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Da Caserta e Parma

I Fasti “mancanti” di Elisabetta Farnese tornano a Piacenza: a dicembre la mostra

I dipinti di autocelebrazione della casata e del matrimonio della sovrana dal 1° dicembre 2023 in esposizione nella cappella ducale: «L’obiettivo è renderla il più divulgativa possibile»

I Fasti “mancanti” di Elisabetta Farnese tornano a Piacenza. Cinque opere in arrivo dalla Reggia di Caserta, due da Parma, per ricucire a distanza di secoli - in parte - il racconto pittorico di autocelebrazione della casata e del matrimonio della sovrana, commissionato a inizio XVIII secolo a Ilario Mercanti (detto lo Spolverini). Con essi i dipinti della stessa serie custoditi nella pinacoteca dei musei civici, che il prossimo autunno traslocheranno in cappella ducale per la mostra “I Fasti di Elisabetta Farnese”. Una quindicina i pezzi offerti alla vista del pubblico, data di apertura prevista 1° dicembre 2023, durata quattro mesi. Ad annunciarla l’assessore alla cultura del comune di Piacenza, Christian Fiazza, affiancato in conferenza stampa da Valeria Poli - presidente della sezione locale della Deputazione di Storia Patria di Parma e Piacenza, oltre che componente del comitato scientifico - e Antonio Iommelli, neodirettore dei musei civici di palazzo Farnese, sede dell’esposizione. Spesa complessiva circa 300mila euro, per un terzo finanziata dal Comune e i restanti dalla rete imprenditoriale locale.

Un’operazione che «punta molto - spiega Fiazza - a far capire l’importanza delle opere e al marketing territoriale. La facciamo in un periodo in cui il nostro turismo è fiacco - dicembre gennaio e febbraio - sperando che possa servire anche da questo punto di vista. Sarà importantissimo il tema della pubblicizzazione della mostra, al di fuori dei confini regionali e speriamo anche di quelli nazionali, perché l’obiettivo è quello di renderla il più divulgativa possibile, per tutte le persone che vorranno venire ad ammirarla». Ad accompagnare l’evento espositivo «un piccolo festival farnesiano culturale, con momenti di musica, danza e teatro». 

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«L’ambizione è di riportare qui i fasti che Carlo di Borbone aveva portato a Napoli - sottolinea Iommelli - e cercheremo soprattutto di raccontare questa storia interessante, che lega Piacenza ad una storia nazionale, che vedeva protagonisti, allora, re e regine». L’attenzione è volta soprattutto alla figura di Elisabetta Farnese - e alla madre Dorothea Sophia, per il ruolo di committente e per l’influenza esercitata sulla figlia - «personaggio su cui vogliamo portare attenzione e sciogliere, dove possiamo, qualche dubbio».

La mostra sarà accompagnata a un catalogo «divulgativo ma con un supporto scientifico» precisa Poli, co-curatrice dello stesso con Antonella Gigli (ex direttrice dei musei civici) e Anna Còccioli Mastroviti, responsabile dell'area funzionale patrimonio storico e artistico della Soprintendenza di Parma e Piacenza. «Vogliamo integrare quanto abbiamo a disposizione con contributi e con supporti multimediali per le opere che non possiamo portare in mostra, per dare una narrazione vasta, ad esempio su quelle che erano le abitudini alimentari o di come si apparecchiava una tavola, guardando anche al tema della cultura materiale».

Del comitato scientifico – con Iommelli, Gigli, Poli e Caccioli Mastroviti - fanno parte anche Lucia Fornari Schianchi (già direttrice della Galleria Nazionale di Parma e soprintendente al Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantopologico di Parma e Piacenza), Maria Luisa Laddago (soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza), Tiziana Maffei (direttrice della Reggia di Caserta), Andrea Merlotti (direttore Centro Studi del Consorzio Residenze Reali Sabaude), Marinella Pigozzi (docente dell'Università di Bologna) e Stefano Pronti, già direttore dei Musei di Palazzo Farnese e del Teatro Municipale di Piacenza. 

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