la fidanzata e cinque operatori sanitari, la procura ha chiesto un incidente probatorio

Sei indagati per la morte di un giovane avvenuta nel 2020, un caso chiuso nel 2021 e riaperto nel 2023 dopo la denuncia-querela della famiglia della vittima che non si è arresa alla versione dell'incidente domestico. Il 28enne di Montesano Salentino, Giorgio Simone morì dissanguato la notte del 16 aprile 2020 nell'abitazione che divideva con la fidanzata infermiera ad Ancarano di Rivergaro. La vittima, secondo la prima ricostruzione, in seguito ad una lite con la donna aveva tirato un calcio ad una porta a vetri, sfondandola. Così facendo si era reciso l'arteria poplitea del polpaccio che gli aveva provocato l'emorragia fatale. All’epoca si indagò per omicidio colposo ma il caso fu archiviato nel dicembre 2021 anche all’esito della perizia medico-legale della procura.

La famiglia che non si è mai arresa alla versione dell’incidente domestico si rivolse ad avvocati e consulenti tecnici, tra cui una criminologa, Isabel Martina, per indagare e capire cosa secondo loro effettivamente fosse successo al loro figlio quella sera di aprile quando sul nostro territorio infuriava la prima ondata di Covid. Al termine dei lunghi accertamenti l’avvocato della famiglia, Fabrizio Ferilli nell’ottobre 2022 ha presentato denuncia-querela con i nuovi elementi raccolti e il pm Ornella Chicca ha aperto – come atto dovuto alla luce di quanto emerso per poter indagare - un nuovo fascicolo nel quale ha scritto i nomi della fidanzata e di cinque operatori sanitari del 118 (una volontaria, due infermieri e due autisti soccorritori) che prestarono le prime cure al giovane, sul posto furono chiamati anche i carabinieri.

La donna è indagata per omicidio preterintenzionale, gli operatori per omicidio colposo e lesioni colpose. La procura ha anche chiesto contestualmente al gip un incidente probatorio per ricostruire l’esatta dinamica dell’azione, la correttezza e la tempestività dei soccorsi e fare luce su quanto accaduto. In questo frangente tutti gli indagati hanno la facoltà di nominare oltreché avvocati anche propri periti. L’avvocato Ferilli ha preferito non rilasciare dichiarazioni, mentre la criminologa Martina ha spiegato: «Studiando le carte ci siamo posti domande lecite, questo ragazzo è morto con l’immagine dell'uomo violento e da quanto sosteniamo e dagli elementi in nostro possesso, la versione di quanto accaduto non è veritiera. Riponiamo la massima stima nella procura di Piacenza, dal canto nostro era doveroso cercare la verità».

LA LITE - Secondo l'accusa quindi nel corso della lite la fidanzata avrebbe colpito il 28enne al petto e, a causa della forte spinta, lo avrebbe fatto scivolare all'indietro. La vittima indossava solo i calzini e la superficie era altamente scivolosa: avrebbe quindi impattato contro il vetro della porta interna, sfondandolo e procurandosi, nelle successive fasi della caduta, le lesioni che lo hanno portato alla morte. Agli atti al vaglio ovviamente ci sono tutte le carte prodotte dai consulenti della famiglia, e tra gli altri anche la ricostruzione tecnica e scientifica della scena della tragedia (ci fu anche un sopralluogo nell'appartamento), le telefonate registrate al 118 e la relazione dell’autopsia la quale ha evidenziato che sul corpo della vittima erano presenti anche ecchimosi sul petto e lesioni sulla parte posteriore del corpo compatibili – secondo i legali della famiglia del giovane – con una spinta frontale.

I SOCCORSI DEL 118 - Circa invece la posizione dei sanitari, questi – sempre secondo l’accusa – non si sarebbero attenuti alle prescrizioni contenute nel protocollo nazionale Ares 118, che in caso di pazienti con gravi emorragie prevede di esercitare la compressione sulla zona di emorragia così da impedire o rallentare la fuoriuscita di sangue. Inoltre, avrebbero trasportato il paziente al pronto soccorso in ritardo: la presa in carico del 28enne sarebbe avvenuta circa un'ora e mezza dopo l'invio dei soccorsi. Condotte che – si legge - avrebbero vanificato la possibilità di mettere in atto idonee procedure salvavita, con il conseguente decesso del paziente. Nel trasporto verso il pronto soccorso l’ambulanza con a bordo la vittima lungo la Statale 45 avrebbe travolto un capriolo che aveva attraversato all’improvviso la strada. A quel punto era stato fatto arrivare un altro mezzo sul quale era stato poi trasferito Giorgio Simone alla volta di Piacenza.

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