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In Alta Valnure / Ferriere

I castellani della piccola frazione: «Chiunque può vivere in montagna con il giusto spirito e cultura»

Valentino Alberoni e Clara Mezzadri vivono dal 2013 nel Castello di Gambaro che hanno recuperato dall’abbandono e dal degrado. Fino al novembre scorso la struttura era anche ricettiva: «Ora siamo stanchi, ma organizziamo visite ed eventi culturali»

La frazione di Gambaro, 17 abitanti d’inverno, può vantare la presenza di un castello. Qui ci abita, dal 2013, la coppia di coniugi formata da Valentino Alberoni e Clara Mezzadri, sposati da 38 anni. Lui è di San Giorgio, lei di San Nicolò. Ne sono i proprietari e fino al novembre scorso gestivano la struttura ricettiva. Da poco, infatti, hanno deciso di non ospitare più persone a pernottare. «Siamo vecchietti - spiegano la dolorosa scelta - un po’ stanchi. Già avevamo optato per rinunciare al periodo invernale. Troppo faticoso, ora apriamo il maniero solo per le visite e per qualche evento culturale».

Valentino ha lavorato per 16 anni all’estero nel settore petrolifero, poi per 15 ha gestito la propria azienda alimentare, commercializzando frutti di bosco e miele. Clara era insegnante di italiano e storia alle superiori, in particolare all’Istituto Casali e in altri istituti tecnici.

La fortezza simbolo del paese dove risiedono a Ferriere, nei secoli XV e XVII fu oggetto di ricorrenti contese tra potenti famiglie dell’Alta Valnure. Il maniero fu eretto nella seconda metà del ‘400: appartenne ai Malaspina, ai Nicelli, agli Sforza, ai Landi di Rivalta che lo tennero sino al 1785 quando divenne proprietà della famiglia genovese Bacigalupi e poi sede del Comune. Il castello fu anche residenza dei commissari degli Stati di Parma e Piacenza. Napoleone vi stabilì infatti la sua “mairie” (il municipio) e in seguito i duchi vi mantennero la sede comunale, finché i ceti emergenti di Ferriere non ottennero il trasferimento nel capoluogo.

Nella seconda metà del ‘900, dopo essere stato usato come fattoria agricola, fu abbandonato. Valentino però legge un annuncio su internet. Lo comprano e lo sistemano - due anni per il progetto e l’iter burocratico con la Soprintendenza, quattro per i lavori - e poi s’impegnano per divulgarne la storia, dopo l’inaugurazione del 2013, anno nel quale entrambi sono pensionati.

Chi veniva a pernottare a Gambaro prima della chiusura? «Tedeschi e svizzeri in moto, francesi, americani. Anche olandesi in bicicletta. Persino qualche russo benestante. Anche israeliani. Poi molti lombardi e da tutte le regioni del Nord. E tanti piacentini della città e della provincia, persino liguri».

LA VITA A GAMBARO

Valentino e Clara stanno in Alta Valnure tutto l’anno. A cosa rinunciate per vivere a 65 chilometri da Piacenza? «Siamo distanti da iniziative culturali che seguiremmo volentieri. E lontani dal cinema, dal teatro, dalle presentazioni dei libri». «Però viviamo una realtà tranquilla, con un clima bellissimo, respiriamo aria sana, godiamo della vista di un paesaggio stupendo e possiamo camminare. Durante la pandemia, infatti, non ci siamo sentiti prigionieri».

Sul piano sanitario manca qualcosa? «Il medico del paese si dà molto da fare. Certo, è pesante la lunghezza dall’ospedale di Piacenza. Però, intanto, tra dottore, farmacia, centro prelievi e Pubblica Assistenza Valnure i servizi più importanti sono coperti». 

«Sul piano culturale, però, abbiamo perso un presidio come la biblioteca di Ferriere. Venuta a mancare una volontaria, il servizio si è fermato. È un peccato, in inverno ne usufruivano 12-15 persone, in estate tante. Ci trovavamo lì a chiacchierare, andrebbe recuperata».

Loro, intanto, gli eventi culturali continuano a organizzarli. Questa estate sicuramente qualche mostra di pittura, incontri di formazione, magari il concerto degli Enerbia. Parleremo della storia dei Bacigalupi, che sono stati tra i padroni del castello».

«SCUOLE DI MONTAGNA DA DIFENDERE»

Per i due coniugi sono più i pregi, dei difetti, di una vita nelle aree interne della nostra provincia. «Per noi pensionati è più vivibile una realtà del genere. Meno per chi cerca un lavoro. Alle amministrazioni di montagna suggeriamo soprattutto di difendere le scuole. È troppo importante difendere materne, elementari e media, anche se i numeri sono drammatici». «Bisogna studiare nuove forme di insegnamento - rileva l’ex insegnante Clara - per mantenere qui i presidi scolastici, che sono troppo importanti. Andrebbero studiate nuove forme di didattica. Ad esempio in pianura si stanno diffondendo nuove forme di “didattica naturale”, con immersioni nell’ambiente. Bene, qua l’ambiente non manca di certo. Si può studiare qualcosa per valorizzarne il rapporto».

Non c’è bisogno di avere origini montanare per vivere a queste altitudini. «Non basta abitare in un posto - prosegue Clara - ci vuole la cultura per viverlo bene, oltre all’esperienza. Nessuno ha la verità in tasca. Chiunque può venire a stare in montagna, con il giusto spirito e la cultura. Non bisogna essere necessariamente del posto».

«Le due ricchezze rimaste alla montagna sono l’ambiente e la valorizzazione di tutto ciò che è locale. Se puntassimo su queste cose, potrebbe aumentare l’attrattività del luogo e creare anche qualche posto di lavoro. Altrimenti, senza un lavoro, chi ci sta a vivere qui, oltre a noi pensionati?».

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