rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

«Cibo sicuro per tutti, evitare sprechi e combattere la contraffazione»

Primo Workshop sull'agricoltura italiana al campus agraroalimentare. Le domande degli studenti a sei esperti. Belli: «Nascerà un osservatorio per aiutare i giovani a lavorare in agricoltura»

Far riflettere i ragazzi su temi fondamentali come la produzione di cibo sano per tutti, la sicurezza alimentare, la difesa delle nostre produzioni e della nostra ricca biodiversità, su come evitare lo spreco di cibo. In Italia, il patrimonio agroalimentare è attaccato da più parti: la spesa alimentare media per famiglia è scesa dai 477 euro del 2011 ai 460 del 2013; la contraffazione dei cibi è un fatto reale e l’Italian sounding danneggia produttori e industria; l’Occidente spreca ogni anno tanto cibo quanto se ne produce nell’Africa sub sahariana; per produrre una caloria ne servono 10, mentre a fronte di 800 milioni di persone che soffrono la fame c’è un miliardo di uomini che è in eccesso di nutrizione o è obeso. E il vice preside del Campus agroalimentare, Roberto Belli, ha annunciato un progetto che prevede la nascita di un osservatorio che raccolga i dati sui giovani in agricoltura e che dia loro informazioni. E a questo proposito ha mostrato agli studenti una slide in cui si spiegano i finanziamenti previsti dal Psr (Piano di sviluppo rurale) per chi vuole avviare un’attività agricola e ha meno di 40 anni.

I paradossi legati al cibo vanno risolti presto, per arrivare in modo sostenibile alla fatidica data del 2050, quando sulla terra ci saranno 9 miliardi di persone che dovranno mangiare.

Sono i temi principali del Primo workshop sull’agricoltura italiana che si è svolto questa mattina al Campus agroalimentare di Piacenza. Un

Sei relatori, tra docenti, agronomi, ricercatori, chef, hanno risposto alle domande degli studenti di Agraria e dell’istituto alberghiero. La giornata organizzata dalla scuola e da Bayer ha avuto il patrocinio di affaritaliani.it e di Padiglione Italia.

Lorenzo Morelli, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’università Cattolica di Piacenza, ha insistito sulla sicurezza del cibo e sulla sufficienza di alimenti per tutti: «L’Occidente non avrà sempre la stessa quantità di cibo al prezzo di oggi. I Paesi emergenti non sono autosufficienti sul piano alimentare, ma hanno i soldi per comprare cibo». Inoltre, sarà importante produrre «evitando sprechi, senza lasciare indietro nulla e garantendo la salute con cibi non contaminati. Oggi, l’Europa ha i più alti standard di sicurezza alimentare al mondo».

Secondo Duccio Caccioni, agronomo e giornalista, occorre subito ridurre gli sprechi. Caccioni ha ricordato come tecnologia, genetica e ricerca in passato abbiano contribuito a sconfiggere la fame in gran parte del mondo: «Negli Anni 20-30, un ettaro di terreno produceva una tonnellata di grano. Oggi, grazie alle ricerche dell’agronomo Nazareno Strambelli si è arrivati a 7 tonnellate».

Eric Porcari, ricercatore di Economia agraria, ha sottolineato come siano necessarie due strade: formazione e informazione. «Il rischio frodi - ha affermato - aumenta quando si sommano tre fattori: calo dei consumi, complessità delle filiere e scarsa sensibilizzazione del consumatore. Le figure chiave per una corretta informazione sono gli agronomi, i manager delle industrie, i cuochi e le forze dell’ordine».

Greta Pignata di Bayer CropScience si è soffermata sull’uso del digital per la formazione dei ragazzi. E ha presentato il sito web coltura&cultura dove 600 esperti presentano in modo semplice l’agricoltura ai giovani «per scoprire come nasce il cibo che si mangia».

E’ stata poi la volta della testimonianza di Michele Preti, giovane laureato in Agraria che ha partecipato a un summit mondiale con altri ragazzi: «In ogni attività mettete vois tessi e ponetevi sempre un obiettivo che sia intelligente, raggiungibile e che abbia una scadenza»

Infine, lo chef Massimo Spigaroli, dell’associazione Cheftochef, ha sottolineato l’importanza della difesa dei prodotti della terra che rappresentano la nostra invidiabile biodiversità. «Della materia prima - ha spiegato - occorre saper usare tutto. E questo ce lo insegna la gente della Pianura Padana: tutto ciò che finiva in tavola proveniva tutto dalla materia prima. E così si usava il pane secco, la polenta abbrustolita nel latte, il vino che diventava aceto e conservava e insaporiva i cibi, la mostarda fatta con al frutta acerba. Insomma, il vecchio detto che del maiale non si butta niente è sempre valido».

pubblico workshop-2gruppo workshop-2pubblico 2-5

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Cibo sicuro per tutti, evitare sprechi e combattere la contraffazione»

IlPiacenza è in caricamento