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Asp, la maggioranza "tiene": il consiglio approva la reinternalizzazione dei servizi

Seduta fiume del consiglio comunale. Con 16 voti a favore e 13 contrari, passa la proposta di reinternalizzare la gestione del Vittorio Emanuele. Moderati e Perrucci votano contro, mentre Botti si astiene. Tensioni anche all'interno dell'opposizione

Il destino dell’Asp (azienda servizi alla persona) “Città di Piacenza” che gestisce la struttura per anziani “Vittorio Emanuele” è deciso. I 108 posti letto, dal maggio 2014 sotto il controllo delle cooperative Coopselios e Aurora Domus, verranno reinternalizzati. Almeno per un anno: poi si rivaluterà la pratica, comparandola alla qualità del servizio garantito e ai costi effettivi. Lo ha deciso il consiglio comunale in data 8 aprile: la maggioranza, una volta proseguita la discussione - nonostante l'assenza di Borotti (per conflitto d'interessi) e i voti contrari dei Moderati, di Pallavicini e del consigliere Pd Perrucci - ha trovato una parte dell'opposizione che ha deciso di astenersi o non votare. In apertura di seduta Marco Colosimo (Piacenza Viva) ha chiesto un minuto di silenzio per i cristiani trucidati in Kenya e a Tunisi. D’accordo con il minuto di raccoglimento il capogruppo Pd Daniel Negri. «Quando queste cose colpiscono il cuore dell’Europa l’attenzione pubblica c’è, quando succedono in Africa non c’è lo stesso sdegno: è una cosa su cui riflettere».  Il presidente Claudio Ferrari ha approvato la richiesta. Durante tutta la seduta, durata fino a tarda serata, hanno presenziato numerosi dipendenti di Asp, che hanno distribuito volantini che parlano di una realtà di disagio di chi lavora e frequenta il Vittorio Emanuele a causa delle voci e delle polemiche politiche di queste settimane. 

La discussione sull’Asp è entrata nel vivo quando Roberto Colla ha chiesto una pregiudiziale. «In base all’articolo 3 comma 4 della legge regionale – ha esposto il consigliere dei Moderati - del 2011 sul pareggio di bilancio. Non siamo chiusi a parlarne, ma ci trovate impossibilitati a farlo oggi. Il contesto non è ampio e generale. Vogliamo che gli impegni presi a parole diventino numeri, vogliamo vedere un piano di azioni verso la parità di bilancio». L’opposizione (insieme ai Moderati e a Pallavicini) ha votato a favore: la pregiudiziale non è passata per 14 voti a 13 (in quel momento erano assenti i due rappresentanti di Fratelli d’Italia, Opizzi e Foti).

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«Questa è una delibera arbitraria– ha dichiarato Massimo Polledri, da pochi giorni reintegrato nelle file della Lega Nord - che non spiega le conclusioni. Non spiega se ci sarà la possibilità di un contenzioso legale: io non mi sento tutelato dal comunicato stampa dell’ufficio legale. Esponiamo il Comune a un contenzioso forte, e non si sa come verranno gestite le nuove assunzioni. La risposta dell’Asp alla lettera di Coopselios e Aurora Domus è una “toppa peggio del buco”: a due ore dalla discussione in consiglio ci viene detto cosa dobbiamo votare. Non siamo nelle condizioni di poter giudicare, questo è un intervento a gamba tesa. Non possiamo essere sereni senza un parere legale: questa è una scelta politica di cui dovete prendervi la responsabilità. Torniamo in commissione e ridiscutiamone ancora». Polledri ha chiesto una sospensiva. «Lo studio dell’Università sulla situazione economica di Asp – ha detto Marco Tassi (Pdl) - andava commissionato prima, mentre è datato solamente novembre 2014. La perdita d’esercizio era grave da tempo, perché non ne abbiamo discusso in consiglio appena questa Amministrazione si insediò?». «Il rischio di un ricorso è potenziale in ogni delibera – ha replicato Christian Fiazza (Pd) - dell’Amministrazione. Ci chiedete serenità: in questi 7 anni e mezzo c’è sempre stata». La sospensiva è stata perciò respinta con 15 voti a 12.

