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Fi piacentina: «Non riconosciamo più Palmizio, Borsarelli e Callori come riferimenti regionali»

Resa dei conti dentro Forza Italia dopo il responso delle Comunali in Alta Val Tidone. Nel mirino anche il comportamento del consigliere comunale Michele Giardino. Agogliati: «Da lui fake news, se ne vada nel Gruppo Misto con Zanardi se vuole parlare liberamente». Sartori: «Non hanno dignità, non si dimettono, hanno sbagliato tutte le scelte»

Da tempo su IlPiacenza.it raccontiamo la saga interna a Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi vive non da oggi una situazione perenne di conflitti. Se una volta le tensioni erano sottotraccia e nei corridoi, ora la faida locale e regionale si svolge alla luce del sole, sui social e sui giornali locali. Si è visto per il piccolo comune di Alta Val Tidone: il neonato comune valtidonese ha vissuto una campagna elettorale tra due liste di centrodestra a colpi di spot, presenze di parlamentari ed ex ministri in visita, riconoscimenti e disconoscimenti. Da una parte Forza Italia provinciale – che ha candidato Franco Albertini, poi risultato vincente con il 58% -, dall’altra Forza Italia regionale (il coordinatore Elio Massimo Palmizio, il vice Fabio Callori e Anna Borsarelli) che hanno scelto Monica Pietrasanta come referente comunale e appoggiato il candidato leghista Daniele Cassi, che ha raccolto poco più del 23%.

«Non ci riconosciamo – spiega Antonio Agogliati a nome della segreteria provinciale guidata da Jonathan Papamarenghi - più nel coordinamento regionale, nel vice Callori e nel loro entourage a Piacenza. Si può sbagliare una volta nella scelta dei candidati, ma due o tre volte, sono ormai un indizio di colpevolezza. Non si può continuare a sbagliare sul territorio, si va contro qualcuno solo per ripicca, la politica si fa “per”, e non “contro”». Agogliati ha passato in rassegna tutte le lotte tra la segreteria provinciale e quella regionale. «Hanno iniziato anni fa a Rottofreno a dire che la lista di Raffaele Veneziani, con il suo vice Valerio Sartori, non si doveva votare. Hanno continuato a Bettola nel 2017, appoggiando la persona sbagliata, invece di Paolo Negri che poi ha vinto. Il clou è successo a Piacenza non appoggiando Patrizia Barbieri. Prima dissero “peste e corna” di Massimo Trespidi, poi cambiarono idea dicendo che era il migliore in campo. Io sono stato il primo a chiedere a Barbieri di candidarsi. L’avvocato Corrado Sforza Fogliani ci ha dato una mano e fortunatamente è stata scelta Barbieri. Il coordinamento regionale non era d’accordo e poi i fatti ci hanno dato ragione, con il 60 per cento».

Dopo Piacenza, è stata la volta del comune di Alta Val Tidone. «Franco Albertini ci ha contattato per un aiuto, noi di Forza Italia. Monica Pietrasanta, poi scelta da Palmizio come referente del comune, si è messa di traverso e si è rotto l’accordo. Colui che suggerisce il comportamento di Palmizio è Fabio Callori, e così si espongono pubblicamente chiedendo di appoggiare il candidato della Lega, quando lo statuto di Forza Italia dice chiaro che il potere ce l’ha il coordinamento provinciale. E poi, guarda caso, Albertini ha vinto». Agogliati, già senatore e ex sindaco di Ferriere, ci va giù pesante. «O uno è incompetente - visto che sbaglia sempre il cavallo su cui puntare alle Elezioni Comunali – o, peggio ancora, fa le scelte per ripicca». Ma Agogliati se la prende anche con il consigliere comunale del capoluogo Michele Giardino, che sui social ha duramente attaccato la segreteria di Jonathan Papamarenghi e abbracciato le scelte di Callori e Palmizio. «Su Facebook va a scrivere che Papamarenghi è rimasto solo: sappia che non è vero, noi rappresentiamo l’80 per cento del partito. Scrive delle fake news, le sue sono “balle”… è Giardino a essere solo. Giardino non era manco iscritto fino a un anno fa a Forza Italia e voleva fare il capogruppo in comune. Fi ha giustamente scelto Sergio Pecorara, iscritto da molti anni. Se il gruppo consiliare decide una cosa, lui ne fa un’altra. E voleva fare il capogruppo…Consiglio a Giardino che, se vuole far parte di un gruppo, ne deve rispettare le regole e le volontà interne. Se pensa di essere più bravo, vada nel Gruppo Misto con Gloria Zanardi. Mettersi sempre in dissenso con il gruppo lascia disorientato il nostro elettorato».

È ancora Agogliati a dettare la linea.  «Formeremo un direttivo di Forza Italia di aiuto a Papamarenghi e non ci riconosciamo più nel coordinamento regionale. La massima carica elettiva regionale è Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Fi e emiliana. Chiediamo al nazionale di risolvere le cose nel partito in Emilia-Romagna». Rincara la dose contro il regionale anche Valerio Sartori. «Non hanno dignità, alle Politiche nonostante le numerose “spallate” non hanno trovato posto nelle liste alle Politiche. E non si dimettono dal coordinamento regionale: sto parlando di Palmizio, Anna Borsarelli e Fabio Callori. Palmizio nomina solo amici di amici. Ha nominato solo cinque coordinatori comunali di Fi, il mio comune ad esempio non ce l’ha. Non hanno beccato una scelta. Diciamo già oggi che il prossimo anno Roberta Battaglia si ricandiderà a Caorso senza Callori, così avrà senz’altro il nostro appoggio. Callori deve uscire dalla politica, ha fatto solo danni in questi anni. Sono inoltre cinque anni che non si può fare un congresso del partito. Il partito non aspetta altro».

Anche il vicesindaco di Fiorenzuola Paola Pizzelli dice la sua. «La Bernini è il nostro riferimento. Giardino rema contro, mentre Mauro Saccardi ha solo registrato una contestazione su un tema in particolare. Da Bologna hanno sradicato la Forza Italia storica a livello locale in Val Tidone, per seguire una signora – Monica Pietrasanta, nda - che ha preso la tessera due mesi fa e ha ottenuto 19 preferenze. Non ha seguito sul territorio».

Più moderato il capogruppo di Fi a Piacenza Sergio Pecorara. «Dal 1994 ho dato tutto al partito, ci vuole chiarezza. Ora siamo in balia e la nave non deve più navigare a vista. Dobbiamo continuare a interloquire con gli alleati Lega e Fd’I, il centrodestra unito, dove si presenta, vince. La Bernini si faccia promotrice di un rinnovamento al coordinamento regionale. Ci sono tanti comuni in difficoltà in regione per questa situazione». Pecorara ritiene comunque il collega Mauro Saccardi – in dissenso sulla pratica di Terrepadane – sia ancora parte integrante del gruppo e del partito. «C’è una discussione su un tema singolo, quello del commercio, tutto qua». Mentre anche il collega a Palazzo Mercanti Francesco Rabboni prende le distanze da Giardino. «Le sue sono posizioni personali. Siamo in cinque di Forza Italia in Consiglio (Pecorara, Rabboni, Giardino, Saccardi e Ivan Chiappa), in quattro si discute e “andiamo benissimo”, un altro prende posizioni personali al di fuori del gruppo».

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