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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Consumo di suolo: in provincia primato negativo per Castello, Piacenza e Fiorenzuola

Allarme in Emilia-Romagna per la cementificazione nell'ultimo anno. Legambiente commenta i dati del rapporto Ispra: «Inadeguata la legge urbanistica regionale»

Allarme in Emilia-Romagna per il consumo di suolo: la nostra regione è la terza per l’incremento del terreno consumato nel periodo 2020-2021 (658 ettari) sia in totale di suolo consumato nel 2021 (oltre 200mila ettari), dopo Lombardia e Veneto.  Dati che emergono dal rapporto Ispra diffuso da Legambiente. «Rispetto agli ultimi dieci anni – si legge - l’incremento di consumo di terreno vergine in Italia ha segnato il record di oltre 2 m2 al secondo, per un totale di quasi 70 km2 di nuove coperture artificiali».   

Nella classifica nazionale dei comuni peggiori troviamo Ravenna seconda solo a Roma per incremento consumo di suolo nel periodo 2020-2021, con 68,66 ettari di incremento nell'ultimo anno.  Nella classifica regionale invece, dietro Ravenna troviamo i comuni di Reggio nell’Emilia (35,44 ha) e Ostellato (30,26 ha). Se guardiamo invece al consumo di suolo pro capite, l’indice in rapporto alla densità abitativa, troviamo Ostellato (FE) in cima alla lista dei comuni in Emilia-Romagna, con un consumo di suolo annuo di 52,5 m2 per ciascun abitante. Subito dopo si piazzano Polesine Zibello (PR) e Besenzone (PC), che hanno perso rispettivamente 25,5 m2/ab 16,4 m2/ab. Ben 13 comuni hanno superato i 10 m2/ab di consumo pro capite nel 2021: erano 8 nel 2020 e 10 nel 2019.  

Nella nostra provincia il primato negativo per l’incremento assoluto di consumo di suolo tra il 2020 ed il 2021 ce l’hanno Castelsangiovanni con 21,76 ettari di incremento nell’ultimo anno, seguito da Piacenza (15,24) e Fiorenzuola (15,04). «Dati allarmanti e senza precedenti, risultato di un ritmo insostenibile di nuove costruzioni dovuto in parte alle forti pressioni del settore della logistica e dall’altra all’assenza di interventi normativi efficaci per ridurre il consumo di nuovo suolo» - commenta Legambiente.

COSA NON VA – Per l’associazione ambientalista «i dati del rapporto Ispra confermano anche l’inadeguatezza della legge urbanistica regionale sulla tutela e l’uso del territorio: il corretto recepimento della legge a livello comunale attraverso la stesura e approvazione dei PUG (Piano Urbanistico Generale) imporrebbe la soglia di consumo pari al 3% della superficie consumata al 2017. Rielaborando i dati ISPRA, si trova che tale soglia è già stata ampiamente superata da 21 comuni che hanno prorogato più volte l’approvazione del PUG». «Con questo trend allo scattare del limite del 3% rischieremo paradossalmente di non avere più suolo consumabile – commenta Legambiente -. Questa è la prova ulteriore di come la legge 24/2017, così come è stata progettata, non ha posto un freno al consumo di suolo».

«Oltre ai consueti nuovi insediamenti abitativi, preoccupa l’avanzata del settore commerciale, in particolare del comparto della logistica, che in assenza di un quadro normativo più stringente e vincolante rischia di esaurire le scorte di suolo consumabile sottolineate in precedenza», scrive Legambiente che punta poi il dito contro «l’assenza di nodi ferroviari nella pianificazione attuale». «La priorità immediata nella pianificazione urbanistica e periurbana dev’essere il riuso e la rigenerazione urbana - continua Legambiente - azioni al centro della Legge d’Iniziativa Popolare in materia di suolo, parte delle 4 leggi che verranno presentate a breve in Regione. In tal senso, servono azioni concrete di censimento del patrimonio edilizio non utilizzato o abbandonato e un sistema di incentivi per il recupero di tale patrimonio». 

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