«Chiesi all’assessore Cugini – è la sintesi dell’intervento del sindaco Dosi in aula - di rimediare la situazione dell’Asp appena insediatosi in giunta, nel gennaio 2014. Solo di recente gli sbilanci delle partecipate hanno inciso sul bilancio degli enti locali: in passato la modalità di gestione di questi servizi pubblici erano risanabili anche a fronte di perdite. Di fronte a una partita complessa - e velenosa, perché non esiste una scelta giusta e perfetta, ogni decisione ci mette davanti a dei rischi -non è la prima volta che, in situazioni delicate, l’Amministrazione si impegna con il rischio di sporcarsi le mani. Avremmo potuto difenderci, non fare nulla, lasciare in eredità alla prossima amministrazione questa situazione. La sensibilità ha spinto Cugini a intervenire in modo deciso, ma la responsabilità se la assume l’Amministrazione intera. Vogliamo superare il frazionamento della gestione dei servizi alle persone. Noi abbiamo individuato in Asp l’unica forma di gestione dei servizi sociosanitari, invece che estinguere l’azienda. Il sistema pubblico integrato va requilibrato, ma non è possibile farlo sui nidi comunali e i servizi sociali professionali sui bisogni dei cittadini. Il centro dell’interesse della “produzione pubblica” che Asp può garantire al meglio – grazie al suo patrimonio di conoscenze – è proprio quello dei servizi agli anziani. Abbiamo pensato alla gestione diretta degli immobili di via Campagna 57, per tutti i 216 posti letto: è stato messo in luce che si può rivedere l’economia. Già nei prossimi bilanci avremo numeri certi di risparmio, già prefigurati dall’amministratore unico di Asp Marco Perini. Entro la fine del 2015 confermeremo la gestione delle comunità di accoglienza per i minori non accompagnati, la gestione del reinserimento dei detenuti del carcere e altri percorsi di formazione. Valorizzeremo 21 alloggi - mai sfruttati – in via Gaspare Landi. Asp e l’Amministrazione vogliono dare qualità ai servizi, qualità unita però alla necessità di conservare la sostenibilità economica. C’erano dei limiti nella precedente modalità di gestione: ecco perché abbiamo spiegato alla Regione i motivi di questa nostra scelta, che vuole raggiungere una sintesi tra questi due obiettivi. Chi dice che s’indebolisce il nostro welfare, basato sul sistema integrato pubblico-privato: parliamo di 592 posti per tutti i servizi, 100mila ore di assistenza domiciliare. Questo grazie a risorse del Comune, Regione, privati. Si parla di 28 milioni e mezzo di euro all’anno. Di questi posti, saranno pubblici 216, ossia il 36%, il restante 63% è gestito da privati. All’anno spenderemo 18,5 milioni e mezzo per la gestione passati ai privati: ricordo inoltre che Coopselios è una delle più importanti protagoniste di questi servizi. Senza contare tutti gli operatori del mondo della cooperazione relativi al mondo dell’ambiente e dei rifiuti. La delibera non è una scelta ideologica su un sistema: vogliamo proporre una scelta migliore e più sostenibile, una linea d’indirizzo verso un accreditamento provvisorio della durata di un anno, poi sottoposto a una nuova valutazione. Potremmo correggere o confermare la decisione di oggi».

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Critico sulle funzioni di Asp il consigliere di Forza Italia Filiberto Putzu. «E’ una pensata della Regione – amministrata dal centrosinistra - realizzare queste aziende che perdono migliaia di euro ogni mese. Il Comune non deve garantire lo stipendio dei lavoratori delle cooperative, anche se è giusto che muova l’economia facendo lavorare i privati. Fino al 2013 c’era “Dimensione sociale” a gestire la struttura, e fu fallimentare. Già nel 2014 si parlò di emergenza: stento a credere che sarà semplice risparmiare solamente passando alla gestione pubblica. Ricordo inoltre che c’è una lista d’attesa pazzesca. Apprezzo l’atteggiamento di Borotti, assente oggi: penso che la gestione di Unicoop dei disabili anziani sia sostanzialmente buona. Rimane però il “sospettino” – non voglio dire che c’è qualcosa di poco pulito, però… -, di un’implicazione della cooperativa, anche perché Cugini ne era un dipendente fino a poco tempo fa».

