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Entro il 2024

Esposizione all’amianto, a Piacenza un centro diagnosi e terapie non complesse per mesotelioma

In Emilia-Romagna dal 1996 al 2022 oltre 3mila 300 i casi di persone affette da questa rara forma tumorale, la giunta regionale approva le linee per nuovo percorso omogeneo su tutto il territorio

Esposizione all’amianto, a Piacenza un centro diagnosi e terapie non complesse per mesotelioma pleurico maligno (Mpm). Secondo i dati del registro regionale mesoteliomi, in Emilia-Romagna, tra il 1996 e il 2022, sono stati rilevati 3.357 casi di persone affette da questa rara forma tumorale, che spesso risulta correlata all’esposizione ad amianto, di cui 2.034 per esposizione di natura professionale (70,5%).

Di questi, 1.774, ovvero l’83,3%, sono uomini e 260 donne, pari al 12,7%. In 275 casi, invece, l’esposizione è non professionale (171 familiare, 64 ambientale e 40 legata ad attività extra lavorative). Per quanto concerne la fascia d’età, il 78,8% dei casi è stato diagnosticato dopo i 64 anni, l’1,4% prima dei 45 anni e il restante 19,8% nella fascia d’età 45-64 anni.

Ora nasce la nuova rete regionale per la presa in carico delle persone affette da Mpm le cui linee di indirizzo, approvate dalla giunta regionale, «definiscono modalità e standard operativi uniformi per tutte le strutture sanitarie del territorio, nell’ambito della rete oncologica regionale, con un obiettivo: garantire ai malati cure, assistenza e servizi sempre più elevati e, al tempo stesso, sempre più vicini».

Il percorso – spiega la nota stampa dell’ente - prevede l’individuazione e l’attivazione, entro la fine del 2024, di 10 Centri di I livello nelle principali sedi ospedaliere di ciascuna provincia. I Centri saranno attivati all’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, all’Ospedale Maggiore di Parma, al S. Maria Nuova – Irccs di Reggio Emilia, al Policlinico di Modena, all’Irccs Policlinico di Sant’Orsola e all’Ospedale Maggiore di Bologna, al Sant’Anna di Ferrara, al Morgagni-Pierantoni di Forlì/Irccs – Irst di Meldola, all’Ospedale delle Croci di Ravenna e all’Ospedale degli Infermi di Rimini. La gestione dei trattamenti chirurgici ed integrati sarà assegnata invece a 7 Centri di II livello, ubicati in ciascuna area vasta regionale: all’Ospedale Maggiore di Parma, all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, al Policlinico di Modena, all’Irccs Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, all’Arcispedale Sant’Anna di Ferrara, all’UO Chirurgica Toracica dell’Ausl Romagna (Forlì, Ravenna, Riccione) e all’Irccs Irst di Meldola (FC).

L’accesso al nuovo percorso terapeutico assistenziale - L’accesso avviene su richiesta dei medici di medicina generale, degli ambulatori di medicina del lavoro, dei servizi e delle unità operative ospedaliere ed extra-ospedaliere e dei patronati. Il paziente viene indirizzato e preso in carico dai Centri di I livello individuati su base provinciale.

Ricerca e formazione - Le linee di indirizzo – specifica la Regione - prevedono anche la definizione e l’implementazione di progetti di ricerca e lo sviluppo di studi clinici e traslazionali in ambito regionale e nazionale. In continuità con il Registro regionale mesoteliomi, che ha sede presso l’Irccs Azienda sanitaria di Reggio Emilia, sarà realizzata una biobanca regionale per tessuti e sangue cui potranno accedere per sperimentazioni i centri regionali, sulla base di specifici progetti, previa valutazione del Comitato tecnico scientifico della Rete. Sono previsti, inoltre, percorsi formativi specifici regionali per il personale coinvolto.

«Con la nuova Rete regionale per la presa in carico delle persone affette da mesotelioma pleurico maligno - afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - vogliamo garantire ai malati e alle loro famiglie la migliore qualità nell’assistenza e nella cura, attraverso un Percorso terapeutico specifico, puntando su una presa in carico globale della persona, secondo un approccio multidisciplinare e nell’ambito di una rete strutturata di centri ospedalieri, servizi territoriali e istituti di ricerca. La lotta all’amianto, la sicurezza nei luoghi di lavoro, il sostegno a quanti stanno affrontando questa malattia e ai loro famigliari rappresentano priorità per le quali, come Regione Emilia-Romagna, siamo in prima linea già da tempo».

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