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Economia

«Basta con la politica dei “no”, i laghetti interaziendali non bastano»

Il consigliere provinciale Maloberti: «L’agricoltura piacentina è in salute, nonostante tutto. Servono dighe e invasi»

Come va l’agricoltura piacentina? È sempre una delle migliori in Italia, nonostante burocrazia, siccità, fauna selvatica fuori controllo. Tutto questo lo si deve ad un sistema che, in modo coeso e compatto, affronta ogni volta le difficoltà. Questo il sintetico giudizio di Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale, con delega all’agricoltura, caccia e pesca che fa il punto della situazione del comparto.

Siamo appena all’inizio della campagna di trasformazione del pomodoro «che al momento – rileva - fa registrare, per le varietà precoci, pur in una anticipo di campagna anticipato, un prodotto di buona qualità e questo grazie ad una filiera che è la prima in Italia per la professionalità dei suoi addetti e nonostante la siccità. Non a caso la stragrande maggioranza degli agricoltori, in piena sintonia con le associazioni di prodotto (e poi di converso con le industrie di trasformazione), ha adottato da anni, sistemi irrigui che consentono di ottimizzare il consumo di acqua in una situazione in questo momento veramente drammatica».

«Ma è ora di dire basta - afferma con veemenza Maloberti - alla politica del “no” a qualunque iniziativa tesa a conservare l’acqua; abbiamo realizzato quattro laghetti interaziendali (Ca’ Buschi, Il Quercione, Pellegrina e Gossolengo) per oltre un milione di metri cubi, ma non bastano certo. Il nostro obiettivo è un miglior assetto della distribuzione dell’acqua nei territori. Certo, servono gli invasi interaziendali per conservare l’acqua quando piove. Bisogna puntare ad una riduzione del prelievo dalle falde; è necessario il contrasto alla subsidenza e la sostituzione della parte datata della rete di distribuzione. Ma non possiamo nasconderci dietro questo: servono strutture e infrastrutture con tecnologie all’avanguardia per l’impiego sempre più sostenibile ed efficiente dell’acqua, ovvero dighe ed invasi perché - chiosa Maloberti - è necessario ricordare che conta non solo la tutela ambientale, ma anche quella sociale ed economica. Chi ipotizzava di fare dei “giardini nei campi” è stato smentito, se fosse stato necessario, dalla crisi ucraina».

«Per questo non sono affatto d’accordo con quanto affermato dall’assessore regionale Irene Priolo quando sostiene che le priorità sono l’idropotabilità e la fauna ittica, dimenticando di fatto l’agricoltura, quella che ci sfama e ci deve rendere autosufficienti, come il momento politico mondiale ci insegna. Altro gravissimo problema è quello della massiccia presenza della fauna selvatica, soprattutto i cinghiali sempre più presenti anche in pianura che stanno devastando le coltivazioni. Purtroppo - ricorda Maloberti - a causa del rischio di peste suina, i piani di abbattimento sono stati sospesi nei comuni dell’Alta Valtrebbia. La presenza dei cinghiali è notevole e va oltre gli obiettivi del Piano faunistico venatorio. Lo dimostrano anche le richieste di risarcimento per i danni alle colture devastate e per gli incidenti stradali. La presenza dei cinghiali è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni e rappresenta un pericolo per l’incolumità delle persone e per le attività agricole, con i raccolti distrutti anche in una sola notte».

«Per di più c’è il rischio di diffusione della peste che si può trasmettere ai suini e può danneggiare gli allevamenti. Una situazione precaria e potenzialmente esplosiva che monitoriamo costantemente con l’indispensabile supporto della Comandante della Polizia provinciale Annamaria Olati e del responsabile per questo settore, l’ispettore Roberto Cravedi. E non a caso il commissario nazionale per la peste suina Angelo Ferrari ha dichiarato chiaramente che è necessario l’abbattimento di almeno l’80% dei cinghiali presenti sul territorio».

«Con la caccia a “girata controllata” nel 2022 abbiamo abbattuto il 70% in meno dello scorso anno; e la Regione ha vietato la “caccia braccata”. Ora noi come Provincia abbiamo in programma di istituire squadre coordinate dalla Polizia provinciale che svolgano gli abbattimenti a tempo pieno. Nel frattempo, con il supporto dell’Asl per i controlli sanitari, puntiamo ad un deciso rilancio e valorizzazione del consumo delle carni, anche con il supporto di aziende di trasformazione per la preparazione di sughi e sviluppando la collaborazione con ristoranti e trattorie sul territorio. Ma dobbiamo agire: la situazione in questo momento è drammatica».

«Sono invece molto soddisfatto - ricorda Maloberti - anche per il mercato del latte e dei trasformati, dai prezzi dello “spot”, al burro fino al Dop e dei recenti accordi sul prezzo, finalmente remunerativo per gli allevatori alle prese con costi sempre crescenti, ma sarebbe auspicabile - lo ribadisco - una maggiore elasticità del Consorzio del Grana padano per quanto riguarda i piani produttivi, con un aumento supportato dalla crescita costante dell’export e per frenare l’ascesa dei similari».

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