Diversi erano i consiglieri Pd incerti sul provvedimento. Stefano Perrucci – componente della sinistra bersaniana – ha subito scoperto le carte sul suo voto.  «Il mio intervento è sofferto e polemico nei confronti della delibera dell’Amministrazione. Ho perplessità per come è stata affrontata la cosa, che mi costringe ad assumere un atteggiamento di contrapposizione.  L’unica cosa chiara è che nulla o poco è chiaro. Sarebbe stato utile indire un bando per lo studio effettuato sull’Asp. Il faldone ci dice che il risparmio è di 295mila euro all’anno. Il prossimo gestore della struttura – ha aperto una piccola parentesi – dovrà avere “forti competenze nel settore”. Perché non pensare a coinvolgere l’Ausl – e le sue competenze – nella gestione del Vittorio Emanuele? Manca una progettualità per il ripianamento del debito di Asp e il raggiungimento del pareggio di bilancio. I lavoratori rischiano veramente il posto di lavoro: chi vi garantisce qualcosa, millanta. Arriveranno migliaia di persone per il concorso pubblico. Non si capisce poi perché l’internalizzazione riguarda solo questo servizio. Le illazioni sulla qualità dei servizi sono strumentali: i parametri dicono il contrario». Per Perrucci la scelta non è ideologicamente scorretta, ma bisogna tenere conto delle competenze acquisite dal privato. Potremmo pensare a un’Asp non solo più comunale, ma provinciale, e migliorare l’offerta sul territorio: occorre però una visione, un progetto che non ho visto e che fatico a vedere».

«Stiamo arrancando nel buio – è il commento di Giovanni Botti (Pdl) -, non ci possiamo trovare in questa situazione. A Bologna hanno deciso dimandare tutto in perdita, per poi creare una mega Asp e affidare un po’ di cose ai privati.Avete creato un polverone, ora ve lo smazzate voi: io sono per il non votare, perché un anno fa ci avete detto che bisognava esternalizzare tutto, e venite qua a spiegarci questo». All’intervento di Botti ha replicato Paolo Garetti. «Ci avete messo in difficoltà: darci una martellata da soli – è intervenuto il rappresentante di Lista Sveglia - o farcela dare. È un atto complicato, una delibera che non dice nulla: è il solito pasticcio». Secondo Garetti le lettere delle cooperative pervenute all’amministrazione e ai consiglieri sono da ritenere «minatorie».

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«Ci sono contrasti tra gli operatori all’interno dell’Asp – ha dichiarato Marco Colosimo -, tensioni. Un anno fa mi risero in faccia quando all’amministrazione dell’azienda (Marzoli) feci presente i debiti. Non è solo un problema economico: non c’è un piano occupazionale per i lavoratori. Al concorso cosa diremo a chi verrà per conquistare un posto di lavoro? Non potete dire che manterrete la “parte buona” del welfare: allora significa che i servizi dati da queste due cooperative non sono di  qualità. Come farà il Comune a sostenere i contratti di nuovi dipendenti pubblici, e a recuperare il debito dell’Asp? Per togliere di mezzo due cooperative, ci rendiamo conto di ciò che stiamo facendo?». «Questa vicenda – ha proseguito Pallavicini – ci racconta lo scopo delle istituzioni territoriali oggi. C’è una penetrazione di gruppi economici che mettono pressione alle Amministrazioni: viene da interrogarsi sulla capacità d’indipendenza del Pd. Il Pd è il partito pigliatutto, tutti i settori dell’economia fanno pressione su di esso. Si è aperta una faida all’interno del Partito Democratico: due fazioni che si contendono un boccone in mezzo. Ci sono state telefonate, lettere, interventi sui giornali, tutte azioni giocate sulla pelle dei lavoratori. Qualcuno spieghi ai lavoratori immigrati che non possono effettuare il concorso fra un anno. Garanzie non ci sono per nessuno, i lavoratori avranno il posto a tempo determinato per un anno e poi “cucù”. Smettiamola di lottare fra lobbies e pensiamo alle persone».

Meno ostruzionista Tommaso Foti. «Non sono addetto a essere condizionato. Ho ricevuto una ventina di telefonate – ha detto il consigliere di Fratelli d’Italia - di pressioni. In due giorni ho ricevuto tre lettere dalle cooperative – mentre non ho mai ricevuto neanche gli auguri di Natale dal Vittorio Emanuele – e sono qua per questo. Pensano di farmi paura parlandomi di 4 milioni di euro di risarcimento: non è un problema del mandare sotto la maggioranza o non mandarla. Mi hanno ricordato che Borotti è direttore di Unicoop – problema già sollevato nel 2012 dopo la sua elezione -, poi abbiamo scoperto che il professor Coperchione è stato nel collegio sindacale di Unicoop. Coperchione fu chiamato anche dal Comune, allora guidato dal centrodestra, per diversi incarichi. Spero che il mio telefono sia intercettato, così si sa le cose che mi hanno detto. Ho ricevuto dei “pizzini”, cose che invierò in Procura.Ogni cooperativa alle Elezioni aveva inoltre il suo candidato di parte. Non ho sentito però alcuna dichiarazione di Coopselios e Aurora Domos contro l’amministratore unico dell’Asp. Chi dice che ha l’appalto definitivo è un imbecille dal punto di vista giuridico: davanti al Tar ha sempre più diritto l’interesse pubblico. È una partita dove si vuol mettere in politica ciò è nei diritti: il pubblico ha diritto a non arrivare ai 5 anni più 5 previsti. È vero che la cosa andava gestita in modo diverso, gli atti andavano presentati in maniera visibile subito e occorreva pensare a come ripianare i debiti dell’Asp. Il consiglio dovrebbe chiedere alla Regione di rivedere la legge sulle Asp, modello vergognoso di gestione.  Se volete fare una gestione temporanea, ditelo, magari chiedendo alle cooperative di gestirlo ancora per questi periodo, altrimenti da maggio in poi cosa succede? Se c’è una prospettiva per il futuro in questo momento, do il nulla osta a un accreditamento provvisorio, consapevole che è un sistema sbagliato».

Apprezzamento per l’intervento di Foti è stato espresso dal capogruppo Pd Daniel Negri. «Il centrosinistra da sempre governa la Regione, la legge sulle Asp ha creato un problema che la nuova giunta Bonaccini deve risolvere. Fra un anno vedremo la situazione dell’Asp e decideremo». «Mi riserbo di verificare – ha precisato Sandra Ponzini (Pd) - nei prossimi mesi con puntualità le azioni messe in atto dall’Asp per rivedere la spesa pubblica. Bisogna colmare il gap tra pubblico e privato all’interno delle strutture che spesso presentano più cooperative a gestire i servizi». Perplessità sullo studio dell’Università sono state espresse da Colla. «Lo studio doveva essere disponibile fin dal principio alla minoranza. Era opportuno realizzare un altro studio per verificare la tesi dell’Amministrazione. Ci saremmo aspettati un piano parte integrante della delibera stessa, che spiegasse come arrivare al pareggio di bilancio. In che modo i dipendenti delle cooperative saranno dipendenti dell’Asp?».

«Non sono un tifoso – è la replica del sindaco Dosi -. Non ho sentito citare il testo vero e proprio di cui stasera chiediamo l’approvazione. Nella delibera ci sono degli orientamenti, non numeri precisi: le certezze non possono più appartenere agli enti locali. Subiamo tutte le incertezze di tutti gli altri livelli amministrativi: un anno fa non sapevamo che il 25% dei disavanzi delle partecipate ci veniva prelevato dai fondi. Non posso scrivere nero su bianco il futuro dell’Asp. Non ho affrontato il tema del personale, nella delibera non si parla di loro. Nel momento in cui si reinternalizza (non ripubblicizza) il servizio – che non mette in discussione il sistema d’integrazione pubblico-privato – abbiamo il tempo di fare valutazioni fra un anno. Non possiamo garantire una riassunzione “personale”, ma nel concorso vi saranno criteri che prenderanno in considerazione la conoscenza del territorio». 

Sono stati presentati, sulla delibera, 12 emendamenti. Christian Fiazza (Pd) ha chiesto di produrre entro 60 giorni all’approvazione un piano di risanamento e di sviluppo triennale (comprendente l’utilizzo degli alloggi di via Landi, la valorizzazione dell’ala est dell’immobile di via Campagna e il progetto di recupero dell’ex pensionato Albergo). A questo, secondo il democratico, sarebbe opportuno aggiungere una ricognizione delle criticità emerse nei percorsi di internalizzazione dei servizi. «Monitoriamo durante tutto questo anno: alla fine del percorso confrontiamo il piano di risanamento con l’effettivo stato dei conti, presentando una relazione scritta». «Non c’è il coraggio da parte dell’Amministrazione – ha spiegato Mirta Quagliaroli (M5s) – di rinunciare all’accreditamento senza passare per il consiglio comunale». L’emendamento, votato in tre punti diversi, è stato approvato. Approvati anche

Si è sentita “ferita” Lucia Rocchi, nel ricordare che l’assessore Cugini in commissione non sapesse del rapporto del professor Caperchione con Unicoop. «Abbiamo però allontanato l’idea che ci fossero dei sottintesi, abbiamo incontrato persone che ci hanno spiegato il quadro. Non siamo però in grado di votare questa delibera: non ci convince la ragione del risparmio. Votiamo contro, con sofferenza, perché non ci è piaciuto il modo in cui è stata affrontata la cosa, che non prende in considerazione la qualità dell’offerta e i servizi per gli ospiti». Ha riconfermato il suo voto negativo anche Carlo Pallavicini, parlando di “connection” tra Unicoop e la giunta. Giovanni Botti ha spiegato le ragioni della sua astensione. «L’Amministrazione deve chiedere a Bologna di riformare l’Asp: è da qui che nasce il pasticcio, dal quadro normativo sul welfare, di sovietica memoria». «Sono un uomo di destra – ha rimarcato Foti -, non vorrei votare contro solo per far cadere la giunta su questa delibera. Se tutti i capigruppo di centrodestra sono d’accordo, allora sarò con loro: però così facciamo solo un favore alle cooperative, non certo di centrodestra. La delibera è scritta con i piedi, dopo di chè è ancora peggio votare contro. Continuare così significa dare 4 milioni di euro all’anno a cooperative che in campagna elettorale ci sono sempre contro». Rimane convinto del “no” il leghista Polledri. Forza Italia, pur lamentando criticità su un mancato piano di risanamento, ha dichiarato per bocca di Putzu l’astensione. «Per me votare contro – ha risposto Colosimo - non è votare a favore delle cooperative: io non gufo, io voto in base all’interesse per Piacenza. Credo nella privatizzazione totale dell’Asp, il pubblico ha delle pecche quando c’è da scegliere i vertici». «Tra una badilata e un calcio nel sedere – ha proseguito Garetti – preferisco non votare: è la seconda volta in tre anni che lo faccio». «E’ molto singolare che le cose siano cambiate, le circostanze sono atipiche. Il sindaco non è stato convincente, non ha dato risposte determinanti». Il consiglio, dopo una discussione andata oltre le sei ore, ha approvato la delibera con 16 favorevoli e 13 contrari (Colosimo, i tre consiglieri 5 stelle, Pallavicini, Ceccarelli, Colla e Rocchi dei Moderati, Foti e Opizzi di Fratelli d’Italia, Polledri, Putzu, Perrucci). Girometta non hanno partecipato al voto, Garetti era assente al momento della conta mentre Botti si è astenuto. L’amministrazione è riuscita perciò a portare a casa, seppure in modo sofferto, la delibera. Nonostante i voti contrari di alcuni pezzi della maggioranza (Moderati e Perrucci), grazie ad alcune incertezze dell'opposizione, il processo di reinternalizzazione vedrà la luce, fino a una definitiva valutazione sulla qualità dei servizi, giudizio che verrà sancito fra un anno. 

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